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Mastellatrix

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 21/01/2008  

Si spera che non vi siate persi la puntata di Matrix di mercoledì 16 gennaio, insomma del Mastella-Day (Canale 5, fino a ora tarda – anche troppo). Non tanto perché l’argomento fosse esaltante, visto che si parlava di Mastella, della moglie, del consuocero, e di una trentina di Udeuristi (si dice così?) della Campania, tutti o arrestati o indagati.

No. È perché abbiamo provato per un paio d’ore a fare questo gioco, che consigliamo anche a voi. Dunque: facciamo finta di essere non si dice un marziano che, come quello di Flaiano, fosse capitato a Roma; ma più semplicemente un maori, un esquimese, un aborigeno dell’Australia, un lappone, insomma uno che vive in sistemi ancora un po’ ingenui (nel senso migliore) e lontani, non compromessi col mastellismo, categoria dello spirito con cui si identifica qui, provvisoriamente e solo per comodo, tutto quello che vediamo in questi giorni e che non definiamo solo per evitare guai.

Allora questo buon selvaggio alla Rousseau apre la televisione (fuori piove come dio la manda) e vede uno studio. In mezzo il signor Mentana, quasi ilare. Seduti due tizi che parlano poco, e che il sottopancia rivela essere tale Polito, giornalista ora parlamentare  Pd ex Margherita (ci sembra: il buon selvaggio sa poco di queste sigle italiote, lui le margherite magari le mangia), e tal Castelli, ex ministro della Giustizia (della Lega, di questo siamo certi). In collegamento il giornalista Feltri, distaccato; e tizi meno noti sotto l’ombrello mentre viene giù a catinelle, bagnati fradici: alcuni da un luogo (forse dello spirito anch’esso) detto Ceppaloni; e gli altri da altro luogo sempre dello spirito detto Santamariacapuavètere, che sembra uno scioglilingua e tutti pronunciano mangiandosi le sillabe – meno male che c’è scritto sotto.

Arrivano servizi sul Mastella-Day, da far accapponare la pelle (sono le accuse del magistrato). Sotto l’ombrello di Ceppaloni, bagnato ma tenace, interviene l’avvocato dei Mastellas, che dice che sono innocenti come bambini. I due in studio, e Mentana stesso, non conoscono l’ordinanza del magistrato, ma la prendono larga: come dire via, non scherziamo, se fosse così allora Mastella sarebbe a capo di un’associazione a delinquere (testuale). E così insomma quasi lo scagionano. Veltri, in collegamento, più o meno dice  che è tutto un casino, e già che c’è ci mette anche il ‘no’ al Papa per l’Università, che francamente il buon selvaggio stenta a collegare ai ceppalonesi.

Si va avanti. Collegamento con la città-scioglilingua, dove due tizi, un uomo e una donna, mentre intorno scroscia non una pioggia ma una bufera, si infradiciano e dicono qua e là qualcosa. La tizia ha in mano un fascicolo: l’ordinanza, che comincia a leggere stentatamente perché i fogli cadono nelle pozzanghere. Si capisce poco. Anche perché dietro ai due ecco gruppi di ragazzotti che saltano, si sbracciano, fanno boccacce come allo stadio, divertendosi un mare.

Il selvaggio resta di stucco: o quei due poveretti non potevano metterli in una stanza? Sarà – pensa – perché a Ceppaloni e nella città-scioglilingua ci sono solo foreste, supervillone mastelliano a parte? Boh.

Ecco che si vede la conferenza stampa del Procuratore, e prima ancora il discorso del Mastella alla Camera. Si capisce poco sia il primo che il secondo: il giudice parla in napoletano e, dopo una dichiarazione iniziale, viene sommerso da giornalisti che fanno una cagnara bestiale, perde la testa, smozzica frasi incomprensibili, e a dirla tutta sembra una scena da film di Natale. Mastella iracondo lancia strali contro i magistrati, dice che la moglie è stata presa in “ostaggio”, spara a destra e a sinistra contro strutture dello Stato, fa misteriose allusioni al Procuratore, e il Parlamento applaude come alla partita.

Il selvaggio resta di sale. Ma quello non è il Ministro della Giustizia? Sì. E pensa questo dei magistrati, e il Parlamento è d’accordo fino all’ovazione? Sì. Ma stanno pazziando? (il selvaggio nel frattempo si è un po’ inceppalonito).

Ogni tanto si torna in studio, dove  si ride del suddetto Procuratore e si comincia già ad assolvere i mastelli e i loro fans. Nessuno naturalmente conosce l’ordinanza. Si legge una frase da una intercettazione della Mastella moglie, e si dice che se è tutto lì… Al selvaggio, abituato a tutto ma non al mastellismo, la frase non sembrava poi così innocua, ma vai a sapere come sono abituati in Italia.

Si sente l’ilare Mentana che dice ‘pronto?’ fuori campo, e dopo poco ecco Mastella al telefono, in diretta si presume da Ceppaloni City, dove, fuori casa sua (pardon: supervillona sua), strenuamente resistono sotto il diluvio i poveretti di cui sopra (ma possibile che non ci fosse neanche lì un tetto…? Mah). Mastella fa una tirata senza interruzione, fa anche saltare la pubblicità, e, una volta finito, non ha obiezioni di sorta di nessuno, se non dal direttore del Mattino di Napoli che telefona facendo una precisazione per evitare una querela minacciata dal Mastella telefonico. Il quale ripete che certe frange di magistrati eccetera eccetera. Insomma: è puro come un giglio e duro come un ceppo (di Ceppaloni). Irruente, anche. Fa capire che si dimetterà.

Il selvaggio medita: ma non s’era già dimesso la mattina in Parlamento? Boh. Si vede che in Italia dimettersi una volta non basta. Pensa di andare a letto, ma c’è ancora Feltri. A cui Mentana chiede il titolo del suo giornale di domani. È un titolo allusivo, risponde lui: Sputtanamento totale.

Risate generali. Il selvaggio, invece, non capisce. Si vede che in Italia quando tutto va a rotoli ridono a crepapelle. Beati loro.









 
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