drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Indagare stanca

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 12/11/2008  

Sono riprese in Tv, perché in libreria non si sono mai interrotte, le avventure del commissario Montalbano; con i milioni di spettatori consueti. La produzione è, inutile dirlo, nettamente al di sopra delle ‘serie’ nostrane, sia per la qualità degli interpreti che per la realizzazione. Raramente, tanto per dire, è capitato di vedere una Sicilia così ben fotografata e scelta, nelle varie locations. Detto questo, siano consentite un paio di osservazioni.

La serie mostra la corda. È naturale, dopo tanto. Ma qui il rischio era, ed è, maggiore: perché vista l’ambientazione, e la particolarità dello stile di Camilleri, la ripetizione rischia lo scivolamento nel folklore. Non tanto per i luoghi, ma per le situazioni ripetitive (Catarella che non riesce ad aprire la porta è il caso più tipico, ma anche le sceneggiate fra il commissario e il medico legale sono gratuite) e per il linguaggio. In Camilleri l’invenzione stilistica era stata forse risolutiva: un linguaggio un po’ italiano e un po’ siciliano, ben miscelato, a cui il lettore si era affezionato subito. Portandolo in televisione, giustamente sia gli sceneggiatori che soprattutto gli attori avevano supplito a quella commistione con il gesto, l’espressione, una certa sicilianità di contorno, e dialoghi con qualche intonazione dialettale. Un risultato eccellente. Ma, alla lunga, qualcuno deve essersi un po’ fatto prendere la mano, cercando una qualche soluzione meno scontata. Da qui (abbiamo visto l’altra sera La pista di sabbia) un uso insistito e qualche volta francamente gratuito della parolaccia, o almeno della parola che ‘spicca’ nel contesto del dialogo. A cui ci è sembrato che si indulgesse un po’ troppo: la parolaccia essendo, come ognun sa, in questi casi il metodo più facile per la ricerca dell’espressività, altrimenti appiattita.

Zingaretti è bravo, naturalmente. Anzi, non interpreta più: è, per così dire, il commissario Montalbano. Il che lo porta però, qualche volta, un po’ a gigioneggiare. Padrone della scena, in qualche caso se ne approfitta. La scena, lunga e inutile, del pranzo con la fanciulla cavallerizza con cui ha una relazione di una mezz’oretta in una scuderia è per esempio una caduta, un riempitivo, che nelle prime serie non ci sarebbe stato.

Si nota, insomma, una certa stanchezza, che allunga i tempi e non li ‘stringe’ come accadeva una volta. È vero, i gialli di Camilleri sono sui generis, e ciò che conta non è tanto la soluzione finale quanto l’atmosfera, i personaggi, l’ambiente. Anche naturalmente una certa ironia. Ora quest’ultima se n’è andata del tutto, e lo svolgimento è lento, con pause a volte piuttosto stanche e noiose. I personaggi parlano troppo, si raccontano, e l’indagine è più parlata che svolta con l’azione. Che, dove c’è, è banale: lo scontro a fuoco, nello sceneggiato di cui sopra, fra un poliziotto e tre malviventi è quasi ridicolo e senza nessuna emozione; la scena dei tre malviventi suddetti che spiano dal mare in una barchetta il commissario nella sua bella casa sul mare (ma come fa un commissario a permettersela?) è quasi comica. E quindi tutto si basa sulle chiacchierate fra i personaggi, i resoconti narrativi durante i dialoghi, e poco più.

Infine, la struttura ‘gialla’. Che, con tutto il rispetto, ormai non tiene quasi più. La pista di sabbia, ad esempio, presentava una storia semplice e inverosimile, ma talmente ingarbugliata che alla fine quasi non ci si capiva nulla: mentre, dintorno, si svolgeva appunto il nulla.

Magari sarà stato un momento di debolezza. Ma, come per tutti i commissari, forse anche per Salvo Montalbano è arrivata l’ora della meritata  pensione.









Il commissario Montalbano

cast cast & credits
 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013