Nel 1973 Storia damore e d'anarchia conquistò il Festival di Cannes, ma la commedia eponima (scritta dalla stessa Wertmüller), da cui quel film era stato tratto, non ottenne la medesima fortuna. Alla fine della primavera scorsa, nondimeno, l'autrice-regista ha voluto affrontare di nuovo quel testo, escogitandone una rinnovata confezione e trasformandolo in una vivace e a tratti frenetica commedia musicale.
La trama è lineare: il "sempliciotto" Tonin, per vendicare l'uccisione di un caro amico anarchico, ne sposa la causa politica e accetta di assassinare Mussolini durante un comizio a Roma. Nella capitale è ospitato da un'altra attivista dellanarchismo, Salomè, "impiegata" in un bordello di lusso, dove Tunin conosce e s'innamora ricambiato della giovane Tripolina. Amore e ideali in ruvido contrasto fino all'inevitabile epilogo tragico. Si tratta, tuttavia, pur sempre di una commedia e il tono generale della messa in scena schiva acrobaticamente severità e tragicità a favore del grottesco e dell'eccesso caricaturale. Non un atteggiamento di spensierato disfattismo, però, ma quel gusto per la ridondanza e quella sorta di comico barocchismo che definiscono loriginale poetica della Wertmüller.
La scenografia oggettivizza bene questa impostazione: una scalinata articolata, interamente ricoperta da grosse rose rosse dipinte, sfacciato e compiaciuto omaggio al kitsch e rivincita su un certo riservato e timido intimismo. Una scelta, fra l'altro, perfettamente coerente ai tempi e agli umori rappresentati, alla presunzione e alla volgare misoginia fascista così come alla disinvolta e rassegnata disperazione del postribolo. Accordata in una medesima chiave anche la recitazione: Giuliana De Sio/Salomè coniuga il pragmatismo e i modi e il linguaggio della popolana con la tenerezza e la genuina indignazione di chi vuole vendicare ingiustizie troppo grandi, mentre Marco Zannoni offre un'adeguata incarnazione del "machismo" e dell'aggressiva boria fascista.
Elio, nell'inedita veste di attore, rivolta il proprio impaccio in efficace caratterizzazione dello spaesamento – anche ideologico – del suo Tunin. Accanto a loro, le altre prostitute, i clienti e le milizie fasciste, sono sgargianti e sonori tasselli a comporre un mosaico policromo, in cui risate e lacrime, politica e violenza, amore e sesso a pagamento convivono a descrivere un'epoca e i suoi umori. Quelli che la regia sempre sopra le righe della Wertmüller riesce a inquadrare in limpidi seppur sporadici affreschi, rubati al forsennato e roboante ritmo della sua commedia musicale.
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Storia d'amore e d'anarchia
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