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È un paese da tette all’aria

di Roberto Fedi
  Ilary Blasi
Data di pubblicazione su web 10/10/2008  

Dispiace ripetersi, naturalmente. Ma ne siamo costretti, come capirete leggendo.

Non si fa a tempo, infatti, a recensire un paio di tette (mosce), che ecco che zac! ne spuntano altre due, un po’ meno mosce ma sempre da guardoni e sguaiate. Avevamo ironizzato sul balletto (?) sgangherato di Donatella Rettore pochi giorni fa che come per incanto (?) nelle Iene  del 7 ottobre ecco che Ilary Blasi, cioè la mojie de Totti, si mette a ballare (?) con Fabio De Luigi, di professione comico (?). Niente di male, se non che né l’una né l’altro sanno farlo. Del resto, tutt’e due fanno un mestiere che non è il loro, quindi  c’è poco da stupirsi. Magari dispiace per le Iene, che una volta era un programma fuori dell’ordinario. Ora, è solo fuori del reggiseno.

 Ecco che infatti in un casqué da brivido (per l’incolumità dei protagonisti, si vuol dire) dall’abitino della mojie de Totti escono fuori le tette. E ridài… Che sono un po’ meglio di quelle della Rettore di cui sopra, ma insomma anche se tottiane o tottesche son sempre un par de tette e basta, come direbbe er Pupone. Insomma, le tette de Totti. Risate della Blasy, e di tutti, naturalmente. Ah che bella trovata. Ah che bell’incidente. Ah che ascolti. Ah chi se ne frega, aggiungiamo noi. Ma oggi la cosa è su tutti i giornali, mentre tutte le Borse del mondo crollano insieme all’abitino piccino piccino della mojie de Totti, fatto apposta per scivolare giù.

Che bel pezzo di televisione, ragazzi. Né uno si può consolare con le tette di Vladimir Luxuria (pardon), al secolo Wladimiro Guadagno, già onorevole del Parlamento italiano e ora sull’Isola dei famosi, come si può constatare dal suo sito. Ora, per vedere quella trasmissione lì, condotta dalla Ventura che più sguaiata non s’era mai vista (quindi, al di là dell’immaginabile), che urla come una della curva Sud e che sta sempre a bocca aperta, ci vuole un bello stomaco. Uno può invocare il diritto-dovere di cronaca, oppure mettere in campo pretese sociologiche, o semplicemente cercare una giustificazione al detto che non c’è limite al peggio: ma almeno a chi sta scrivendo questa nota, insomma a me, viene il voltastomaco. Ma  una cosa vale la pena di segnalarla. Alla domanda «quando è caduto il muro di Berlino?», la Luxuria Vladimiro/a, per un po’ parlamentare eletta dal popolo e rappresentante dello Stato, ha scritto sulla lavagnetta «1985».

Ora: una volta in Italia, com’è noto, si votava per censo e per titolo di studio. Giustamente, ci mancherebbe altro, ora votano tutti. E tutti, ovviamente, possono essere votati. Ma, almeno per chi siede su quei banchi un tempo austeri, un esamino di storia non farebbe mica male.

In sintesi: fra Borse, muri e reggipetti qui sta crollando tutto.

PS. Quand’era parlamentare, cioè fino a pochi mesi fa, l’on. Luxuria è stata membro  della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione). No comment.












Le Iene

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