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Kyoto decadence

di Marco Luceri
  Un fotogramma del film
Data di pubblicazione su web 30/08/2008  

Ci sono tanti modi di girare un noir alla francese, questo è certo, e monsieur Barbet Schroder, uomo di lungo corso (ex assistente di Godard ed ex produttore di Rohmer) non avrebbe dovuto avere problemi nel confezionarne uno in salsa nipponica. Invece il suo ultimo film, Iniu la bęte dans l’ombre, presentato in concorso qui alla Mostra di Venezia, ha deluso le attese per due vizi di fondo: un plot prevedibile e alcuni snodi narrativi assolutamente fuori luogo.

Alex Fayard (Benoit Magimel) è un autore di successo di romanzi polizieschi. Per l’uscita del suo nuovo libro è invitato in Giappone. Una sera incontra Tamau (Lika Minamoto), una geisha che gli confida le sue angoscie. È minacciata di morte da un suo ex amante, che potrebbe proprio essere Shundei Oe, romanziere amatissimo per le sue opere ultraviolente, e di cui lo stesso Alex è un grande ammiratore. Accettando di aiutare Tamao, Fayard si ritrova ad affrontare un uomo assetato di vendetta, che trasformerà il suo viaggio in un’inchiesta cruenta dove la finzione e la realtà sembrano fondersi.

Si sa che il noir è un genere fortemente strutturato che forse solo a una cosa non può permettersi di rinunciare: un forte meccanismo drammatico in cui ogni snodo narrativo, costruendo il pathos e la tensione emozionale, deve necessariamente seguire una coerenza, una verosimiglianza che renda credibile la vicenda. Peccato che Schroder verso la fine del film cada nell’errore di voler dire troppo, di allungare la vicenda coinvolgendo nella vicenda un improbabile boss della malavita con manie sadomaso per depistare volutamente l’attenzione (come se gli spettatori fossero un po’ fessi) da quello che già da metà del film si capisce essere la mente criminale che si nasconde dietro la terrificante maschera di …

Detto questo c’è poco da aggiungere al film se non che il gioco poco edificante del confronto tra lo scrittore improvvisatosi detective, la bella ed enigmatica geisha, che soffre anche di una brutta dose di pittoresco, e i fantasmi che si agitano dietro le figure malefiche non fanno altro che girare e rigirare su se stessi, e poco possono fare sia Magimel, giovane e blasonato attore francese dalla potenzialità ancora solo in parte espresse, che la bellissima e altrettanto brava Minamoto, costretti in un due ruoli difficili da affrontare per la loro scarsa complessità.

 



Inju, la bête dans l'ombre
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