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Il papà di Ferzan

di Luigi Nepi
  Una scena del film
Data di pubblicazione su web 01/09/2008  

A tre anni di distanza da La seconda notte di nozze, Pupi Avati torna al Lido con Il papà di Giovanna, un film ambientato nello stesso periodo storico (gli anni intorno alla seconda guerra mondiale), ma sicuramente molto più coraggioso e anche più riuscito. Si tratta, infatti, di una storia piuttosto difficile di follia, morte, politica e guerra.

Siamo nel 1938, Michele Casali (un formidabile Silvio Orlando) è un insegnante di disegno al liceo Galvani di Bologna, sposato con la bellissima Delia (Francesca Neri), hanno una figlia diciassettenne, Giovanna (una perfetta Alba Rohrwacher), che soffre di un evidente complesso di inferiorità, dovuto al suo aspetto fisico. Giovanna uccide, per gelosia, la sua unica amica Marcella (Valeria Bilello), nipote prediletta di un influente senatore fascista. Ciò sconvolgerà le vite dei protagonisti, che saranno, comunque, sempre aiutati dal vicino di casa, l’ispettore di polizia Sergio Ghia (un inaspettato Ezio Greggio). Giovanna, riconosciuta inferma di mente, verrà internata in un manicomio criminale, l’unico a starle vicino sarà il padre, mentre la madre si rifiuterà di andarla a trovare. La guerra segnerà un’ulteriore, tragica tappa nel destino dei personaggi, fino all’epilogo in puro stile Avati.


Silvio Orlando e Alba Rohrwacher in una scena del film Il papà di Giovanna

Il film non si discosta molto dal classico stile del regista, che proprio quest’anno festeggia i quarant’anni di carriera, rappresentandone, inaspettatamente, un ulteriore passo in avanti. Avati è molto bravo nel dirigere e far recitare i suoi attori (unica pecca i “pianti” di Francesca Neri) e la squadra gira al meglio con un Silvio Orlando decisamente in forma, che si sobbarca il peso del film evitando di farlo scivolare nel patetico o, peggio, nel ridicolo, rischio sempre molto presente quando si toccano argomenti di questo tipo. L’interpretazione di Ezio Greggio è una piacevole sorpresa: quella che lo stesso Avati definisce «la provocazione ricorrente in molti nostri cast» (tre anni fa era toccato a Katia Riccarelli) è, senza dubbio, un’altra scommessa vinta; fisicamente perfetto e giustamente misurato, dà credibilità al suo personaggio di ispettore di polizia, tanto scaltro nell’approfittare della sua posizione sociale quanto corretto con quelli che lo circondano. Alba Rohrwacher (Mio fratello è figlio unico, Riprendimi) è ormai una certezza nel panorama dei giovani attori italiani e qui fornisce una prova davvero convincente nel difficile ruolo della ragazza complessata e psicotica. Decisamente meno nella parte sembra essere Francesca Neri, con un personaggio difficile del quale non riesce a restituire le possibili sfumature.




Dopo la delusione rimediata con il film di Özpetek, il cinema italiano mette in campo un’opera onesta, non velleitaria, che, nonostante sia priva di particolari acuti, ha ricevuto una buona accoglienza sia dalla critica che dal pubblico, soprattutto grazie alla prova degli attori, premiata con la meritata Coppa Volpi a Silvio Orlando. Una pecca de Il papà di Giovanna è, senza dubbio, l’immagine ingiusta e sbrigativa che dà dei partigiani e del loro modo di “fare giustizia” subito dopo la liberazione. In un clima di palese revisionismo, come quello che stiamo vivendo oggi, questo tipo di posizione risulta fin troppo inflazionata oltre che, francamente, evitabile.







Il papà di Giovanna
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