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Pippe

di Roberto Fedi
  Baudo e Hunziker
Data di pubblicazione su web 02/03/2007  

Quest’anno abbiamo visto (beh, non tutto: un assaggio) Sanremo. Dite che anche noi, l’ultimo baluardo della resistenza, abbiamo ceduto? Le cose stanno così.

Eravamo in macchina, prestino. Giornale radio. Solite disgrazie: governicchio che fa i conti. Maestre che tagliano la lingua ai bambini delle elementari. Benzina alle stelle. I soliti morti e sequestri. E poi Sanremo. Insomma, un’escalation di disperazioni.

Stavamo per cambiare quando irrompe nella nostra macchina il solito Pippone. Così abbiamo sentito la seguente frase, quasi testuale: Sanremo è l’Italia, con le sue canzoni. Se Sanremo  migliora, anche l’Italia migliora.

Cavolo! Sapete che in macchina è proibito telefonare: beh, farebbero bene a proibire anche Pippo. Un altro po’ e andavamo a sbattere. Questa, da che mondo è mondo, non s’era mai sentita. In altre parole: l’Italia lega il suo destino a Sanremo. Beh, la cosa ci ha incuriosito: intanto  perché il destino italico ci sta a cuore, e poi perché le pippate, ragazzi, sono roba seria.

E così martedì 27 febbraio, per la prima volta da decenni, abbiamo acceso la televisione sul primo canale in prima serata. Insomma, una serata da primato. Ecco quello che abbiamo visto, e che Pippo ci maledica se non è vero.

Scenografia da spettacolone (rassicurante, benpensante, governativo) della domenica pomeriggio su Rai Uno, che è l’unica dimensione ormai nella quale il Pippone si trova a suo agio. Entra costui con un parrucchino nuovo o almeno ricolorato ad hoc, e infila subito una gaffona: presenta le foto dei ‘big’ (buona questa) della serata, e appare tale Antonella Ruggero. “Nada!” (cantante risalente all’incirca alle guerre puniche), esclama Pippo, già spippato. Vabbè, sarà l’emozione.  Poi arriva, gialla e incartata in un vestitone che le sta addosso come se avesse scommesso con il sarto (costo: 290 mila euri), la Hunziker. Che dice subito di essere felicissima di fronte a questa grande orchestra di sessanta elementi. “Ottanta”, precisa Pippo. Mah. Poi ecco un po’ di teatrini fra i due, con Pippo che in tanti anni di spettacolo tutto avrà imparato ma certo non a recitare, neanche i dialoghetti fra una canzonetta e l’altra. Che sono goffi quando vorrebbero essere disinvolti, e da asilo infantile quando dovrebbero essere seri – per esempio presentando i cantanti, che cantano sì canzoni da depressione, ma almeno si giocano quel poco o nulla di carriera che hanno.

Una noia, anzi una tristezza da pomeriggio televisivo lunghissimo di una domenica di pioggia d’inverno col mal di testa. Meno male che spesso c’è la pubblicità. Appare Chiambretti, che fa il simpatico sui capelli trapiantati di Pippone – sai che novità. Prima ancora, la Hunziker aveva stonato senza voce (uno strazio) una canzonetta dell’ex marito Ramazzotti, di cui non s’è capita la necessità. Ha anche fatto finta di essere commossa fino alle lacrime, non si sa perché e neanche ci interessa un cavolo. O forse di gioia, visto che (si dice) si porta a casa un paio di miliardi.

A un certo punto ecco il comico. Ovvìa, meno male. È tale Cornacchioni, tipico comico televisivo da Rete Tre: non fa ridere, ma se la prende con Berlusconi. Ora, che uno nel 2007 pretenda di far ridere facendo la parodia di Berlusconi è anche peggio che se fosse arrivato Silvio in persona. Costui si sbraccia, la fa lunga da morire, e a dirla tutta ci fa pena (non solo a noi: col pretesto che era troppo lungo taglieranno la sua performance del giorno dopo – meno male).

E le canzoni? Mamma mia, c’è anche qualcuno a cui interessano le canzoni, a parte il Pippo che citavamo in apertura? Speriamo di no: sennò si sarebbe sorbito musiche inascoltabili, voci incerte, stecche da rabbrividire, e versi (chiediamo scusa ai versi) sul sociale, la pace, addirittura i malati di mente (beh, quelli almeno erano in tono) e naturalmente il rapporto padre-figli. Qui onestamente non ce l’abbiamo fatta più, e ci siamo sentiti presi per il culo (pardon). Ci dispiace, ma abbiamo staccato.

S’è fatto il possibile. Ma, ragazzi, un paio d’ore di Pippo e di pippe stroncherebbero un bue.











 
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