Nella ridente e sicura italietta di oggi, quella dei sindaci sceriffi, quella che consente al suo Ministro dellInterno di farsi promotore di proposte di legge che permetterebbero alle questure di schedare le impronte di tutti i bambini rom (razza evidentemente inferiore e da tenere a bada), lingenuo film di Marco Pontecorvo, figlio del compianto Gillo, PA-RA-DA, che ha aperto questanno la sezione Orizzonti, potrebbe sembrare quasi sciocco o tremendamente fuori tempo, se non addirittura pericolosamente marxista-leninista.
Peccato che questo film, tuttaltro che eccezionale, intendiamoci, si riveli unopera profonda, matura, dal valore civico indiscutibile e che si spera venga presto distribuita nelle sale italiane, in modo da far capire, una volta tanto anche grazie al cinema, quanto le tragedie della quotidianità siano lontane dalla demagogia dei tromboni della politica. Proprio per eliminare il campo da equivoci, PA-RA-DA racconta la storia vera del clown franco-algerino Milhoud (interpretato da un ispiratissimo Jalil Lespert) che nel 1993 arrivò nella Romania post-Ceaucescu e cercò, con successo, ma tra difficoltà immani, di recuperare alla vita un gruppo di bambini, detti “bosckettari”, che vivevano abbandonati a se stessi nei tombini vicino alla stazione di Bucarest.
Mostrando la condizione allucinante di un paese completamente allo sfascio, dove questi bambini si drogavano sniffando colla, si prostituivano, rubavano e venivano violentati anche da una polizia corrotta e collusa con la malavita, Pontecorvo narra la storia di un percorso di salvezza, della rinascita dolorosissima alla vita di questo gruppo di ragazzini che da topi di fogna riacquistano la dignità umana. È grazie alleroismo di Milhoud che mettono in piedi una e vera e propria compagnia circense, portando in scena uno spettacolo prima nella piazza di Bucarest, poi, come ci informano le didascalie che precedono i titoli di coda, in tutta lEuropa. È, quella raccontata nel film, una storia straordinaria di come virtù ormai rare nel mondo di oggi come lamicizia, la solidarietà e la speranza, riescano a vincere sulle miserie umane della storia.
Pontecorvo, che ha dedicato il film alla memoria del padre, da sempre in prima linea nella difesa di unidea di cinema civile e impegnato, ha saputo dirigere lopera egregiamente, dosando alla perfezione sia la durezza estrema e allucinante di una Romania violenta e barbarica sia i momenti edificanti di sorrisi e speranze stampati sui volti (straordinari) di questi bambini carichi di umanità. Un mix eccellente che conduce verso il pathos finale senza sbavature, e senza concedere nulla in termini di banalità e scenette edificanti. Non cè niente di naïf, dunque, in PA-RA-DA, se non la strana sensazione che si avverte quando si esce dalla sala, quella cioè di aver assistito a un film che parla in maniera originale e priva di retorica di quanto sia problematica, ma al contempo essenziale, oggi, lintegrazione di gruppi sociali marginali allinterno delle società occidentali. È possibile che una volta tanto la realtà sia più bella di una fiaba?
Ci piacerebbe tanto fosse così. Ci piacerebbe.
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