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La favola del teatro ritrovato

Chiara Bettinelli
  Una scena dello spettacolo
Data di pubblicazione su web 13/11/2008  
E’ il 1973 quando quattro giovani - Franco Parenti, Gian Maurizio Fercioni, Andrèe Ruth Shammah e Giovanni Testori- creano, nella fertile Milano, un luogo indipendente per fare teatro utilizzando gli spazi del Salone Pier Lombardo. Ne è nato uno spazio che ha dato voce alle rivoluzionarie istanze artistiche degli anni settanta e che ha avuto il privilegio di allestire le opere di Giovanni Testori. Da allora il palcoscenico del salone Pier Lombardo ha visto lavorare i maggiori attori italiani. Tra gli altri Ivana Monti, Piero Mazzarella, Lucilla Morlacchi, Gioele Dix e lo stesso fondatore Franco Parenti che, dopo la sua morte nel 1989, dà il nome alla sala.

La passione per il teatro di una donna forte come Andrée Ruth Shammah ha oggi ri-generato quello che è considerato, in primis dalle istituzioni, uno dei maggiori poli culturali della città. Il teatro è stato restituito alla città nel mese di giugno dopo un lungo restauro, iniziato nel 2000, curato dall’Architetto De Lucchi che ne ha trasformato radicalmente gli ambienti. Si è così realizzato il progetto di Franco Parenti che intendeva ristrutturare la vecchia sala trasformandola in una vera e propria Cittadella dello spettacolo, luogo di contaminazione tra le arti, polifunzionale e in grado di ospitare eventi teatrali ma anche mostre e laboratori.

Ad inaugurare l’attività del nuovo e poliedrico spazio, composto ora di tre sale teatrali, e attivo da poche settimane, è Ondine di Jean Giraudoux, per la regia di Andrée Ruth Shammah, allestito dalla stessa Shammah nel 1994 nei giardini di Via Palestro e ora riproposto. Lo spettacolo, molto apprezzato dal pubblico, è funzionale all’esibizione delle nuove possibilità tecniche del teatro e dei suoi nuovi spazi più che alla ricerca di modalità espressive nuove o all’approfondimento e alla rilettura delle tematiche del testo.

Gli spettatori, divertiti dalla fruizione inusuale, assistono alla prima parte del primo atto dello spettacolo nel bellissimo foyer, con il pavimento di legno grezzo e il basso soffitto attrezzato con graticcia e carrucole, uno spazio che può essere usato come palcoscenico. Qui, in uno luogo intermedio tra sogno e realtà, la ninfa Ondine - una Sabrina Colle dalla voce un po’ debole ma adeguatamente sognante - avvolta nei veli del costume creato da Gian Maurizio Fercioni, incontra il suo cavaliere - l’ottimo Roberto Trifirò - persosi nel bosco, e se ne innamora.

Guidati dal sogno d’amore della ninfa Ondine, e dalle belle parole di Giraudoux, gli spettatori raggiungono la sala maggiore del teatro. Per l’occasione la cosiddetta Sala Grande mostra le sue doti di trasformismo: platea e palcoscenico si uniscono, mettendo in stretta relazione spettatori e attori, la scenografia scompare per dare spazio al nudo retropalco abbellito dalle luci di Marcello Jazzetti. Lo spettacolo entra nella sua parte più fiabesca e lo spazio si popola delle magiche creature del lago ma anche della razionalità umana di cui è portatore il cavaliere. Lo spettatore è partecipe di questa commistione e riconosce, con la regista, la poesia – uno scheletrico albero sul fondo della scena - come unico luogo in cui il sogno diventa possibile.

Il gioco dello spazio continua e il pubblico si trasforma nella corte di un simbolico regno del reale, da cui proviene il Cavaliere errante, distribuendosi su due scalinate, opposte l’una all’altra. In mezzo, sopra una passerella rialzata, Ondine è condotta a corte, luogo dove il rigore dei codici e la mancanza di libertà minano il sogno dei due amanti per una vita insieme. Lo spazio del giudizio di una tradita e traditrice Ondine, in un tribunale surreale, riporta gli spettatori nel mondo reale del terzo atto, e nella abituale platea in cui non sembra esserci posto per l’amore. E’ qui che lo spettacolo ha termine: la vera poesia può vivere solo nel sogno o, come sembra suggerire la regista, nel teatro.

Il buon gruppo di attori dello spettacolo, provenienti da diverse esperienze, è il nucleo principale di una compagnia a cui la regista e il Teatro Franco Parenti, nel clima di rinnovamento che sta vivendo, vuol dare stabilità. Potrebbe essere l’inizio di un progetto culturale che mette in campo un innovativo approccio con il mondo del teatro, e che, seguendo il pensiero di Ondine e della sua regista, nasce dalla ricerca della poesia e sembra promettere grandi cose.

Ondine
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