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Due sere in blues

di Michele Manzotti
  Dirk Hamilton & The Bluesmen
Data di pubblicazione su web 17/07/2007  

Se il blues è sempre associato alla patria dove è nato, ovvero gli Stati Uniti, è anche vero che l’Europa ha accolto questo genere a braccia aperte. Rassegne e festival sono nati un po’ ovunque, con la nascita di punti di riferimento importanti . L’Italia merita un discorso a parte, perché se è vero che la parola blues compare un po’ ovunque, spesso gli organizzatori invitano musicisti che con il genere hanno poco a che fare. Esigenze di cassetta, si dirà. Ma alcune esperienze dimostrano che si può coniugare l’interesse del pubblico alla qualità e al rigore nelle scelte. Il caso di Torrita di Siena, piccola località della Valdichiana, è singolare. Infatti per due giorni, la tranquilla piazza centrale diventa meta di appassionati di Blues da tutta Italia e dall’estero. Non sono pochi infatti, oltre a coloro che si muovono appositamente per vedere un artista, quelli che in vacanza nella campagna senese sono capitati un giorno per caso e sono tornati poi regolarmente ogni anno.

Questa doverosa introduzione per giungere nei dettagli  dell’edizione 2007 (la numero 19) del Torrita Blues Festival, dove nel passato sono capitati almeno 200 artisti tra cui John Mayall, Robben Ford, Charlie Musselwhite, Luther Allison, James Cotton. Forse una delle migliori, anche di quella di due anni fa che pure vide la presenza di un mito del genere come Taj Mahal. Perché le due serate del 29 e 30 giugno sono state caratterizzare da sole quattro esibizioni, ma tutte nel segno del blues autentico, senza troppe concessioni a effetti speciali che non fossero strettamente legati alla bravura strumentale. C’è stato solo un inconviente durante la prima sera: l’annunciato debutto italiano di Michael Powers, bluesman newyorchese, è saltato per problemi personali dell’artista che non si è mosso dagli Stati Uniti. Ci ha pensato uno dei migliori professionisti del blues italiano, Tolo Marton, contattato nella stessa giornata, a fare in modo che il pubblico si scaldasse adeguatamente. D’altra parte la prima sera vedeva anche l’esibizione della Ford Blues Band, fondata 20 anni fa da Patrick (fratello del già citato Robben), formazione che esprime musica di grande energia e impatto, secondo uno spirito tutto californiano di intendere il blues. Dalla California è arrivata anche la grande star della manifestazione, quel Roy Rogers maestro della chitarra slide (tecnica di cui parleremo fra breve) ma anche produttore di successo. Ha avuto infatti due nomine ai Grammy come musicista, ma è stato 6 volte vincitore del prestigioso riconoscimento come produttore per John Lee Hooker e Ramblin Jack Elliott. A Torrita è giunto direttamente da San Francisco con il suo gruppo The Delta Rythm Kings in esclusiva europea, dato che in altre località si sarebbe esibito solo come ospite di formazioni varie.


 

The Ford Blues Band
The Ford Blues Band


 

Per questo il pubblico della seconda serata ha riempito piazza Matteotti in numero superiore alle precedenti edizioni. E non ha mancato innanzitutto di festeggiare anche una vecchia conoscenza come Dirk Hamilton, un bluesman con l’ispirazione da cantautore, accompagnato da un formazione italiana. Buona l’esibizione, sempre attenta a non forzare troppo i decibel per raccontare in modo adeguato le storie raccontate nei suoi brani. Roy Rogers è stata la degna apoteosi della rassegna: parlavamo della tecnica slide e ce la facciamo spiegare direttamente da lui grazie a un’intervista pubblicata su Il Popolo del Blues: «Si tratta di suonare con un collo di bottiglia o di metallo le corde scivolando con il collo fino a dove hai le note del blues. il mio stile è ancora più rurale e antico perchè io suono la chitarra acustica con il bottleneck (il collo di bottiglia) non elettrica come ad esempio il grande Duane Allman degli Allman bros (scomparso nel 1972) o l'eccelso Lowell George dei Little Feat (scomparso nel 1979). Il mio riferimento è il chicagoano Elmore James quello di "Dust my broom", un chitarrista che rivoluzionò il modo di suonare la chitarra acustica, elettrificandola, prima, e suonandola slide poi». Infatti Rogers ha letteralmente catturato il pubblico con questa tecnica alternando chitarre acustiche dalle dimensioni più varie, con brani che iniziano lentamente, quasi a saggiare le possibilità dello strumento, per poi partire con un’energia di grande impatto sonoro e dinamico. Un lavoro supportato con grande professionalità dai Delta Rythm Kings (basso e batteria) che riescono a trovare l’equilibrio con il solista-cantante pur evidenziando il loro ruolo ritmico. In un festival dove non ci sono le transenne, il pubblico si è accalcato ordinatamente sotto il palco per scatenare il proprio entusiasmo. Una gioia che ha colpito Rogers, quasi commosso da tanta partecipazione. E  che fa ben sperare per il 2008, quando l’associazione Torrita Blues avrà il difficile compito di preparare un ventennale degno di questo nome.





Torrita Blues Festival
XIX edizione



cast cast & credits
 

 


 

Il manifesto del Torrita Blues Festival 2007
Il manifesto del Torrita Blues Festival 2007


 

Tolo Marton
Tolo Marton


 

Roy Rogers
Roy Rogers

 

 

 

Torrita Blues Festival 2007




 
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