Stati di famiglia
"In Italia comandano i morti e in Francia i film migliori li fanno gli immigrati". La prima è una delle frasi più lucide e significative de Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio. La seconda è una constatazione che sorge spontanea per chi, al Festival di Venezia del
Generalizzare è facile e ingiusto, ma c'è un abisso di vitalità tra il film del maestro della Nouvelle vague e quello del regista tunisino, già César per il miglior film e la migliore sceneggiatura nel 2005 con La schivata, e formatosi come attore in patria. Vitalità non nel senso di folklore "etnico", che pure non è assente nel film di Kechiche, ma come attualità di temi e originalità cinematografica.
Cous Cous racconta la storia di Slimane Beiji (Habib Boufares), sessantenne immigrato tunisino, e delle sue due famiglie a Sète, città portuale del sud della Francia. Da una parte c'è la famiglia naturale, con la ex moglie Souad, i sei figli e le rispettive famiglie di questi. Dall'altra quella "acquisita", di cui fanno parte la nuova compagna, che gestisce il modesto hotel in cui vive Slimane, e Rym (la sorprendente esordiente Hafsia Herzi), la figlia di quest'ultima, che egli ama al pari di quelle biologiche.
Sempre più solo, minacciato dalla disoccupazione e dalla disgregazione delle due famiglie (i figli maschi vorrebbe addirittura che tornasse al bled, il "paese", ovvero
Da sempre interessato al tema dell'immigrazione araba in Francia, Kechiche vi ambienta anche il suo terzo film (prima di La schivata c'era stato La faute à Voltaire, presentato a Venezia nel 2000) ma stavolta, più che ai contrasti oriente-occidente, sembra interessato a quelli interni alle due famiglie del protagonista. Contrasti tra prima e seconda moglie; sorelle protettive e fratelli puttanieri; prima e seconda generazione, figli naturali ed acquisiti. Come sfondo, la deindustrializzazione, la disoccupazione e la crisi economica che colpiscono il sud della Francia e che si ripercuotono ugualmente su francesi bianchi (de souche) e beurs.
Non si tratta di un racconto morale, né tanto meno di una fiaba in cui i cattivi occidentali si convincono della bontà e della semplicità degli immigrati tunisini, i quali infatti dimostrano tutta l'invidia, i difetti e le meschinità dei loro omologhi francesi. È piuttosto, come alcuni grandi romanzi europei, un grande affresco di famiglia che riesce a parlare anche di tutta la società in cui è ambientato, in questo caso quella francese e ancora di più
I dialoghi (doppiaggio permettendo), come nel precedente film, sono strepitosi, in un francese che mescola cadenza meridionale ed espressioni arabe, così come l'insieme degli attori, tanto da far scomparire la distinzione tra caratteristi e protagonisti.
Nonostante la durata (più di due ore e mezza) il regista costruisce poche sequenze, molto animate e con grande uso della telecamera a mano che passa con frenesia da un viso all'altro. Alcune sembrano quasi interminabili ma alla fine tutto si rivela funzionale alla storia, come quella iniziale del pranzo in famiglia, necessaria a delineare le psicologie di tutti i personaggi. O come quella della cena finale, capolavoro di ritmo e tensione quasi intollerabile costruita con un bellissimo montaggio alternato. Sequenza che si conclude con un taglio secco e inatteso, che da una parte sancisce un destino tragico, mentre dall'altra apre nuove prospettive per i personaggi del film.
Cous Cous
La locandina del film
Cast & credits
Titolo
Cous Cous |
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Origine
Francia |
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Anno
2007 |
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Durata
151' |
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Formato
1:1.85 - 35 mm |
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Colore | |
Regia
Abdellatif Kechiche |
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Interpreti
Habib Boufares (Slimane Beiji) Hafsia Herzi (Rym) Marzouk Bouraouia Faridah Benkhetache Sabrina Ouazani |
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Produzione
Pathé Renn Productions, Hirsch |
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Distribuzione
Lucky Red |
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Scenografia
Benoit Barouh |
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Costumi
Maria Beloso |
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Sceneggiatura
Abdellatif Kechiche |
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Montaggio
Ghalia Lacroix |
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Fotografia
Lubomir Bakchev |