drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Anche l’opera parla di aborto

di Sara Mamone
 
Data di pubblicazione su web 12/02/2008  

Sotto l’accurata direzione di Gustav Khun la ripresa di Die Frau ohne Schatten (La donna senz’ombra) di Richard Strass, su libretto di Hugo von Hofmannsthal ha riacceso i riflettori all’opera Bastille di Parigi. Si tratta della ripresa dell’edizione curata qualche tempo fa da Robert Wilson regista scenografo e, in questo caso determinante, maestro delle luci. Perché determinante? Perché si tratta di un’opera non facile da accettare al gusto e alla sensibilità moderna per la sua posizione ideologica, cioè per l‘assunto ideologico di Hoffmannsthal che come spesso succede ai dissipatori in giovinezza, diventò in maturità custode dei più “Sacri” e “ipercorretti” zeli integralisti. 

E così, con una posizione da far impallidire i moderni assoluti ratzingeriani, Hofmannstahl proclama l’esistenza dell’anima ben prima del concepimento della vita, in una potenzialità indefinita e obbligatoria che rende peccato (siamo ancor più chiari: delitto di infanticidio) la negazione  volontaria della paternità e della maternità. Benché splendidamente travestita dalle musiche di Strauss e dall’invenzione di un libretto che trasfigura l’ideologia nel mondo del mito rendendo facile l’accettazione della Donna senz’ombra come riscrittura erudita in chiave mistica del Flauto magico, nonostante questa possibile via di fuga, l’ideologia dell’opera pesa non poco. 

Ed è per questo che la regia di Bob Wilson (ricordiamo, tra l’altro allestitore anni fa di un non troppo dissimile Flauto mozartiano proprio per l’opera Bastille) appare felice e preziosa: perché alleggerisce e rende impalpabile il pesante assunto, perché dà alla coppia “terrena” del tintore e di sua moglie e alla coppia “alta” dell’imperatore e dell’imperatrice una visualità codificata e disincarnata, comunque non realistica, intrisa degli elementi purificatori di un teatro astratto e  orientaleggiante. 

Un Bob Wilson forse di maniera, ma che qui funziona magnificamente: basti pensare alle astratte traiettorie dei personaggi, che non si incontrano mai, che percorrono ciascuno la strada di un individuale cammino di formazione e di accettazione del proprio destino, fino al sacrificio che la meravigliosa protagonista fa della propria ombra appena conquistata, ma immediatamente restituita per non commettere un sopruso. E basti ancora pensare alla stupefacente leggerezza di Eva Maria Westbroek che percorre il cammino della propria discesa in terra con una immaterialità che rende ancora più sublime il suo canto. O, infine, alla più insidiosa apparizione dei fanciulli mai nati (o non ancora nati) che il regista risolve in un inno alla vita fatto di gioia e di semplicità, in una luce cosi pura da diventare, essa stessa, immagine visibile della trascendenza.



Lettere da Parigi La femme sans ombre di Richard Strauss



cast cast & credits
 
trama trama
                         
 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013