Un buon prodotto di cui cè poco da dire se non che la giovane protagonista Anne Hathaway, al secolo solo nota per il successo nel Diavolo veste Prada, è senza dubbio la cosa migliore del film che la impegna in una prova rigorosa e ardua dove la sua inesperienza si trova a fare i conti con la vicenda tragica di una tossicodipendenza che lha portata ad essere responsabile della morte del fratellino, al conseguente sfascio della famiglia e alla continuazione del suo calvario fino allennesimo tentativo di disintossicazione. La storia ce la mostra nella sospensione provvisoria del suo inferno, uscita dal centro di cura per le nozze della sorella e per i due giorni di festeggiamenti.
Con una certa finezza ma non con grande originalità la sceneggiatrice Jenny Lumet (figlia di cotanto padre ma in proprio dotata di un talento intimistico non disprezzabile) svela a poco a poco la tragedia di questa famiglia allapparenza agiata e ricomposta. Le due sorelle paiono godere di una reciproca affezione, la seconda moglie del padre vigila con attenta discrezione, la madre pare vivere una vita serena con il nuovo compagno, molti sono gli amici e, per giunta, la famiglia dello sposo è correttamente immigrata, indiana e ben inserita nel comune contesto borghese. Poiché però come ognun sa non cè miglior occasione del matrimonio o del Natale per sbranamenti familiari, ecco che puntualmente accade ciò che deve e il film, spinto dallineluttabilità del chiarimento, diventa unalternanza un po noiosa di pubbliche confessioni e scene collettive dove si mettono in atto le solite accelerazioni, le solite alternanze di recitativi e arie.
Dopo linizio un po ovvio e dopo un bel confronto che rende la simmetria tra la mania americana delle confessioni pubbliche dei tossici e il clima della prima riunione familiare, il regista Jonathan Demme (dalla lunghissima filmografia sia cinematografica che documentaria) non trova la strada di uno stile convincente, compensando la staticità dellinsieme con frenetici movimenti di macchina che opprimono gli attori e stancano gli spettatori oppure, al contrario, con infinite riprese dei festeggiamenti che paiono tradire una vera mancanza di ispirazione, facendo apparire il film stilisticamente assai datato.
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