drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Le sacre didascalie di Beckett

Gherardo Vitali Rosati
  Catherine Samie
Data di pubblicazione su web 05/11/2006  

Quando Frederick Weiseman ha scelto Catherine Samie per interpretare Winnie probabilmente sapeva di mettersi nei guai, e così è stato. Mentre Edward Beckett passava la Manica per verificare tutta l’organizzazione del Paris Beckett, Irène Lindon – figlia di Jerôme, editore dello scrittore per le Editions de Minuit – incontrava il regista per dimostrare la sua totale avversità a tale scelta. È infatti risaputa la rigidità dell’autore e dei suoi eredi per un esatto rispetto delle didascalie, si ricorda fra le altre la data della prima di Fin de Partie à la Comédie Française (1988) quando troppo avventatamente Gildas Bourdet aveva mutato il grigio del fondale con un ben più allegro rosa. In quel caso non ci furono trattative e le rappresentazioni aprirono con un telone che nascondeva il dissacrante colore, con una lettera di scuse della direzione.

M.me Lindon è stata più generosa e ha finito per acconsentire alla rappresentazione nonostante che fra Beckett e la Samie ci corressero soltanto 27 anni e oggi si sta celebrando il centenario della nascita dello scrittore… come fare per poter avere la Winnie «sulla cinquantina, ben conservata, preferibilmente bionda, grassottella…» di cui parla il testo? Nel preciso reticolo di indicazioni sceniche si inizia dunque ad aprire qualche breccia; il fondale «che rappresenta una pianura ininterrotta e un cielo sconfinato convergenti verso il basso orizzonte» non è più un trompe-l’oeil ma un telo illuminato interamente di blu, la cui visione è interrotta dalle stilizzate sagome di due collinette. Certo però che l’impressione del «cielo sconfinato» non manca, meno evidente è la pianura. Lo scenografo Paul Andreu (noto per aver firmato il progetto dell’aeroporto Charles De Gaule) spiega che ha voluto «essere fedele alla volontà dell’autore, senza tradirla con un’obbedienza troppo prudente». Presenta una Winnie interrata in un tessuto che le resta troppo discosto dalla vita: la sua volontà di lasciare aperte più interpretazioni («il monticello è una tortura o un gioco? […]») sembra invece escludere proprio quella proposta dal testo («interrata fin sopra la vita»). Così la frase che lui stesso cita – «[…] la gravità, Willie, ho l’impressione che sia cambiata. […] Sì, la sensazione sempre più netta che se non fossi trattenuta […] in questo modo, volerei via» – perde di forza e di chiarezza.

Catherine Samie che festeggia quest’anno il cinquantenario del suo ingresso alla Comédie Francaise, appare perfettamente a suo agio sulla scena del Vieux Colombier e assai precisa nel suo ruolo. Adotta un timbro vocale acuto che alterna di tanto in tanto con note gravi, muta radicalmente registro quando cita le parole di «questo Shower…o Cooker…comunque finiva per er…». Nei frequenti momenti di gioia il suo viso è illuminato da un entusiasta sorriso. La sua ira, rara, è violenta. I suoi occhi come la sua bocca e le sue mascelle parlano forse ancor più della voce.

Chissà cosa ne avrà pensato M.me Lindon, costretta a far la brutta parte anche con le dive più sacre, per una volta è stata accondiscendente. Il sostituire una donna di mezza età con una pur straordinaria attrice settantacinquenne muta però il senso della pièce: non più una riflessione universale e pessimistica sul senso, o piuttosto sul non senso, della vita, ma la ben più banale osservazione di un’assai comprensibile depressione senile. Il testo, di già difficile interpretazione, finisce così per perdere di forza; quel contrasto fra l’aspetto gaudente della protagonista e la sua situazione è annientato. La scenografia lontana dall’attrice risulta al contempo estranea al personaggio, come se si trattasse di due elementi scollegati: la percezione dello spettacolo è così frammentata e il suo potere evocativo svanisce.





Lettere da Parigi
Oh! Les beaux jours

cast cast & credits
 

 


vedi
Drammaturgia 9 (2002): Beckett

Drammaturgia 9 (2002) 
Beckett





 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013