Fiorello e Baldini hanno una qualità unica, nel panorama tristissimo della televisione. Sono leggeri. E non importa essere Italo Calvino (ci riferiamo naturalmente a Leggerezza, nelle Lezioni americane) per apprezzare questa qualità come una delle più importanti fra le cose che ci circondano, al giorno doggi.
Dire che sono bravi è poco, e anche Baldini: che fa la ‘spalla (mestiere nobilissimo in teatro e al cinema), ma senza quel tanto di sottomissione, magari un po gelosa, che di solito hanno le ‘spalle. Insomma, senza che abbia sempre scritto in faccia ‘sono la spalla, ma se volessi…. E così i due – diverso dire: ‘il duo – viaggiano sia in radio che in televisione appunto con leggerezza, e senza saltare addosso allo spettatore per costringerlo a reagire, magari a ridere, imponendosi.
Il mini-varietà che conducono su Rai Uno alla fine del telegiornale (Viva Radio 2 … minuti) è un appuntamento da non perdere, proprio perché insolito nei palinsesti (parola orrenda) di tutte le televisioni. Intanto, non assomiglia a Striscia la notizia, che continua abbastanza imperterrita su Canale 5 anche se la Unzinker che ha sostituito Iacchetti come al solito ride troppo (anzi: ride sempre), è invadente, e a dirla tutta è almeno per noi insopportabile (scrivemmo di lei una volta che, svizzera, aveva trovato la Svizzera in Italia: confermiamo). Dura anche meno, che è una mossa furba per evitare lo scontro diretto – ma un tentativo di scalzare la concorrenza forse forse…
È, appunto, un varietà. Con il pubblico, che è – anche questo è un tratto dintelligenza – diversissimo da quelli di Striscia o di altre trasmissionucce concorrenti. Per esempio: non sbecera. E formato da gente si suppone normale, che va lì per divertirsi e non per vedere le veline con le tette fuori o qualche altra scemenza. Se ride, è perché Fiorello & Baldini sono simpatici, e guarda caso accade quando ridiamo anche noi, a casa. È, si presume, lo stesso pubblico che si sente nelle pubblicità che i due fanno per la Fiat: che sono divertenti, anche per chi non comprerebbe mai una macchina di quelle.
I due chiacchierano un po, su un palcoscenico minimale (è un varietà di due minuti, del resto). Fiorello si fa intervistare da Baldini impersonando ospiti ipotetici (magistrale il personaggio di Battiato). Non ci sono pupe seminude, e anche questa è una novità (e anche, aggiungiamo, una negazione voluta del varietà storico). Non dicono parolacce per far ridere. Incredibile. Sono simpatici e leggeri, come dicevamo. Fiorello non straripa, e Baldini gli sta accanto benissimo. Arriva un ospite (laltra sera De Sica). Si apre un siparietto alle spalle, e lospite canta. Un paio di battute e fine: il siparietto si chiude. Si passa ad altro, mentre un orologio scandisce i minuti del varietà: due. Così il programmino ha per così dire due tempi, proprio drammaturgici: il mini-varietà, anzi il suo consommé per così dire, e i dialoghi tra i due sul proscenio. È insieme la sintesi e la negazione del varietà televisivo tradizionale: che prevede di solito la pallosissima esibizione in playback di qualche trombone che canta la sua ultima canzone dal suo ultimo Cd eccetera. Qui, nisba: in diretta, e a corsa. Geniale.
Alla fine, i secondi che restano recuperano lospite, che magari (come De Sica: riuscire a renderlo quasi simpatico è un altro colpo da maestro) fa un duetto allultimo secondo con Fiorello – che anche a cantare è di una bravura mostruosa. Arriva lannunciatrice in bianco e nero, che presenta anche il programma allinizio (anche lei esilarante: è sempre il Fiorello poliedrico), e arrivederci. Si rimane con la voglia di rivederlo.
Qualsiasi cosa venga dopo, su qualsiasi rete, ci sembra pesante, bolsa, qualche volta insopportabile. È lunico ‘difetto di Fiorello: è talmente bravo che fa apparire il resto più vecchio di trentanni, come quando ci fanno rivedere le patetiche immagini della Tv degli anni Settanta.
E infatti, come tutte le cose belle e intelligenti, ahimè durerà poco: solo 10 puntate, a partire dal 21 gennaio. E pensare che i pacchi ci sfiancano da tre o quattro anni.
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