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A ognuno il suo Obama

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 27/11/2008  

E così sull’Isola dei bramosi ha vinto Luxuria. La cosa di per sé non ci fa né caldo né freddo (anzi: ci fa qualcosa ma non la diciamo): è una trasmissione, con tutti i suoi contorni, che definire trash fa venir voglia di chiedere scusa al trash. Non sappiamo chi, se non proprio uno che voglia toccare il fondo del ludibrio, possa aver avuto lo stomaco di starsene lì per giorni e giorni compresa la domenica a guardarsela, ma tant’è: questo passa il convento Rai, e questa è la presentatrice (la Ventura, detta ‘Simo’) che ci compete. La sguaiataggine e il kitsch, in un paese in cui cade il tetto delle scuole, è il giusto modello di vita che la Rete Pubblica pagata con le tasse dei cittadini ritiene opportuno trasmettere, si vede.
  
Ma la cosa che ci interessa qui non è il contorno: tutti che dicono scemenze, che si sputtanano pur di avere un po’ di celebrità – che genio Andy Warhol, a ripensarci –, le discussioni sul nulla prese come vangelo, le spiate del tipo quella fa le corna a quell’altro, la finzione generale di tutta la faccenda; bensì proprio l’esito. Cioè la fantasmagoria finale. Che è stata degna dei suoi inizi e dello svolgimento generale di questa commediaccia all’italiana.

Dunque: Luxuria Vladimiro, al secolo Guadagno Wladimiro, ex parlamentare di Rifondazione Comunista, membro (o membra? al singolare, ovviamente) della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera (si veda per questo il nostro recente È un paese da tette all’aria), fuori dal parlamento dopo le elezioni della scorsa primavera, va sull’Isola dei nervosi (per il loro futuro, ovviamente). Ce la mette tutta, insomma non si risparmia. Vince con il voto popolare. 



Giubilo della sinistra (non la mano: i partiti), che ormai – ci dispiace dirlo – non ha più evidentemente neanche un cavolo a cui attaccarsi. “È il nostro Obama!” strilla in fregola qualcuno, che già pensa di candidarlo/-a alle Europee; mentre il Vladimiro, che evidentemente ormai si sente come Cincinnato, lancia proclami del tipo “Sono per una sinistra unita” (dove? nell’isola? verrebbe da chiedergli/-le). Insomma, festona generale.

Ora, qui ci sarebbe da fare qualche considerazione. Intanto, che vabbè che la Tv è ormai il surrogato del Parlamento, ma qualcuno ha confuso l’isola con l’emiciclo, o per meglio dire l’emiciclo con l’isola, evidentemente. Poi, che visto come siamo ridotti, un po’ di parlamentari nell’isola (ma un’isola  vera, sperduta) ce li manderemmo volentieri. Poi, che siamo un paese di alienati, a dire poco, se 9 milioni di persone si presume dabbene hanno passato le loro giornate a celebrare il nulla di questa roba.

E poi abbiamo visto su tutti i giornali Wladimiro tutto commosso/-a che baciava il premio. Una metafora, questo sì, di un paese che non è né carne né pesce. Un’immagine che non si scorda facilmente, ragazzi. Tutta abbronzata, o abbronzato – come preferite.

Insomma: ognuno ha gli abbronzati che si merita.





L'isola dei famosi

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