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Rappresentare il balletto più famoso del mondo

di Gabriella Gori
  Il cast di Giselle agli applausi
Data di pubblicazione su web 02/09/2008  

Parlare del balletto Giselle, considerato  “la sintesi folgorante” della weltanschauung romantica espressa dal teatro di danza, è come inoltrarsi in un mare magnum di riflessioni e considerazioni che rischiano di essere ripetitive o, peggio ancora, banali. A salvarci dall’insidiosa trappola dell’“archeologia giselliana” è per fortuna uno spettacolo che ha saputo rendere la quintessenza di Giselle senza cadere nel mieloso, vero e proprio ‘tallone di Achille’ di tanti allestimenti, e nel bozzettistico. Altro pericolo che corrono le mises en danse di questa celebre fabula sotto i riflettori dal lontano 28 giugno 1841 quando la love story tra il principe e la contadina fu firmata da un geniale pool di artisti. Il letterato Théophile Gautier e il drammaturgo Saint-George, autori del libretto ispirato a un testo di Heinrich Heine, il compositore Adolphe Adam, i coreografi Jean Coralli e Jules Perrot, a cui si aggiunse il contributo di Marius Petipa nel riallestimento tardo-romantico al Teatro Marinskij di San Pietroburgo, lo scenografo Luc-Charles Cicéri, il costuminista Paul Lorimer e i danzatori Carlotta Grisi e Lucine Petipa. Tutti artefici del successo di Giselle, messa in scena all’Opéra di Parigi ma, incredibile dictu, stroncata da Richard Wagner, all’epoca critico musicale nella ville lumière per un giornale di Dresda.

Al Metropolitan Opera House l’American Ballet Theatre ha presento la sua Giselle che si conferma un temibile banco di prova e un balletto richiestissimo dal pubblico, da sempre desideroso di dissetarsi alla ‘fonte’ della contadinella della Renania. Una ‘sete’ placata da una compagnia ai vertici della scena internazionale assieme e in competizione con il New York City Ballet, l’altra grande istituzione portavoce della danza statunitense. L’organico, apparso nel 1940 al Radio City Center Hall di New York e battezzato American Ballet Theatre nel 1957, ha sopperito alla mancanza di un ’marchio’ come è stato ed è tuttora quello di Balanchine e di Robbins per il New York City Ballet, con l’essere depositario e divulgatore del meglio del repertorio classico, moderno e contemporaneo, ospitando riconosciute personalità della coreografia straniera e autoctona e assicurandosi la presenza di meravigliosi dancers. Basti per tutti citare Carla Fracci, Natalia Makarova, Rudolf Nureyev, Eric Bruhn, Mikhail Baryshnikov, quest’ultimo anche direttore dell’American Ballet Theatre dal 1980 al 1990, che hanno contribuito ad assegnare a questa compagnia “il ruolo di ambasciatrice del balletto statunitense”.

Julie Kent
Una scena di Giselle nell'allestimento dell'ABT



Il corpo di ballo, guidato da Kevin Mckenzie, già solista della compagnia e direttore dal 1992, ha riproposto il capolavoro di Coralli-Perrot-Petipa in uno spettacolo caratterizzato dal rigore filologico, dalla bellezza dell’allestimento scenico e dalla bravura dell’intero cast. Di questa Giselle è possibile cogliere i caratteri, gustare le sfumature, capire l’esatta importanza storica, in un contesto in cui i protagonisti, sebbene consci di cimentarsi in un balletto ‘straballato’, riescono a dare il loro personale contributo. Un contributo che ha dato alla messinscena un tocco giovanile e spensierato ma al tempo stesso ricco di lirismo e umanità. E questa riproposta è bella e interessante perché, contenendo l’afflato eccessivamente romantico e mieloso, fa apprezzare l’ossatura del balletto e riconoscere che la danza è una meravigliosa arte rappresentativa a cui va anche il merito di aver suggerito ad Adam una altrettanto meravigliosa partitura, eseguita al Metropolitan dall’ottima American Ballet Theatre Orchestra diretta da Davide LaMarche.

Immersa nelle suggestive scenografie di Gianni Quaranta, un imponente castello medievale che domina il villaggio nel primo atto e un bosco lunare dimora delle Villi nel secondo, si consuma la storia di Giselle e del principe Albrecht segnata da eros, furor e thanatos. Tre ingredienti che caratterizzano differenti atmosfere, realistica e terrena la prima, metafisica e sovrumana la seconda, arricchite dai sontuosi costumi di Anna Anni e dai cangianti effetti luci di Jennifer Tipton. Tutto parte durante la festa della vendemmia quando Giselle si innamora di Albrecth, giunto al villaggio sotto mentite spoglie. Credendolo un suo pari e preferendolo al guardiacaccia Hilarion, innamorato di lei, la ragazza dà il suo cuore al giovane che si guarda bene dal rivelare la sua identità. Sarà Hilarion a svelare l’inganno a Giselle davanti alla corte di Curlandia e a Bathilde, fidanzata del principe, sopraggiunti nel frattempo per una sosta durante una battuta di caccia. La ragazza, disperata, impazzisce di dolore e muore tra le braccia della madre davanti a un Albrecht incapace di capacitarsi dell’accaduto. Nel secondo atto siamo nel nemorale regno delle Villi, le fanciulle morte per amore e diventate spiriti notturni ai comandi dell’inflessibile e spietata regina Myrtha che condanna a morte Hilarion e Albrecht, giunti prima l’uno e poi l’altro sulla tomba di Giselle, entrata nella triste setta. E se Hilarion non sfuggirà alle ferree leggi ‘villiane’, Albrecht si salverà grazie all’amore di Giselle che ballerà con lui fino all’alba, momento in cui le Villi rientrano nelle tombe e perdono il loro malefico potere. Solo con il suo dolore ma cresciuto, Albrecht ora è pronto per affrontare la vita nel ricordo di un amore eterno e invincibile. 

Julie Kent nel ruolo di Giselle
Julie Kent nel ruolo di Giselle


Nell’allestimento le danze degli amici di Giselle e dei paesani nel primo atto colpiscono per la resa tecnica, il clima festoso e il dettaglio spaziale, come risulta impeccabile il passo a due dei “villici” Yuriko Kajiya e Craig Salstein e l’arrivo dei cortigiani, accompagnati da due bianchi levrieri afgani perfettamente calati nella parte. Il secondo atto, pezzo forte di questo Romantic Ballet e apoteosi del cosiddetto ballet blanc, rimane impresso per l’accurata esecuzione della famosa sequenza delle Villi che all’unisono si incrociano nei tenuti arabesques. Notevole poi l’apporto delle Villi Melissa Thomas e Kristi Boone che accentuano la spiritualità di questa creature dai candidi tutù con le delicate pose di testa e collo, le braccia dolcemente incrociate sul petto come corolle di fiori, i morbidissimi port de bras, i leggerissimi sautés e grands jetés.

Tra le parti solistiche Sacha Radetsky rende Hilarion un comprimario e non una figura di contorno, mettendo in luce il temperamento focoso del personaggio e il suo disperato e incompreso amore per Giselle. Michele Wiles nel ruolo di Myrtha è una convincente belle dame sans merci, simbolo di tutte le “Nemiche” di dannunziana memoria che segnano la storia letteraria romantica e dacadente. Algida e distante con modi inflessibili impartisce perentori ordini ed esegue con altrettanta freddezza  e precisione i passi delle sue docili adepte. La ‘coppia d’oro’ della serata, Julie Kent e Ethan Stiefel, principal dancers dell’American Ballet Theater come Michele Wiles, ha rappresentato l’acme di questa Giselle ‘franco-russo-americana’. Due danzatori eccellenti sia dal punto di vista tecnico che interpretativo.  

Il biondo e molto americano Ethan fa per così dire dell’americanità il punto di forza di Albrecth. Giovane, spensierato e superficiale nel primo atto, diventa maturo, serio e  consapevole nel secondo, in una riuscita metamorfosi che affianca Stiefel a leggendari interpreti come Eric Bruhn, Vladimir Vasiliev, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov. Julie Kent dà prova di essere una ‘grande della danza’ nel passare con disinvoltura da una Giselle fiduciosa e innamorata nel primo atto ma mai leziosa, a una lirica e spirituale nel secondo ma mai tragica, tanto da ricordare le omologhe eroine di Olga Spessivtseva, Eketerina Maximova, Natalia Makarova, Carla Fracci. Quest’ultima ospite dell’American Ballet Theatre con Erik Brhun nel 1969 per una celebre ripresa televisiva.

E se Julie Kent e Ethan Stiefel sono “attori” consumati nella scena pantomimica della margherita con il classico “m’ama non m’ama” e ancora di più lei in quella della pazzia, in cui la pantomima lascia il posto ad un’intensa danza drammatica, in egual modo sono esperti danzatori nella sequenza dei pas ballonnés e ballottés. Brillante poi, sempre nel primo atto, la  variazione di Giselle con i rond de jambes seguiti dal manège dei piqués, e quella altrettanto virtuosistica degli entrechats quatre e dei retirés passés nel grand pas de deux del secondo.Un grand pas classique reso entusiasmante anche dalla superba variazione di Albrecht con i grands jetés e i ‘super-viaggianti’ brisés volés.

E se in questo ballet blanc Julie-Giselle è sempre più irreale e spirituale, Ethan-Albrecht è sempre più reale e umano in uno struggente dialogo tra morte e vita, amore e dolore, di cui “dir non è mestieri”.   

 









Lettera da New York
Giselle

cast cast & credits
 

Julie Kent nel ruolo di Giselle
Julie Kent nel ruolo di Giselle

 

 


 


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Ethan Stiefel nel ruolo di Albrecht






 
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