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Teatro che cerca acqua potabile

di Chiara Bettinelli
  Francesco Di Leva e Adriano Pantaleo
Data di pubblicazione su web 10/11/2008  

Il vento, fresco e pulito, di Roberto Saviano soffia anche sul teatro. Speriamo che le onde che ha sollevato non anneghino questo trentenne che ci sembra abbastanza coraggioso e temerario, per dirla con Enzo Biagi, per non aver paura di rinunciare alla sua libertà. Come segnala l’autore nel programma di sala “quando c’è un’inondazione la prima cosa che manca è l’acqua potabile”. Anche il teatro cerca, con Gomorra, acqua potabile. Il libro di Saviano è diventato, prima ancora di essere pubblicato, un progetto teatrale, portato avanti da un gruppo di giovani: giovane è il regista e giovani quasi tutti gli attori. Non poteva mancare, in questa sfida, l’istituzione pubblica: a produrre lo spettacolo è l’esperienza di un teatro stabile come il Mercadante di Napoli che, non nuovo ad esperienze di lavoro sul territorio e per il territorio - ricordiamo il bellissimo Arrevuoto, realizzato con i ragazzi di Scampia - affianca e sostiene il gruppo. Gomorra è teatro civile. Suona bene la parola “teatro” accanto alla parola “civile”: l’aggettivo dà un senso preciso al sostantivo che indica, solitamente in modo vago, il luogo della finzione per eccellenza. In questo caso indica invece, in modo chiaro, il “luogo della verità”. Come in tanti spettacoli di Marco Paolini, ma con modalità profondamente diverse, il regista Mario Gelardi, documentarista in Africa, ha il chiaro intento, forse non sempre riuscito, di fare in modo che attraverso Gomorra il palcoscenico “dica”, e non semplicemente “racconti”, ciò che succede nella realtà.

 

una scena dello spettacolo
Francesco Di Leva e Adriano Pantaleo in una scena dello spettacolo

 

Il lavoro drammaturgico è stato condotto in coppia da Saviano e da Gelardi fino al momento in cui il primo prese la parola a Casal di Principe: da allora in poi la vita privata e pubblica del giovane autore ha subito drastici cambiamenti. Il testo ha preso vita dalla prima versione del libro, mai stampata, ancor più ricca di storie e di personaggi: ciò ha permesso agli autori di approfondirne il retroterra. Inevitabilmente sono stati operati dei tagli al materiale letterario originario: sono stati scelti solo i personaggi (Roberto, Pikachu, Mariano, Stakeholder, Kit Kat, Pasquale) funzionali alla narrazione e solo alcune delle vicende raccontate da Saviano. Lo spettacolo è costruito sull’alternanza di due mondi: quello sporco e basso della malavita organizzata nelle strade, che ha a che fare con lo spaccio, la prostituzione, il racket e quello luccicante ed elegante legato agli affari, al redditizio riciclo della spazzatura e che ha inevitabili legami con il resto del paese. Numerose le tangenze tra i due mondi e numerose le intersecazioni messe in luce tra i traffici napoletani e il Nord. L’allestimento è una disperata richiesta di legalità che induce il pubblico, spesso composto di giovani appassionati e molto partecipi, a lunghi applausi e a continue chiamate degli attori in scena al termine dello spettacolo. Ci permettiamo di rilevare che gli applausi paiono generati più da una forte, giusta e comprensibile partecipazione emotiva, che dalla specifica validità dell’allestimento che presenta alcune incertezze. La scenografia, pur prendendo spunto dalla buona idea di rappresentare Napoli come un eterno cantiere di tubi Innocenti e passerelle metalliche, scade nella scena finale con l’inutile apparizione di santi che emergono dai pilastri di cemento e si lascia suggestionare dal fascino della tecnologia con proiezioni video superflue.

Il regista ha scelto di comunicare al pubblico la brutalità dell’ambiente criminale attraverso una gestualità e una recitazione aggressive che spesso non sono giustificate dalla struttura della scena. La drammaturgia poi, ma forse è inevitabile nel riadattamento di un romanzo-denuncia come quello di Saviano, ci sembra eccessivamente verbosa e impegnata a spiegare la scena più che a rappresentarla. Tra gli attori spicca Ernesto Mahieux, affermato attore – visto anche in L’imbalsamatore di M. Garrone – che, per la brillante interpretazione di Pasquale il sarto, si è guadagnato un premio come miglior attore non protagonista. Tra gli altri attori ricordiamo Ivan Castiglione (Roberto), Francesco di Leva (Pikachu), Giuseppe Gaudino (Mariano), Giuseppe Miale di Mauro (Stakeholder), e il bravo e giovane Adriano Pantaleo nei panni di Kit Kat che, ci auguriamo, gli portino fortuna. Nonostante alcune pecche speriamo che non ci sia un solo posto vuoto in tutte le repliche dello spettacolo, nelle numerosissime piazze che toccherà la tournée appena cominciata (poche, pochissime purtroppo le date previste nel sud Italia). Come raramente succede a teatro questo spettacolo è necessario: vederlo è un dovere per chi spera in un futuro migliore.





Gomorra
cast cast & credits
 



 
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