Beauty, il festival di danza contemporanea della Biennale di Venezia diretta dal coreografo afro-brasiliano Ismael Ivo. Un concetto, osserva Umberto Eco nel suo Storia della bellezza, da sempre materia di riflessione per filosofi ed artisti che hanno dato le loro definizioni tracciando «una storia delle idee estetiche attraverso i tempi». E la danza che – secondo Ismael Ivo - «amplifica il senso della bellezza e libera i recettori della sensibilità e dellemozione», non poteva non dare il suo contributo uniformandosi a quellidea di bellezza che oggi tende a mescolare e reinterpretare le più importanti direttrici di pensiero. Da quello platonico che associa il bello al buono nel binomio Kalòs kagathòs, a quello hegeliano secondo cui il bello è “lapparizione sensibile dellidea”, a quello aristotelico basato sullequilibrio e la simmetria delle parti, a quello kantiano che punta sulla “perfezione sensibile” e sulla natura disinteressata e universale della bellezza.
Beauty Simposio, una giornata di studi a cui hanno partecipato artisti, intellettuali, filosofi, e traslati negli spettacoli della Biennale Danza 2008 che ha ospitato “danzautori” italiani e internazionali e premiato con il Leone dOro alla carriera Jiri Kylian. Il coreografo praghese che crede “nel concetto di bellezza universale” e “in cose che hanno una omogeneità e una coerenza”. Gli applauditi Larmes Blanches ed Eldorado (Sonntags Abschied) di Angelin Preljocaj con il Ballet Preljocaj e Entity di Wayne McGregor con la Random Dance hanno espresso un concetto di bellezza in cui, se è ravvisabile lamalgama tra il pensiero platonico, aristotelico, kantiano ed hegheliano, è però quello “classico” o “greco” a prevalere nel fascino di corpi perfetti e “classico” o “accademico” nellassoluta padronanza della tecnica e dello stile. Tecnica e stile che ormai anche la danza contemporanea esige insieme a quel senso di armonia che traspare sempre e comunque anche dalle più disarticolate sperimentazioni cinetiche in atto.
Entity
Near Life Experience. Larmes Blanches è un gioco sofisticato a cominciare dagli jabot che ornano le candide camice indossate dai quattro protagonisti e abbinate ai pantaloni di pelle nera nel completo di Annick Gonclaves. In uno schema compositivo di natura ‘balanchiniana nellessenzialità del dettato coreografico, luso geometrico degli spazi, la calibrata alternanza di duetti e quartetti, Larmes Blanches colpisce per il rigore dei passi, classici ma contemporanei nella resa, e la leggerezza dei movimenti di braccia e mani. Un contrasto accentuato dalle musiche di Bach, Balbastre, Purcell, e dalle luci di Jacques Chatelet che accarezzano le evoluzioni di Natacha Grimaud, Avo Jackson, Yan Giraldou e Brune Péré.
E se di questa creazione è apprezzabile anche la brevità, non altrettanto si può dire del lungo Eldorado, un lavoro su Sonntags Abschied, una composizione elettronica di Karlheinz Stockausen. Presentata prima italiana e ispirata al clima degli anni Settanta e a Merce Cunningham nelluso policentrico e multidimensionale dello spazio e nel dinamico bilanciamento fra parte superiore e parte inferiore del corpo, la coreografia inizia con dodici ballerini in penombra addossati a pannelli ricamati. Dettaglio floreale richiamato nei costumi color carne di Nicole Tran Ba Vang e nelle tenui luci di Cécil Giovanili e Angelin Preljocaj. Inseriti in unatmosfera da paradiso perduto, i danzatori alternano duetti, sestetti, ensemble, caratterizzati da unaccurata esecuzione, dalla bellezza delle linee, dal piacevole impatto visivo nel susseguirsi dei legati, ma leccessiva durata e il tratto ripetitivo tolgono freschezza e dinamicità al tutto.
Larmes blanches; foto di JC Carbonne
Entity di Wayne McGregor in prima italiana Teatro delle Tese con la Random Dance. Giovane ma affermato autore della novelle vague della coreografia inglese, a capo dellottima Random Dance, primo coreografo del Royal Ballet e coreografo ospite di insigni istituzioni come lOpera di Parigi, la Scala di Milano, il Balletto di Stoccarda, Wayne rappresenta davvero qualcosa di nuovo nel modo di trattare la tecnica classica e contemporanea, svecchiando luna e innovando laltra, e nel manipolare i corpi maschili a cui chiede morbidezza e plasticità femminili da cui pretende forza e atleticità. McGregor in Entity spinge al massimo lacceleratore e mette in moto un turbinio di disarticolati e frenetici passaggi che riflettono – come dice lui – «una visione distonica del corpo che corrisponde al mondo frammentato e disfunzionale in cui viviamo».
balances fuori asse, ardui decalés, allungamenti e contrazioni improvvisi, taglienti jetés in tutte le direzioni, tenute estreme delle posizioni, specie alla seconda e in attitude, scoordinate pose fra busto, braccia e gambe grazie al tilt (inclinazione) del bacino che libera le articolazioni, sorprendendo in continuazione il pubblico che si chiede fino a che punto Wayne voglia arrivare con la ‘materia corpo. Una materia che McGregor plasma a suo piacere nonostante la fatica e lo sforzo dei dieci ballerini ridotti allo stremo ma ‘in corsa come il levriero che in video apre Entity. Uno spettacolo diviso in due parti delle pareti verticali e oblique di Patrick Burnier. La Random Dance sulle musiche di Joby Talbot e Jon Hopkins si cimenta in una vera prova di resistenza eseguendo enchainements ‘tiratissimi e catturando lattenzione degli spettatori sempre più travolti dallenergia e vitalità di una danza nervosa, scattante, fluida, viscerale, che resta impressa e piace.
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