drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Il senso della classicità

di Gabriella Gori
  Limon Dance Company
Data di pubblicazione su web 22/05/2007  

Alla domanda che cos’è un classico è facile rispondere che José Limon è un classico della modern dance americana. Pupillo di quella Doris Hamphrey che, insieme a Martha Graham, ha iniziato la rivoluzione copernicana della danza statunitense del primo Novecento.

Ballerino, coreografo, maestro, direttore di compagnia, ideatore della tecnica Limon, questo messicano doc, nato nel 1908 e morto nel 1972, è un autore che – per usare le parole di Sainte-Beuve -  ha saputo arricchire “lo spirito umano”, si è espresso “in uno stile tutto suo”, “felicemente contemporaneo di tutte le epoche”. 

Lungi dal voler legittimare un’eccessiva e disinvolta “contemporaneizzazione” dei classici, l’ultimo enunciato di Sainte-Beuve coglie in realtà il senso della classicità di Josè, ovvero quella capacità di mantenere intatto nel tempo il proprio valore e di trasmettere il proprio messaggio, anche col mutare delle condizioni storiche.

Di fronte all’obbligo morale ed artistico di non dimenticare un classico nell’accezione ‘sainte-beuviana’ del termine, ma tenendo anche presente quella ‘oraziana’ che privilegia l’equilibrio e la bellezza dell’opera d’arte, è di fondamentale importanza che a trentacinque dalla morte di Limon, e a sessant’anni dalla fondazione della José Limon Dance Company, si tenga vivo un patrimonio orchestico di inestimabile valore, riuscendo a vincere l’oblio dei tempi e a salvare i capolavori del maestro di Culiacan.

Limon Dance Company
Limon Dance Company



Fondata da José Limon e Doris Humphrey  nel 1946 e diretta dal 1978 da Clara Maxwell, la José Limon Dance Company ha come scopo il recupero del repertorio della danza moderna americana ed è arrivata in Italia per celebrare il genetliaco.

Al Teatro Sistina di Roma, ultima tappa della tournée dopo Modena, Asti, Mestre, Trieste, ha presentato con successo Choreographic offering, The Moor’s Pavane e Psalm. Tre pezzi forti in cui è stato possibile riscoprire il codice espressivo di Limon con la sua danza maschia ed espressiva, il movimento dinamico e possente, l’uso del pavimento come fonte di energia, l’equilibrata partitura di stampo ‘oraziano’ ma ‘sainte-beuviano’ nel tratteggio dei moti dell’animo.

Affascinato da Michelangelo e Bach e definito il “grande umanista“ della modern dance, Josè colpisce per la contemporanea classicità della sua poetica e questo nonostante lodevoli operazioni come quelle della Limon Dance Company possano portare alla “museificazione” del movimento.

Se infatti è esente da questo rischio la ripresa di coreografie passate, non lo è altrettanto la resa tecnica del movimento che, all’inizio del terzo millennio, è cambiata rispetto a quella dei decenni in cui agiva Limon. I componenti della Limon Dance Company, pur nel loro generoso rigore, ballano con una qualità e una dinamica che sembra non aver risentito dell’evoluzione del linguaggio del corpo degli ultimi decenni.

Oggi il ballerino deve mostrare una profonda coscienza del movimento che, a sua volta, deve trasparire dal lavoro sul corpo che deve essere flessibile, eppure forte, lungo eppure capace di contrarsi e vibrare come una corda di violino. I danzatori statunitensi sono davvero bravi ma i loro corpi compatti non ‘vibrano’ e renderebbero ugualmente omaggio al loro maestro se riuscissero ad ‘attualizzare’ il movimento ‘limoniano’, senza peraltro snaturarlo.

Detto questo, simili considerazioni non inficiano la validità dell’ottimo spettacolo, vogliono semmai spingere ad un’attenta riflessione sui cambiamenti che la tecnica ha subito nel tempo e come non si possa più prescindere da questi senza cadere nella “museificazione” della danza che, proprio per la sua natura di arte del movimento perennemente in fieri, non può e non deve essere cristallizzata in forme assolute.

Choreographic Offering è un lavoro creato nel 1963 in memoria di Doris Hamphrey e riproduce sull’Offerta musicale di Bach gli inconfondibili stilemi ‘hamphreyani’, filtrati dalla sensibilità dell’allievo messicano.

A corona la coreografia si apre e si chiude con un ensemble di tredici elementi, mentre al suo interno si alternano soli, quintetti, duetti. In un continuum di vitalità, leggerezza, eleganza, gli occhi dello spettatore colgono il nitore del disegno compositivo, il gioco delle braccia nella classica posizione a volo di uccello o nella quarta posizione aperta in cambré, i salti poderosi in attitude, i continui attraversamenti del palcoscenico, accompagnati dal frusciare dei morbidi costumi firmati da Marion Williams e illuminati dalle luci pastello di Steve Woods.  

Psalm, del 1967, è, come ha scritto Limon, “un’evocazione del potere eroico dello spirito umano e del trionfo di questo sulla morte”. Ispirato ad un’antica tradizione ebraica secondo cui tutto il male del mondo riposa in trentasei sapienti, chiamati “Lamed-Vov”, la coreografia ha avuto un nuovo allestimento di Carla Maxwell e una nuova partitura musicale di John Magnussen in occasione delle Olimpiadi Invernali nello Utah del 2002.  

Con indosso pantaloni e tuniche dai colori delicati gli interpreti, accarezzati dalle luci di Steve Woods, alternano astratte sequenze solipsistiche e corali, dando voce all’umanità ‘limoniana’ che ritrae “l’ultimo dei Giusti” nella sua dolente e composta danza di dolore, nel suo ‘dialogo’ a distanza con il gruppo, simbolo di un’umanità ignara eppure sofferente.

Vero e proprio capolavoro, The Moor’s Pavane su musica di Purcell, arrangiata da Simon Sadoff, è una creazione del 1949 che mette in scena non la fabula shakespeariana di Otello ma l’intreccio delle passioni rappresentate da quattro emblematiche figure: il Moro, la moglie del Moro, l’amico del Moro e la moglie dell’amico.

Limon Dance Company
Limon Dance Company



Negli splendidi costumi rinascimentali di Pauline Lawrence, bordeaux il Moro, ocra l’amico, marrone la moglie dell’amico, bianco la consorte del Moro, i quattro protagonisti danno corpo ai sentimenti con una danza che intreccia stilemi moderni a inchini, volte e riverenze secenteschi, tipici di una danza di corte come la pavana.

Limon, focalizzando l’attenzione sugli stati d’animo, mette in scena il furor amoris di Otello, l’innocenza di Desdemona, la perfidia di Iago, l’incoscienza di Emilia, in un balletto di incredibile concisione e profondità, rese ancora più e videnti dal linguaggio del corpo. La danza possente del Moro, un bravo Francisco Buvalcaba, stride con quella scivolosa e insinuate di Jago, il convincente Roel Seeber, e si scontra con quella ineffabile della moglie, una deliziosa Roxane d’Orlèans Juste, a sua volta circuita dai modi eleganti di Ryoko Kudo nel ruolo di Emilia.

Tutto, anche per l’effetto luci di Steve Woods, si snoda in un’atmosfera claustrofobia e dimostra quanto ancora, al di là degli anni trascorsi, José sappia toccare le corde giuste ed essere un classico per eccellenza.   







Choreographic offering, The Moor's Pavane, Psalm


Choreographic offering
cast cast & credits
 


The Moor's Pavane
cast cast & credits
 


Psalm
cast cast & credits
 
 

 

 

José Limon
José Limon

 

 



 




 

 

 

 

 

 

 







José Limon Dance Company



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013