In un momento in cui si parla tanto delle nuove tipologie di famiglie italiane, anche Vincenzo Salemme dice la sua in Bello di papà, la rielaborazione, completamente ampliata e rifatta di un suo vecchio canovaccio del 1996 mai rappresentato. Antonio, scapolo impunito, fidanzato da dodici anni, eterno Peter Pan, con una cura maniacale per la sua casa e i suoi oggetti, si trova costretto ad improvvisarsi papà di Emilio, suo caro amico quarantenne che, sotto ipnosi, per il consiglio di uno psicanalista, deve rivivere la sua infanzia per risolvere il trauma infantile della mancanza del padre. Come è nel suo stile, Salemme costruisce una commedia dolceamara in cui i ruoli vengono sovvertiti e, in una girandola di gag e di colpi di scena, si arriva allinaspettato finale. Senza i suoi tradizionali compagni di lavoro come Buccirosso e Paone, che già da un po hanno lasciato la sua compagnia, e Maurizio Casagrande, che sì è preso un periodo sabbatico, Salemme si misura con altre spalle, così da offrire unulteriore prova della sua abilità nell interloquire con nuovi attori: Massimiliano Gallo, figlio darte di Nunzio Gallo, nel divertente ruolo di Emilio, Marcello Romolo che, pur avendo già lavorato con lui, assume ora maggior spazio nella parte del surreale psicanalista, Antonella Elia, la svampita fidanzata.
Negli sketch, emerge di più la personalità di Salemme, specie quando si butta a capofitto nei dialoghi improvvisati fra il pubblico, scendendo in platea armato ora di bicicletta, ora di canoa e cerca un contatto con gli spettatori che, prima intimoriti, in breve tempo si lasciano coinvolgere e scherzano con lui che sembra non voler più tornare sul palcoscenico a riprendere la sua commedia. È proprio la passione, lentusiasmo per il far nascere ogni volta una parte di spettacolo nuovo che piace al pubblico, poiché Salemme sembra sempre divertirsi mentre recita e, alcune volte, improvvisa con i suoi attori, rinnova ogni sera lo spettacolo, lo arricchisce di nuove battute. Più di una volta appare, infatti, evidente che gli attori ridono, spiazzati dalla sue nuove invenzioni mimiche, verbali.
Antonella Elia e Vincenzo Salemme
È inesauribile, recita con tutto il corpo in movimento, arrampicandosi sulle eleganti scenografie di Alessandro Chiti, insegue e picchia la finta bambina, assistente dello psicanalista, interpretata dallatletica Biancamaria Lelli, tira le battute in lungo fino ad arrivare allultima con un filo di voce, ma non si ferma. Ironica è lidea di ricostruire linfanzia di Emilio e poi ladolescenza così da inscenare gli scontri generazionali tra padre e figlio. A complicare la vicenda appare anche limprobabile famiglia di Antonio, costituita dalla madre resa con misura da Adele Pandolfi, il fratello imperturbabile di Domenico Aria e la sboccata cognata Sheila di Rosa Miranda. Inoltre, a complicare il menage familiare, arrivano lodontotecnico dello studio di Antonio interpretato da Antonio Guerriero e la paziente insoddisfatta di Roberta Formilli, veterana della compagnia. Insomma gli sketch che si susseguono sono così numerosi che scaturiscono come in un gioco di scatole cinesi uno dallaltro.
Gli interpreti
Nonostante Salemme, quando porta in tournée i suoi spettacoli, si preoccupi di attenuare la napoletanità delle battute, alcune si perdono, un po perché sovrastate dalle risate, un po perché troppo legate allambiente napoletano.
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