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L'Erba del vicino

di Roberto Fedi
  "La mummia" di K. Freund (1932)
Data di pubblicazione su web 10/01/2007  
Ci avremmo scommesso la camicia: e infatti, rapido e implacabile come un falchetto (altro che vespa), ecco che lunedì sera, Rai Uno, dopo la lagna degli anni Sessanta raccontati in Tv (ne abbiamo già parlato ma le puntate dopo la prima sono anche peggio, se possibile: piagnucolose, populiste, generiche, roba da piacioni de Roma morti de noia, li mortacci…), zac!, arrivano a colpo sicuro Vespa & Company che ci danno dentro con il pluriomicidio di Erba. Che, l’avrete notato anche voi, essendo capitato a ridosso delle feste di Natale era stato poco ‘usato’ dai giornali e dalla Tv. C’era la Finanziaria, c’era Babbo Natale, c’era il Capodanno coi botti, insomma c’era troppa roba in giro. E poi l’extracomunitario-spacciatore di famiglia che si pensava (e i giornali giù subito a corpo morto) responsabile della morte di moglie, figlio, suocera e vicini (altro che Novi Ligure…), si era scoperto che era in Tunisia, e l’interesse morboso si era subito assopito. Come dire: e che si fa così? Prima ci promettete lacrime & sangue e poi niente? Insomma, non se n’era più parlato.

Poi il colpo di scena (‘paura eh…?’, come dice Lucarelli nelle imitazioni di Crozza). Niente extracomunitario-spacciatore, nel frattempo tornato a Erba (ci scusiamo per l’involontario gioco di parole). Bensì il vicino di casa e la moglie. Madonna. E perché? Perché quella famiglia (quella sterminata) sembra che ogni tanto facesse rumore in casa. Tutto qua? Sì, miei piccoli lettori. Si vede che basta, in questo bel mondo.

Abbiamo subito abbassato lo stereo e quasi zittito la televisione (non si sa mai), e siamo rimasti da Vespa. Vediamo un po’ cosa ti inventa questo qua stasera. E allora abbiamo invece perso la seconda scommessa.

Che era la seguente: ora entrano il ciuffone di Crepet e la barbaccia del criminologo Francesco Bruno, quello che parla di delitti come si discutesse di abbacchio e bucatini all’amatriciana. Invece no. Collegamento lunghissimo con il marito (e padre e nonno) di tre delle vittime, e i figli. Il Vespa ammira ripetutamente la serenità dell’interlocutore, che è credente e cristiano e perdona. No comment. Poi si torna in studio. Al posto della barbaccia e del ciuffone ecco che ci sono il criminologo Picozzi, già noto perché collabora con il giallista Lucarelli, e un generale dei carabinieri esperto di indagini. Poi anche il capo della Squadra Mobile di Roma, perché alla fine si parlerà per due minuti anche del delitto di via Poma, di più di vent’anni fa. Poi una magistrata (l’unica superstite delle ‘vespate’ del passato: praticamente non parla mai), e una giornalista, quella che ricostruisce i delitti alla Tv (idem).

Guarda guarda, ci siamo detti. Perché c’è stata una mutazione vespica: ora siamo all’imitazione, malfatta, di C.S.I. Tanto che a un certo punto qualcuno lo dice anche: ‘questa è la realtà, non è C.S.I.’. Ma si parla meno di psicologie (per fortuna: non ci pareva il massimo discettare su ‘pazienti’ mai visti se non in fotografia sul giornale), e più di polizia scientifica: DNA, tracce, scena del crimine, roba così.

Rimane la faccenda – e scusate se è poco – che lì dentro nessuno, neanche il Carabiniere, sa niente direttamente delle indagini. Domanda: e allora che C.S.I. è? È tutto un sentito dire, tutto un ripercorrere delitti del passato (il criminologo Picozzi sembrava che stesse facendo una trasmissione di Lucarelli: come minimo, parla troppo senza sapere nulla di prima mano del fatto in sé). Insomma, il Vespa ‘crepettizzato’ era insopportabile per genericità e per sensazionalismo, questo è insopportabile per pseudo-scientificità.

In conclusione: ma, una volta tanto, questi qua non potrebbero stare un po’ zitti?





 
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