Giunto al Festival di Cannes proprio al fotofinish e, per questo, programmato lultimo giorno, La classe (pessimo esempio di traduzione delloriginale Entre les murs) ha vinto, piuttosto inaspettatamente, la Palma doro, inanellando una serie pressoché unanime di ottime critiche. Laurent Cantet ritorna dal sud, dove si era impantanato con un confuso film sul turismo sessuale femminile e sui problemi sociali di Haiti (Verso il sud appunto), ritrovando così luoghi e problematiche a lui più familiari, nonché la sua vena migliore.
Cantet ha, evidentemente, una visione della società occidentale molto vicina ad una versione riveduta e capitalisticamente corretta dellinduismo: per lui le classi "sociali" sono una variante sul tema della casta. Non ci sono possibilità di mediare tra uno strato sociale e laltro, non è concesso di salire la scala sociale senza rinnegare le proprie radici (Risorse umane) ed è talmente insopportabile scenderla, che non si esita ad ingannare i nostri cari piuttosto che ammettere il proprio fallimento (A tempo pieno). Insomma chiunque cerchi di trovare punti di contatto tra componenti diverse della nostra società può solo scontrarsi con la realtà delle cose, rassegnarsi al fallimento e adattarsi a ciò che, suo malgrado, lo circonda (Verso il sud). In unottica di questo tipo la metafora offerta dal libro di François Bégaudeau, non può che rappresentare unottima occasione: il film, infatti, mostra il rapporto tra un professore di francese di una scuola media nella periferia parigina (lo stesso, sorprendente, Bégaudeau) ed una classe multietnica durante tutto un anno scolastico.
François Bégaudeau
Lopera non presenta una struttura narrativa solida; Cantet, volendo ricostruire loriginale metodo didattico del protagonista, ci mostra le lezioni come se fossero singoli episodi, privi di una chiara progettualità (anche gli studenti protesteranno per questo: "Dovremmo studiare francese e invece stiamo qui a parlare di noi"). Il professore di Bégaudeau cerca di stanare i suoi allievi, di portarli allo scoperto, di tirare fuori i loro interessi e le loro capacità, ma pecca di narcisismo, si diverte a ingabbiarli nellapprossimazione delle loro risposte e del loro linguaggio, rimanendo lui stesso inchiodato allepiteto "sgallettate", che rivolge alle due studentesse rappresentanti di classe che ridevano durante la riunione con i docenti. Come tutti i protagonisti dei film di Cantet linsegnante tenta di uscire dagli schemi e di stabilire un rapporto diverso con "la classe" dei ragazzi, ma, al contempo, non vuole finire sopraffatto dalle loro intemperanze e, per questo, il tentativo fallirà con conseguenze inaspettate.
La storia si svolge effettivamente "dentro le mura", non solo della scuola, ma anche dellinquadratura. Cantet dà forma filmica a quellidea di divisione tra "classi", delimitando i personaggi, stringendoli in piani sempre più angusti, separando nettamente i professori dagli studenti, in maniera molto più decisa e chiara di quanto non avesse già fatto tra i manager e gli operai di Risorse umane.
Sicuramente il maggiore merito del regista è lalchimia che è riuscito a creare fra i ventiquattro ragazzi tra i quindici e i diciassette anni che formano "la classe". Veri studenti della scuola-set del film, dalle origini più disparate (magrebini, centrafricani, cinesi, sudamericani, turchi, portoghesi e, in minima parte, anche francesi), rappresentano un microcosmo metaforico della società, fornendo una prova recitativa davvero molto credibile. Non è possibile qui applicare lusurato schema dellattore non professionista che "recita sé stesso": la varietà di espressioni e la disinvoltura nellaffrontare i diversi registri necessari fanno capire che siamo di fronte a dei veri e propri personaggi e non a dei protagonisti di un reality.
La classe
Linquadratura finale della classe vuota si lega a doppio nodo con la fabbrica vuota che sta alla fine di Risorse umane: lavoro e istruzione, i pilastri per scardinare le "caste", sono congelati in due inquadrature gemelle che nel loro silenzio amplificano quella crisi che li sta lentamente soffocando. Un film che, comunque, arriva al momento giusto in un periodo in cui è necessario riflettere sulla scuola e su quanto sia difficile, ma anche indispensabile il suo ruolo, nel processo di integrazione tra le varie tradizioni e le varie "classi" che compongono la nostra società presente e futura.
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