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Requiem per la Domenica Sportiva

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 08/04/2008  

Ci fu un periodo, recente ma non recentissimo, in cui l’acronimo DS (Domenica sportiva) suscitò qualche imbarazzo. Fu quando, nelle ormai innumerabili variazioni di sigle dei partiti politici italiani (sempre in concomitanza con le elezioni, a ulteriore riprova della loro pochezza e instabilità identitaria: mai sentito dire che i Democratici o i Repubblicani in America abbiano pensato di cambiare nome, o i Laburisti in Inghilterra), il PCI si chiamò, a un certo punto, Democratici di Sinistra: DS. Da ridere, se non ci fosse da piangere.

 

Ora che gli imbarazzi dell’omonimia (o meglio omoacronimia) sono fugati, ci mancavano le elezioni. Si vede che la DS (Domenica Sportiva) è nel mirino delle elezioni politiche. Infatti a partire da oggi, 30 marzo (con l’ora legale, insomma)  chiude per due settimane. Motivo: programmi elettorali più urgenti. Siccome Mediaset non ha di queste fisime, e soprattutto non è ostaggio dei politicanti più vecchi, incapaci e arroganti del mondo,  ci si immagina il gaudio su ItaliaUno, dove il programma ‘fratello’ farà il pieno – e magari, visto che l’utente si è abituato, resterà lì anche dopo le elezioni. Non male, per un’azienda che dovrebbe essere in concorrenza con la Tv commerciale, che ha un CdA (Consiglio di Amministrazione), un Presidente, e un Direttore di Rete. Come se le Ferrovie dello Stato sospendessero i treni la domenica, e ci fossero linee ferroviarie private (magari!). O se gli ospedali chiudessero per due settimane, a favore delle cliniche  (a parità di costi: magari!). Insomma, complimenti a questi poderosi amministratori della cosa pubblica – d’altra parte, basta pensare perché sono lì e chi ce li ha messi (domanda: ma voi, sinceramente, fareste amministrare il vostro condominio da uno di questi?).

Oddìo. Non che sarà un gran danno. L’equivalente della DS su ItaliaUno (Controcampo - Diritto di replica) non è che sia meglio: è zeppa di pubblicità (anche la DS, veramente), lunga (la DS non finisce mai), bolsa (la DS forse è peggio), cavillosa (idem), noiosa (la DS: noiosissima), insomma due palle così (la DS: più di così). Quindi c’è poco da lamentarsi. Era già uscita dalla DS la Ferrari, che veramente nessuno aveva ben capito cosa ci facesse nelle trasmissioni sportive: sarà candidata con la Destra della Santanché, e speriamo vivamente di non vederla più per omnia saecula saeculorum (nemmeno la Santanché, ma sarà ahimè più difficile). Questo dei conduttori e conduttrici Tv che, sfruttando la popolarità che  hanno avuto dalla Tv – di Stato – , a un certo punto fanno i politici sarebbe un discorso da aprire, ma lo faremo un’altra volta (di solito, erano pessimi conduttori e divengono ancora più pessimi politici, se si potesse dire: domanda, ma come avevano fatto questi a entrare alla Rai? Non è la prima volta che lo chiediamo, non sarà l’ultima, e non avremo mai una risposta – chissà perché).

 

Quest’anno dirigeva la baracca il De Luca, reduce da Mediaset (solito discorso: vedete che casino le reti televisive in Italia? Sono due, quasi uguali: e uno può uscire ed entrare a suo piacimento, tanto. Provatevi a farlo in America). Che definiremmo, con il suo supposto aplomb, stinto. Siccome da solo evidentemente non ce la faceva, e perché la Ferrari dopo la chiusura di Novantesimo minuto da qualche parte dovevano ficcarla, lo avevano imbottito come un panino: opinionisti a bizzeffe (risultato: un caos, perché nessuno riesce a stare zitto in Tv, con il calcio poi), ospiti di solito incapaci di esprimere un concetto sia pure elementare (del tipo ‘ci impegneremo, il campionato è lungo’, per intenderci), comici (Teocoli – anche lui incomprensibile in quel contesto –, che andava lì praticamente già in pigiama, vista l’ora, spesso oltre l’una di notte, in cui la DS dopo oceani di languore finalmente chiudeva per consunzione), moviola canonica (ma a quell’ora il pazzo che è stato tutta la domenica davanti al televisore ne ha già viste non si sa quante – c’è anche alla radio: sembra uno scherzo, e invece sentire per credere). Battute sparse, ovviamente molto annacquate; tutti sbracati sulle poltroncine; spettatori in studio che mai se ne videro di più annoiati – per forza, a quell’ora (speriamo che li paghino, sennò sono da terapia intensiva in un istituto di Igiene Mentale). Praticamente, solo calcio fino a notte fonda, con i ‘servizi’ così ritardati che uno faceva prima a farsi un sonnellino, svegliarsi verso le una, e guardarseli.

Una pena, da chiedersi chi fosse quel genio delle comunicazioni che era riuscito a mettere in piedi (cioè, sdraiata) una roba così. Una tristezza. De Luca e la Ferrari (la seconda sul primo: De Luca è stinto, abbiamo detto) si pestavano i piedi. Polemiche (sui rigori e altre tristizie) tirate fuori per disperazione a mezzanotte, fra gli sbadigli. Insomma: un gruppo di amiconi (neanche tanto, veramente) che si sono trovati per un dopo cena annoiato, e se ne stanno lì a fare battutine per tirare tardissimo e tornare a casa quando la moglie già dorme da un paio d’ore – non si sa mai.

Ora proteste per la chiusura a vantaggio delle elezioni. Protestiamo anche noi: non per la chiusura (che, una volta mandati a casa tutti questi stinti, dovrebbe essere definitiva: tutto passa, amici, la DS era nata nel 1954, e quante cose di allora non ci sono più?), ma per le inevitabili tiritere, lagne, chiacchiere, scemenze, bla bla che ci verranno propinate in sostituzione da politicanti stantii e inadeguati – guardate un po’ come ci hanno ridotto –, desiderosi solo di andare a incrementare, possibilmente per anni cinque e sicuramente strapagati a spese nostre, la Casta.


A ripensarci: molto, molto meglio una parata di Buffon, anche all’una di notte.










 
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