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Ridateci Biscardi

Roberto Fedi
 
Data di pubblicazione su web 12/03/2007  

Giovedì sera eravamo in un eccellente ristorante a Venezia (sono rari, ma ci sono), e quindi ci siamo persi senza nessun rimpianto Anno zero di Santoro, prima serata su Rai Due. Ciò che ne sappiamo ci arriva quindi dai giornali, segnatamente dalla cronaca del “Corriere della Sera”, a cui vanno eventualmente indirizzati i reclami per le inesattezze nonché le querele.

Dunque, si parlava dei Dico, tanto per cambiare. In studio il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Gli altri non contano. Era anche la prima puntata della nuova serie della trasmissione, di cui (questa è una nostra opinione) non si sentiva davvero il bisogno viste le modeste prove dell’anno scorso. A un certo punto ecco il disegnino satirico del signor Vauro, un vignettista (come sopra: opinione nostra) capace solo di tirare dei calci nello stomaco, e sempre sgradevolmente di parte (essere di parte non è un limite, anzi; esserlo sgradevolmente, sì). Vabbè: affari suoi. Ma in questo caso la vignetta dice, attribuendo ironicamente la frase a Mastella: “Sapevo, fino ad oggi, di essere in una trasmissione di pericolosi comunisti, ora so anche che si tratta di comunisti pure froci” (si cita dal suddetto “Corriere”).

Che, la si pensi come si vuole (noi, per esempio, non siamo proprio tra i fans di Mastella), è una battuta che non fa ridere, neanche sorridere, ed è pure a dir poco volgare. Ricordiamo che siamo alla Rai, servizio pubblico, e in prima serata. Oddìo, al recente festival di San Remo se ne è sentite anche di peggio (si veda il nostro Trick-track, qui dietro), e in una canzonetta molto celebrata c’era anche la parola “stronza” (pardon), ma questo mica giustifica nulla – nel caso ditecelo: avremmo una serie di epiteti in serbo per mezzo mondo da levare il fiato.

 



 

Allora il Mastellone s’è infuriato, e se n’è andato in diretta. Rincorso dalle parole e dalle grida del Santorone: “La cosa di cui davvero non se ne può più è l’arroganza di questi politici che se ne vanno senza nemmeno ascoltare che cosa gli altri stanno dicendo. Non me ne frega niente. Cacciatemi. Questi signori della politica devono abituarsi e accettare di confrontarsi anche con chi ha idee diverse e, comunque, starli a sentire”. Si cita sempre dal “Corriere”.

Applausi del pubblico pronto a qualsiasi beceramento pur di svillaneggiare il politico di turno. Più tardi, il Ministrone ha detto, sempre più furioso, che il servizio pubblico non è questo, che Santorone guadagna un milione di euro e si vergogni, eccetera. Il quale Sant’Oro ha replicato, indignato, che lui guadagna ‘solo’ 250 mila euri. Che – opinione nostra anche questa – non sono poi un’elemosina, per la roba che fa.

Fin qui la cronaca, più o meno. E noi abbiamo un po’ di cosette da dire. Che sono queste. La prima: il Sant’Oro non fa trasmissioni. Fa processi. La seconda: Vauro è come quei calciatori non all’altezza, che cercano di cavarsela tirando pedate. La terza: i politici che occupano stabilmente la Tv pubblica ci fanno venire l’orticaria, e se se ne vanno (chiunque li butti fuori) è un bene per tutti, anche per chi non apprezza Sant’Oro (per esempio noi). La quarta: servizio pubblico non significa (questo è quello che pensano i governi, nessuno escluso) fare quello che vuole il boss di turno, bensì informare in modo decente, cosa che non fa Sant’Oro e nessuno, in Tv.

La quinta: processo per processo, urla per urla, volgarità per volgarità, beh: ridateci Biscardi.

















 
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