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C'è pasta per te

di Roberto Fedi
  "C'è pasta per te"
Data di pubblicazione su web 22/09/2006  
Attenzione: il titolo non contiene un errore di battitura. Va bene così: e ci spieghiamo fra qualche riga.

Premessa: con l’autunno incipiente arrivano purtroppo le piogge, e arriva anche Maria De Filippi con le sue lacrime. Quindi il sabato, prima serata su Canale 5, riecco il programma dei dispersi & ritrovati. Uguale come una goccia d’acqua a quello dell’anno scorso, che era identico a quello dell’anno prima e via così. Glissiamo per pura pietas sulla domanda d’obbligo: ma possibile che solo dopo trent’anni, mettiamo, questi poveri cristi dimenticati si siano accorti che non possono più vivere senza il fuggiasco o la fuggiasca? Va bene la distrazione, ma insomma.

Il programma, di cui già una volta abbiamo parlato , con l’andar del tempo, rimanendo uguale, ha però (secondo noi è un grande merito, davvero) sempre più assunto prima sfumature, poi colori, poi decisamente anche sapori comici. Non per le orrende sceneggiate dell’innominabile duo Greggio-Iacchetti. No.

Sarà una nostra disfunzione oculare, ma – vorremmo la vostra opinione – gli ospiti, insomma i ricercati e i cercatori, si sono nel frattempo trasformati. Una metamorfosi progressiva e inesorabile. A noi pare, ma potremmo sbagliarci, che via via siano aumentate non solo le dosi, in verità sempre massicce, del dialetto (ora a volte neanche si capisce, barriti e singulti uraganici a parte, quello che questi dicono); ma anche la taglia. Che, almeno nella puntata di sabato scorso 16 settembre, era decisamente extra forte.

Ci spieghiamo meglio. Il dramma (siamo in una rivista che alla drammaturgia si intitola, perbacco) non è una robina da tutti. Per dire: ve lo immaginate Amleto che pesa centocinquanta chili? E Desdemona larga come una botte? A Otello gli ci vorrebbe mezz’ora e un paio di amici per strozzarla.

Ora veniamo al programma. All’inizio la De Filippi (magrissima) presenta la lacrimevole historia di una fanciulla, poniamo, il cui maritino se n’è tornato dalla mamma per futilissimi motivi. Lei, la fanciullina, lo vuole non si sa perché riportare a casa.

Entra la fanciulla. Domanda: voi, come ve la immaginate? Guance scavate. Occhi infossati. Pelle e ossa per la disperazione: come minimo. Ecco invece una bella cicciotta di, così a occhio, una novantina di chili – mi voglio rovinare. Insomma, bella tonda. Malcelato stupore degli astanti. Nel frattempo il postino (magro) è andato dai ricercati, incastrandosi in un vicolo con donnone urlanti e altri descamisados. Si torna in studio. Entrano i reprobi.

Voi ci restate di stucco. Due ciccioni mai visti, un par di quintali e mezzo in due, sempre a buon peso. Mammà e figliolino. Il cuscino visibilmente è provato, da quei due culoni da esposizione. Lasciamo perdere quello che dicono, che tanto non si capisce e comunque è sempre uguale. Questo è puro teatro del corpo. E ragazzi, le trippe sono di quelle che farebbero la gioia di un cannibale. Ci si chiede, fra le lacrime (delle risa: scusate, è più forte di noi, cinici come siamo): ma che mangiano questi? E gli c’entra anche di litigare?

Pasta, ragazzi. Pappate mediterranee, ma di quelle da pastasciutte di tre chili. Ecco la ragione del nostro titolo: e forse, sotto sotto, il consiglio subliminale della magrissima De Filippi.

Che è questo, se non ci inganniamo: amici, state a dieta, come ha fatto anche il mio maritino Costanzo. Guardate quello che gli càpita, ai ciccioni. A me, che sono magra, non mi pianta in asso nessuno. Che c’avesse a provare.




Maria De Filippi
Maria De Filippi



 
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