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Le buone idee

di Giovanni Fornaro
 
Data di pubblicazione su web 28/09/2006  

Si è conclusa l'interessante edizione 2006 del Festival della Valle d'Itria di Martina Franca, la più importante manifestazione musicale - insieme con il ''popolare'' Festival della Notte della Taranta - osservabile nell'articolata estate pugliese. Occasione d'élite, ma accomunabile all'altra se non altro per cospicuità di finanziamenti regionali e conseguenti, ampie lodi espresse dagli amministratori di turno, disinvoltamente interessati a esperienze di produzione artistica purché, cavalcando l'onda della (pseudo) marcatura identitaria, garantiscano un rapido ''ritorno'' in termini di marketing politico.

Per tornare alle cose serie, quindi alla musica, degni di particolare nota sono apparsi, per motivi differenti, gli allestimenti di ''Idomeneo'' (dal 23 luglio) e ''Semiramide'' (dal 5 agosto).

Dobbiamo in larga parte a Richard Strauss e alla sua riscrittura, approntata nel 1931 per la Staatsoper di Vienna, se l'Idomeneo re di Creta, di Varesco-Mozart, composta nel 1781, è rientrata nel repertorio lirico contemporaneo, dopo un certo periodo di oblio.
 

Idomeneo
Idomeneo

 

Strauss operò su due diversi fronti, nel ''riarrangiare'' l'opera mozartiana: da un lato cambiò considerevolmente la trama - facendo tradurre in tedesco il libretto da Lothar Wallerstein - con conseguente, necessario riordino delle arie e trasformazione del personaggio di Elettra, principessa greca, nella sacerdotessa Ismene (cosa che, all'epoca, apparve inaudita), dall'altro intervenne con decisione - ma estremo rispetto per la musica del suo compositore preferito - nell'architettura musicale, tagliando alcune arie e, soprattutto, abolendo il basso continuo dei recitativi secchi. A questo, sostituì una scrittura sinfonica, da ascrivere integralmente dal compositore tedesco, che costituisce la vera novità dell'operazione, in cui sono utilmente trattati temi, peraltro, presenti anche nell'opera originale, ove frequentemente Wolfgang Amadeus li interpolò fra loro. Sta qui il senso dell'operazione, condotta dal genio di Monaco seguendo una scrittura che si allontana dall’originale man mano che la vicenda si snoda, portando così lo spettatore non solo a vivere come ''naturale'' il passaggio, ma soprattutto ad apprezzare progressivamente la grande capacità di costruzione armonica e di equilibrio orchestrale di Strauss, che si esprime, soprattutto nel finale, in strutture poderosamente ammalianti, grazie anche, ad esempio, all'integrazione dei corni, assenti nell'organico mozartiano.

A Martina Franca, in prima rappresentazione scenica in tempi moderni, l'allestimento del regista Oliver Carsten Klöter opera una scelta moderatamente modernista, nel senso che abiti e scene (di Darko Petrovic), nonché gli equilibri prossemici fra i personaggi, sono mirati ad una misurata sobrietà, visivamente evidente nei solidi geometrici più o meno regolari che, sul palcoscenico, rappresentano e suddividono spazi e ambienti. Notevole successo ha riscosso l'esecuzione strumentale dell'Orchestra Internazionale d'Italia,  diretta con compatta autorevolezza, visto il difficile compito di districarsi fra Settecento e Novecento, da Corrado Rovaris, coadiuvato dal sempre impeccabile Coro Slovacco di Bratislava (preparato da Pavol Procházka).

Idomeneo
Idomeneo

 

Per quanto attiene al cast vocale, tutto davvero di buon livello, si sono distinti Cinzia Forte (Ilia), pronta nel superare alcune asperità che la partitura le assegnava, Sofia Soloviy (Idamante, in ruolo maschile) e Francesca Scaini (Ismene), bella voce stentorea anche se, in qualche caso, dispiegata con eccesso nel registro acuto. Si aggiunga la buona prestazione di Dario Schunk nel ruolo del titolo, misurato e ''centrato'' nella parte, Vladimir Mebonia, Michele Aurelio Bruno e Federico Sacchi.

Di altro segno, ma anch'essa di un certo interesse, è stata la rappresentazione della ''Semiramide'' (prima rappresentazione del 1815), libretto di Metastasio - utilizzato in molteplici occasioni liriche - e musica di Giacomo Meyerbeer, un compositore attivo a Parigi, purtroppo dimenticato nel Ventesimo secolo ma notissimo fino alla fine del precedente, soprattutto per i suoi grands operas, di cui il direttore artistico del Valle d'Itria, Segalini, con grande intuizione, sta conducendo, nelle ultime edizioni, un'attenta riscoperta. Un rinvio al più noto, omonimo titolo rossiniano (e di poco successivo, del 1823) si produce automaticamente, ma la vicenda si snoda, dal punto di vista diacronico, prima di quella, con equilibri parzialmente differenti, sia in relazione a una prospettiva drammaturgica - il libretto di Metastasio, che risale al 1729, narra di come l'egiziana Semiramide, ferita dal suo uomo e fuggita a Babilonia, si faccia passare per erede al trono e regni in abiti maschili, fino alla chiarificazione finale fra gli antichi amanti - che musicale. In questo ultimo caso, infatti, un confronto tra le due partiture rivela come certamente Rossini avesse ascoltato quella di Meyerbeer, se non altro per il larghissimo respiro che caratterizza le due opere nel complesso, nonché molte parti (segnatamente i finali d'atto) e arie, anche se nel tedesco si avverte quel lavoro di cesello che lo porterà, come si è detto, verso i grands operas, alcuni dei quali proprio a Martina Franca sono stati rappresentati con successo negli ultimi anni (Robert le Diable e Les Huguenots).

Semiramide
Semiramide

 

Tutto ciò è saldamente portato a conclusione dall'elegante direttore israeliano Rani Calderon, sempre con la brava Orchestra Internazionale d'Italia e il perfetto Coro Slovacco di Bratislava, mentre anche in questa occasione si deve segnalare il tentativo del regista, Alexander Edtbaue, di evitare eccessivi sperimentalismi ma di dare comunque un segno di freschezza e svecchiamento: ecco quindi una grande eleganza formale di scene (a cura, come per i costumi, di Karen Hilde Fries) che, nel blu e marrone chiaro dei decori, rimandano a un vago, esotico sapore mediorientale (assiro-babilonese), accentuato da tendaggi svolazzanti e sensuali servitrici.

I cantanti compartecipano di questa importante impostazione estetica, fasciati in abiti suggestivi, tratti da epoche e luoghi diversi ma che presentano una certa unitarietà stilistica, tranne forse che per il bravissimo Roberto De Biaso (il confidente e doppiogiochista Sibari), che purtroppo non dispone di un'aria tutta sua ma indossa un impermeabile di pelle nera, che fa molto ''nazi''. Del cast vocale si sono fatte molto apprezzare la Semiramide Clara Polito, Eufemia Tufano, che ha ben ricoperto il ruolo del principe sciita en traversti Scitalce - due interpretazioni davvero difficoltose, con molti virtuosismi -  così come l'incisivo Aldo Caputo (Ircano), Federico Sacchi (Mirteo), Stefania Grasso (la principessa Tamiri).

Si attende il programma dell'edizione 2007 del festival, per ora coperto da riserbo perché, ha dichiarato Sergio Segalini, in Italia capita spesso che qualcuno rubi poi le buone idee…





Idomeneo di W. A. Mozart e Richard Strauss e Semiramide di Giacomo Meyerbeer

Idomeneo-opera seria in tre atti
cast cast & credits
 
trama trama
Semiramide-dramma per musica in due atti
cast cast & credits






 



 
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