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L'idiozia dell'oggi

di Marco Luceri
  Brad Pitt in una scena del film
Data di pubblicazione su web 29/08/2008  

Di una cosa non si può certo accusare i prolifici, attivissimi Coen, fratelli terribili del cinema americano, e cioè di far crescere la polvere sulle dorate fattezze longilinee dei loro Oscar. Freschi di ben quattro statuette per il minimale Non è un paese per vecchi, la premiata ditta torna ai toni lievi della commedia, un genere che i Coen frequentano forse troppo sporadicamente per quelle che potrebbero essere le loro effettive capacità. Chi si ricorda dello spassosissimo Prima ti sposo poi ti rovino (2003), magnifica e irriverente messinscena del patinato mondo degli avvocati a metà strada tra Capra e Lubitsch sarà contento di vedere quest’ultimo Burn after reading, in cui il trio di star hollywoodiane Pitt-Clooney-Malkovich è alle prese con una spassosa serie di equivoci che porteranno due sprovveduti personal trainers di un’anonima palestra della East Coast nel mezzo di un bel guaio in cui la CIA, i russi, le agenzie di divorzio alla fine si fanno sfuggire di mano il controllo su un gruppo di persone assai svitate.




 

Il nuovo film dei Coen è infatti un divertente esercizio di stile sull’idiozia dell’oggi, di un tempo cioè in cui donne sessualmente insoddisfatte e frustrate e uomini eterni bambini pasticcioni giocano con la vita e la morte, in un ingranaggio molto più grande di loro, ma non per questo meno sciocco. Anzi. In questa commedia degli equivoci, diretta senza sbavature dai due fratelli, il quadro che esce  alla fine è davvero desolante, se si pensa infatti che i personaggi messi in scena appartengono tutti a una middle class apparentemente anonima, ma molto influente. I Coen sono registi dalle ottime capacità di messinscena, si muovono sempre su sceneggiature forti e strutturate su già ampiamente collaudati meccanismi di genere, non amano poi così tanto sperimentare con la mdp (qualcuno si ricorda i fastidiosissimi zoom de L’uomo che non c’era?), ragion per cui forse le lodi sperticate ogni volta che esce un loro nuovo film sembrano davvero eccessive. A ben guardare infatti, Burn after reading, pur non essendo certo un film memorabile, ha tutti i pregi (mai abbastanza) di un film dei Coen, che in questo caso sono ampiamente sommabili, oltre che nel funzionamento generale fatto di incastri narrativi ed effetti sonori, in una solo apparente buona direzione degli attori.




 

Niente di nuovo infatti sotto il cielo di Hollywod: la coppia Pitt-Clooney perde qui gran parte della freschezza che ha dimostrato sotto la direzione di Soderbergh nella serie degli Ocean’s Eleven, Ocean’s Twelve ecc.: se Clooney attinge a pieno al suo repertorio comico-grottesco (strabuzza gli occhi, si muove in maniera ossessivamente goffa quando è impaurito, ci regala il suo bel sorriso ammiccante), Pitt è perfetto nella parte, da caratterista, del personal trainer pieno di tic, una delle rare volte insomma, in cui il divo sembra prendersi in giro. Anche Malkovich attinge a pieno al suo stucchevole e ridondante registro di frasi effettate, sempre troppo ben intonate, ed espressioni verbali debordanti. Ragion per cui, il film, essendo già troppo scritto, già troppo confezionato e già troppo strutturato sulle capacità interpretative e divistiche degli attori, sembra funzionare a corrente alternata: momenti di indiscutibile ilarità si intervallano con episodi troppo statici e forse ridondanti. Ne risente meno l’intreccio, ma di più la freschezza.



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