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Biennale Teatro: un bilancio

di Alessia Gennari
  A Háború
Data di pubblicazione su web 30/09/2007  
Dal 18 al 29 luglio scorso la città di Venezia ha voluto celebrare Carlo Goldoni, dedicandogli, in occasione del tricentenario della sua nascita, la trentanovesima edizione della Biennale Teatro. Il programma ha percorso il repertorio del commediografo, ripresentandone i maggiori capolavori e riscoprendo testi meno noti, con l’intento di ricercare all’interno della sua vasta produzione i semi della contemporaneità. Il sottotitolo dell’evento, Goldoni e il teatro nuovo, ben dice di questa volontà, programmaticamente espresso dal direttore della Biennale, il regista Maurizio Scaparro: far dialogare un classico con le forme teatrali di oggi, cogliendo assonanze e cortocircuiti.

Dei diciannove spettacoli in programma, la maggior parte è stata costituita da riscritture dei testi goldoniani, tra opere più note e testi sconosciuti al grande pubblico, oltre ad un certo numero di riletture, più o meno tradizionali, da parte di registi italiani e stranieri. Ad aprire le danze è stato proprio un classico, La famiglia dell’antiquario, diretto dal catalano Lluis Pasqual, che ha dato della commedia una lettura abbastanza tradizionale, resa più interessante da una trovata registica curiosa: scene, costumi e personaggi “invecchiavano” progressivamente nello spettacolo, a partire dal settecento e arrivando fino ai tempi moderni, con il salotto borghese trasformato nello studio televisivo di un pessimo talk show. La messinscena, tra l’altro ottimamente interpretata da Eros Pagni e dall’intero cast, ha offerto una rilettura del testo in chiave attualizzante, che tuttavia nulla ha portato di nuovo sui palcoscenici del festival, ricalcando moduli già abbondantemente percorsi.

Di diverso impatto le molte riscritture in programma, alcune particolarmente efficaci e rispettose: tra tutte, Zelinda e Lindoro di Ginette Herry, autrice di una riduzione della trilogia originale, messa in scena da Jean-Claude Berutti, con bravissimi interpreti, tra cui spiccano i due giovanissimi protagonisti Julie de Maupeou (nel ruolo di Zelinda) e Anthony Breurec (Lindoro). Di diverso stampo invece, Il Feudatario di Letizia Russo, giovane autrice italiana che ha realizzato una riscrittura in stile in-yer-face dell’originale goldoniano, di cui programmaticamente non salva nulla, se non il canovaccio, trasformando l’intera vicenda in una fiera degli orrori che dovrebbe mostrare limiti e brutture del potere.

Zelinda e Lindoro
Zelinda e Lindoro

 

Tra gli adattamenti, anche quello scritto e diretto da Giancarlo Marinelli, autore di una Sposa Persiana bellica ed apocalittica, inserita in uno spazio che evoca il moderno Medioriente, scenario di conflitti e di violazioni dei diritti umani: una messinscena ed un interpretazione vicina ai moduli televisivi della soap opera rendono l’intero spettacolo lontano dal teatro di qualità che ci aspetteremmo essere proposta in cartellone dalla Biennale.

In una programmazione dunque che ha vissuto di alti e bassi, le vere sorprese sono arrivate dai teatranti dei Balcani, veri protagonisti del festival e soprattutto tra i pochi ad aver interpretato a pieno l’intento della Biennale: rivedere Goldoni alla luce di forme teatrali nuove, che parlino il linguaggio del nostro tempo.

Così è stato per gli spettacoli in programma provenienti da Budapest (A Háború, di Gábor Zsámbéki), dalla Serbia (Sluga dvaju gospodara, ili komedija dvostruke igre, di Andrea Paciotto, Susanne Winnaker, Jovan Cirilov), da Fiume (il Goldoni Terminus di Rui Zink, Tena Štivičič, Edoardo Erba): spettacoli potenti e significativi, che hanno in un modo o nell’altro scosso il pubblico e lasciato un segno, nel flusso spettacolistico ininterrotto dei quindici giorni di festival. Tra tutti, in particolare A Háború (trad. La guerra), interpretato dagli studenti dell’ Università di cinema e teatro di Budapest diretti da Zsámbéki, ha rivisto Goldoni alla luce di un teatro fortemente comunicativo, fatto di pochi essenziali oggetti scenici e di immagini teatrali di grande impatto, in cui la pace diventa un lenzuolo bianco con cui i giovanissimi attori giocano all’infinito, con i loro corpi vigorosi pieni di vita messi lì a far fronte alla guerra e alla morte.







Biennale Teatro: un bilancio
A háború (La guerra)
cast cast & credits
 
La famiglia dell’antiquario
cast cast & credits
 
Sluga dvaju gospodara, ili komedija dvostruke igre (Servitore di due padroni, ovvero la commedia del doppio gioco)
cast cast & credits
 
Il feudatario
cast cast & credits
 
Zelinda e Lindoro
cast cast & credits
 
La sposa persiana
cast cast & credits
 
Goldoni Terminus
cast cast & credits
 



 
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