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È un paese per vecchi (ma con le tette all’aria)

di Roberto Fedi
  I migliori anni della nostra vita
Data di pubblicazione su web 20/09/2008  

Fra le cose a cui si stenta a credere c’è anche questa: che I migliori anni della nostra vita (RaiUno, venerdì 19 settembre, prima serata) abbia fatto il pieno di ascolti, come si dice giornalisticamente. In soldoni: 6 milioni 362 mila spettatori (30,66% di share). Roba da matti.


Donatella Rettore e la sua défaillance
Donatella Rettore e la sua défaillance


Trattasi, come sa chi l’ha visto e chi l’aveva visto lo scorso anno, di una delle trasmissioni più bolse, vecchie, sciocche, scontate e superficiali della Rai: anzi, osiamo dire, delle televisioni di tutto l’orbe terracqueo. Sapete di che si tratta: Carlo Conti, vale a dire il presentatore più abbronzato del mondo, affiancato dalle regolamentari stangone seminude (lui, che è basso, quando si avvicina alle stangone che sono su una specie di piattaforma, sta un gradino sotto, così da ingannare l’occhio – che, come si sa, vuole la sua parte), presenta a coppia due decenni della nostra storia recente e indecente. Eh sì: perché, per dire, presentare gli anni Settanta mandando in scena Donatella Rettore come se fosse i Rolling Stones, beh: ce ne vuole. Ogni decennio viene presentato dalla stangona di turno con brevissimi filmati, e poi giù una canzonetta ‘rappresentativa’ dei migliori anni eccetera eccetera. Davanti, un pubblico che più scemo non s’era mai visto, pronto a entusiasmarsi  a comando (ma qualcuno sembrava entusiasta sul serio) di fronte alla rediviva Carla Boni (classe 1925), o a Miranda Martino (classe 1933: francamente, è meglio adesso), o all’inossidabile Little Tony tinto e ritinto ma che non regge più il primo piano (classe 1941), o a Umberto Tozzi (1952: un giovanottino), o al quartetto vocale dei canadesi Diamonds, simpatici e sfiatati come pochi (il cantante, Dave Sommerville, è del 1933).

Roba che nei festival de noantri in giro per le piazze dei paesi d’Italia sarebbe già considerata esagerata. Carlo Conti salta come un grillo fra queste cariatidi eroiche (perché presentarsi, sia pure in playback, a 83 anni a cantare è da eroine). È per noi, questo abbronzatone, un mistero, uno dei tanti della Rai. Che cosa ci trovino in uno che non è né carne né pesce non si sa. Passi se gli facessero fare una comparsata ogni tanto, magari d’estate quando la televisione non la guarda nessuno. Ma questo qui impazza, da Miss Italia a questo gerontocomio. Anche lui non è proprio di primo pelo, ma non è neanche decrepito (1961: ma è di quelli che piacciono, in Tv vogliamo dire, alle vecchiette – peggio per lui). Mentre lo vedevamo in mezzo a quegli sfiatati ci veniva da chiederci: ma che ci fa questo omino nero come un carbone lì dentro? Boh.

Inutile sottolineare che, stando a questo bel programmino per teenagers, l’Italia del dopoguerra è tutta fatta di canzoni. Citare cose non si dice drammatiche (ce ne sono state parecchie), ma anche un pochino serie, neanche a parlarne: qualche accenno al terrorismo, anche blando; o alle crisi economiche; o alla mafia… Proibito. Se un marziano, arrivato a Roma (stiamo citando la pièce di Ennio Flaiano), vedesse questo programma si farebbe l’idea di un paese di scemi e rincoglioniti, che per cinquant’anni non hanno fatto altro che cantare le lagne più indecorose fra quante il pentagramma abbia mai autorizzato.

In questa tristezza – perché fa tristezza vedere ultracinquantenni vestite come ragazzine che ballano sgangheratamente – una nota comica. Donatella Rettore, anni 53 e magra come un grissino, sguaiatamente si contorceva in un abitino super mini cantando o fingendo di cantare una canzone di oltre trent’anni fa, come la cantava allora. E a un certo punto, zac! l’abitino scivola e sbuca una tetta ballonzolante e a dire la verità – ci dispiace dirlo – soda come un calzino vuoto. La sinistra, per la storia. Lei non ci fa caso, o finge. Il regista lì per lì non se n’è accorto neanche lui, e si può capire anche perché. Poi qualcuno deve averlo avvertito, e allora ha inquadrato solo il viso, pudicamente.

Finisce la canzone, e la sguaiata continua a  saltellare, più o meno. Inquadratura stretta. Arriva Carlo Conti di corsa e si sente che dice: «Tira su! Tira su!». Non si capisce, francamente, se riferendosi al vestitino o alla tetta. No comment.

Siamo sicuri che una scena così triste – lasciatecelo dire – su Youtube non ci finisce di certo.  Infatti a tutt’oggi, 20 settembre, non c’è, abbiamo controllato. A quel punto, ieri sera, abbiamo spento la Tv, e la notte abbiamo anche fatto qualche sogno di quelli che fanno paura.

PS. Le date di nascita di queste tardone & tardoni le abbiamo ricavate da Wikipedia. Nel caso, querelate loro.





I migliori anni della nostra vita

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