Ecco un bel film, bello dalla prima allultima inquadratura, toccato, dalla prima allultima inquadratura, dalla grazia di una leggerezza che consente alla vicenda non vicenda di assurgere a simbolo della presente condizione umana senza proclami né teorizzazioni, immagine della società, specchio dei vizi e delle virtù (ma anche questi assai blandi in un contesto che non ha ormai niente di eroico, nemmeno le velleità).
Parrebbe un piccolo film, in realtà è una magistrale costruzione di tempi e immagini che si rifiutano ad una solida trama e sbozzano personaggi che paiono avere alle spalle la ferrea costruzione di un magistero teatrale. Pochi sono in realtà i personaggi, ma che meravigliosi caratteri (a volte definiti da una rapida apparizione, da uno sguardo, a volte imperiosi nel possesso dellinquadratura) ruotano intorno a Poppy, spensierata creatura miracolata dalla pesantezza terrena e pronta a vivere con disponibilità assoluta le sue piccole gioie e i piccoli e grandi drammi altrui. Che incantevole orchestrazione attorno a questo strumento solista che percorre le modeste strade del suo perimetro esistenziale seminando attenzioni e fantasia!
Cosa succede dunque in questo film scritto e diretto da Mike Leigh? Succede che lautore replica il miracolo di Segreti e bugie, che costruisce apparentemente sul nulla una realtà fantastica più vera del vero e la filma con locchio consumato del documentarista. Sally Hawkins, già impegnata da Leigh nel drammatico Vera Drake e poi da Woody Allen in Sogni e delitti, è perfetta, è il centro di gravità di questo film senza peso, senza dimostrazioni, senza assunti. Difficile da descrivere, semplicemente da non perdere, questo gioiello british, anche se qui al festival vincesse il solito cinese.
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La felicità porta fortuna - Happy Go Lucky
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