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Buonsenso

di Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 05/06/2007  

C’era una volta il buonsenso, che secondo lo Zingarelli altro non è, citiamo, che la «capacità di giudicare e comportarsi con saggezza, senso della misura, ed equilibrio». Ci sembra una definizione perfetta. Oggi, sub voce come suol dirsi, vorremmo suggerire alla gloriosa Casa Editrice Zanichelli che lo pubblica di togliere il lemma, e di sostituirlo con un rinvio: «Buonsenso. Si veda alla voce ‘mancanza di…’».

Qualcuno si chiederà il perché di questa premessa. È perché, rispondiamo, fra le altre cose ci occupiamo di televisione. E siccome la televisione è ormai diventata non uno spasso, un relax, uno strumento di informazione o quel che volete, ma il sostituto della realtà per quasi tutti (anzi, tutti: o almeno tutti quelli che ce l’hanno), l’unica considerazione che siamo portati a fare è che il buonsenso fa parte di un passato nebuloso e incerto, un po’ come se si parlasse delle Guerre puniche.

Qualcuno avrà letto del bel programmino della Tv olandese, quello di quel talk show in cui si metteva in palio un rene da donare a qualche dializzato in pericolo di vita. Il programma è andato in onda: una malata terminale che dona un rene, e tre dializzati fra cui un po’ il pubblico e un po’ lei dovevano scegliere il ‘ricevente’, che avrebbe avuto la vita salva o per lo meno migliore. Il programma era prodotto dalla Endemol, che produce anche da noi. Altissimo share. Brividi. Piacere a fior di pelle (gli amanti del macabro sono tanti: più o meno, quelli che guardano alla televisione il 90 per cento dei programmi – macabri, senza distinzione).

Arrivati alla fine o quasi, l’inevitabile esclamazione: Tutto finto! Siete su scherzi a parte (o qualcosa del genere). L’ammalata terminale era un’attrice. I tre dializzati erano veri, ma consenzienti: volevano così sensibilizzare gli spettatori sulla loro condizione eccetera. Il giorno dopo, più di mille olandesi si sono iscritti nelle liste dei donatori di organi. Un successo?

No, naturalmente. Solo una triste abdicazione al buonsenso di cui sopra. Vogliamo dirla tutta? Una pagliacciata senza freni né limiti. Spregiudicata, anche. Indegna: un modo come un altro per speculare sul dolore (anche da parte dei tre personaggi veri: i più spregiudicati di tutti, diremmo). Perché il pubblico, bava alla bocca, ci credeva, e per un po’ ha pensato davvero di poter decidere della vita e della morte di qualcuno.

spettiamo solo, di questo passo, che si faccia un reality in cui il pubblico deve decidere, telefonando a un numero verde, se a un poveretto in coma si deve o no staccare la spina. Facciamo una scommessa: secondo voi, entro quanto ci arriveremo?

Personalmente, siamo pronti a scommettere uno stipendio che qualcuno, in Olanda o altrove, ci sta già pensando.
















 
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