Lunedì sera, 11 febbraio, in televisione. Grande tristezza. Così siamo capitati su Rai Uno: come dire, Tele Vaticano.
Dove cè una puntatona, più di due ore, eccezionalmente in prima serata, su un argomento scottante – anzi, che dico?, bruciante, scoppiettante, esaltante e non vorremmo aggiungere altro. Il 150° anniversario di Lourdes. Scorriamo con lo sguardo il tabulato delle trasmissioni del pomeriggio, e scopriamo che su Rete 4 erano stati anche più tempestivi: Bernadette (The song of Bernadette), 1943, di Henry King con Jennifer Jones – un classico del patetico-agiografico, onestamente invedibile.
La Vespata su Lourdes sarebbe stata eccessiva anche per Radio Maria. In studio, mentre andava avanti in diretta il collegamento dalla grotta dellapparizione con tanto di inviata sul posto, un gruppo di esperti: un cardinalone, arcivescovo emerito di Palermo; Vittorio Messori, scrittore cattolico tout-court; uno che ha fatto vedere alla svelta la radiografia di un miracolo; due miracolate; la presentatrice-molto-cattolica Lorena Bianchetti, come dire la ragazza della parrocchia accanto; e Massimo Giletti (a pensarci bene con questi ultimi due i miracolati erano quattro). Che ci stessero a fare i due presentatori non sè capito, anche se il Giletti ha rivelato di essere stato una ventina di volte a Lourdes – sarà stato per questo? Perché è un veterano? Boh. In collegamento da Venezia Massimo Cacciari, che rappresentava in netta minoranza lala laica della faccenda, e che ha detto cose pacate e sensate e accomodanti (anche troppo: le elezioni incombono…), e che naturalmente è stato garbatamente trattato come un poveretto. Gli sta bene: non ci doveva andare. In studio soprattutto suore. La diretta, che sfilava sullo sfondo, mostrava migliaia di persone nella piazza, che arrivate alla grotta piangevano, toccavano la pietra, la baciavano, ci passavano i fazzoletti. Unumanità dolorosa, disperata, una scena terribile: di fronte alla quale lasciava sbalorditi la supponente sicurezza miracolistica e trionfante dei cattolici di mestiere in studio.
Ogni tanto, immagini di un film su Bernadette di Delannoy del 1988, e di uno sceneggiato televisivo di qualche anno fa, mostrati come se fossero un documento. Poi lAve Maria di Schubert. Poi interventi di malate in studio, in carrozzella. In primo piano facce molto comprese, sicurezze esibite, cardinalone tutto contento, cose a dir poco opinabili mostrate come verità dichiarate e provate. Messori ha esordito citando qualche cifra, impressionante: 700 milioni di persone hanno finora visitato Lourdes; la cittadina è, in Francia, la seconda città dopo Parigi per numero di camere dalbergo; la stazione di Lourdes ha 20 binari, e via così. Onestamente, pensavamo che fosse, da parte di un cattolico convinto e praticante (uno che sembra che abbia sempre al collo un cartello con su stampato in oro ‘Ho scritto un libro con Giovanni Paolo II), un modo per prendere le distanze da un fenomeno che, da spirituale (possiamo anche ammetterlo, se può farvi piacere), si è trasformato in una Las Vegas del sacro di dimensioni planetarie.
Figuriamoci. Era anzi una prova della bontà del prodotto, diciamo così. E quindi giù con i sorrisi, le frasi fatte, le citazioni. Neanche una parola per quel tristissimo, sconfinato caravanserraglio di malati, sventurati, oppressi che ogni anno (8 milioni solo nel 2007) intraprende il viaggio della disperazione. Neanche una riflessione sul perché un uomo o una donna vadano fin lì: spinti da cosa, per quali strazi, per quali terrori, per quale devastazione fisica e interiore. No: solo sorrisi. Neanche un accenno a quel gigantesco supermarket. Tutti felici, tutti contenti, tutti daccordo e anche tutti molto arroganti nel ribadire come tutto ciò sia bello, confortante, rasserenante, cristiano.
Era, in tutta onestà, una trasmissione insopportabile. Talmente insopportabile che non riusciamo nemmeno a ironizzarci sopra. Da laici, ma profondamente rispettosi del sacro, ci è sembrato uno dei punti più bassi mai toccati dalla televisione in questi ultimi anni.
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