Il Maly Teatr di Mosca, per il suo debutto in Italia, sceglie di mettere in scena lautore russo più amato: Cechov. La nota istituzione moscovita è ospite del Piccolo di Milano che allinterno del Festival del Teatro dEuropa, importante appuntamento con la migliore produzione internazionale, dedica quattro giorni al rigoroso genio russo focalizzando lattenzione sulla produzione giovanile cechoviana. In scena, per la regia di Vitalij Ivanov, due brevi atti unici Una domanda di matrimonio e lOrso, scritti tra il 1888 e il 1889, e definiti dallautore «scherzi».
I due testi, sin dalle prime messe in scena in Russia, godettero di grande successo e popolarità: la loro brevità e il perfetto meccanismo sotteso allinvenzione comica li resero perfetti per le beneficiate ottocentesche degli attori russi.
Si intravedono già i temi del Cechov di produzione matura, ma la giovane età dellautore - ha solo ventanni e sta ancora studiando medicina - toglie ai testi le tristi ombre a cui le messe in scena cechoviane più note ci hanno abituato. Piacevole sorpresa per il pubblico - in gran parte russo - ridere fragorosamente ai doppi sensi dei personaggi, seguendo il ritmo dei meccanismi comici sostenuti alla perfezione dagli attori che meravigliano sempre il pubblico italiano per il rigore della recitazione e la facilità della presenza in scena.
In Una domanda di matrimonio si narrano, in chiave grottesca, i maldestri tentativi del possidente terriero Ivan Vasiljevic Lomov - interpretato da G.V. Podgorodinski - di sposare la giovane e bella figlia del rubicondo vicino Stepan Stepanovich Chubukov, A. S. Potapov. I tic e le insicurezze del giovane pretendente, che danno la possibilità allattore di costruire numerose gags comiche, si scontrano con i modi volitivi della giovane Natalja - O. G. Zhevakina - che, a dispetto delle trecce bionde e dei merletti, mette in campo un carattere da vero padrone di casa. Si susseguono liti, svenimenti e finte morti fino allimmancabile lieto fine. LOrso narra invece la vicenda dellinconsolabile vedova Elena Ivanovna Popola - E.G. Kharitonova - alle prese con un creditore dellinfedele marito. Luomo, con i modi rudi e impacciati di chi si innamora per la prima volta, anziché chiudere il suo debito, farà cascare tra le sue braccia la bella vedova. Anche in questo caso la donna non è né fragile né svenevole: arriverà ad ingaggiare un finto e comico duello con il creditore per convincerlo ad andarsene.
Filo rosso che lega i due atti unici è quindi il matrimonio, o meglio, secondo le parole del regista Ivanov, le «innumerevoli strade per raggiungere la felicità». Ci accorgiamo subito che non si tratta solo di semplici commedie: del resto come potrebbe esserlo trattandosi di un, seppur ancor giovane, Cechov? In scena è la tragicommedia dellamore, straordinariamente familiare al pubblico. Lautore − e il regista lascia alle sue parole tutto lo spazio necessario − manda in scena eroine che, grazie ad un sapiente sarcasmo, rendono irreali svenimenti e duelli riportando così il tema nella quotidianità. La regia sostiene bene lironia presente nel testo cechoviano e restituisce al pubblico uno spettacolo pieno di brio e leggerezza che raccoglie consensi.
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