drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Italia anno zero

di Roberto Fedi
  Michele Santoro
Data di pubblicazione su web 18/09/2006  
Ci dispiace per Rossellini, da cui abbiamo proditoriamente mutuato il titolo (Germania anno zero è un grande film del 1948, girato sulle rovine di Berlino: senza speranza, duro, quasi crudele). Dovrebbe dispiacersene più di noi Michele Santoro, che giovedì 14 settembre ha inaugurato il suo trionfale rientro in Rai (Due) con un programma di discussione sociale e politica, insomma ‘alla Santoro’, atteso dai media come se a dirigerlo dovesse essere Benedetto XVI. Invece era soltanto Michele Santoro.

Noi non siamo fra quelli che detestano Santoro: ne abbiamo anche scritto, un tempo, titolando quasi con un’invocazione. Non ci è mai piaciuto il suo piangersi addosso e intascare miliardi dalla Rai, magari; il suo supporre che, assente lui, il mondo si fosse fermato; ci fece, a suo tempo, indignare (ebbene sì) l’apertura di una sua trasmissione al canto di Bella ciao, quasi come se lui fosse stato il partigiano e gli altri i nazisti – ci vorrebbe un minimo di decenza, anche in queste panzane, e un po’ di rispetto per i partigiani veri, che non strappavano contratti miliardari a un ente pubblico. Ci sembrò inutilmente vanagloriosa la sua candidatura, ed elezione, al Parlamento europeo (altri quattrini), dove nessuno si è mai accorto di lui. Generalmente, a dire la verità, non ci piace chi si approfitta della fama acquisita in Tv per farsi eleggere da qualche parte, dove (di solito) non dà alcuna prova di sé. Ma questa è un’altra questione.

Ma siamo imparziali: con la gente che c’è in giro, Santoro spicca come un sole (anche perché, al ritorno, si è tinto i capelli di biondo: contento lui). Lo preferiamo, tanto per dire, mille volte allo scolarettino petulantino Floris, che non rinuncerebbe mai a non sembrare il bravino della classina per qualcuno. Santoro è invece così pieno di sé – cosa che non di rado è un pregio – da non fare mai lo scendiletto: anni fa, strapazzò D’Alema (che lo aveva disprezzato ‘alla D’Alema’) mica male. Andò a Mediaset, intascò, poi è tornato in Rai e ha saputo (quasi) aspettare, Parlamento europeo e contratto che continuava a girare a parte.

Con questo, qualche volta esagera. Già il titolo: che presuppone che, negli anni passati, sull’Italia sia passato più di un bombardamento. Una catastrofe: meno male che adesso è tornato Lui, sulle macerie. Mah. Poi i ‘servizi’: uno su Milano e l’emigrazione presentava la città, che personalmente giudichiamo civile, come una fogna di persecuzione, di paura, di botte, di terra di nessuno. Chissà perché non Roma, tanto per dire. Chissà perché non Napoli, che – ci pare – in questi ultimi tempi non gode di buona salute né sicurezza. Ma Santoro e i suoi sono fatti così: informazione catastrofica, spesso a senso unico, dramma, toni da predicatore, spettacolo da film di denuncia d’altri tempi, buoni & cattivi, piazza al governo. Ma la nobile bambinella e modella Beatrice Borromeo (nipote di nonna Marta Marzotto, cognata di John Elkan e chi più ne ha più ne metta) apre il programma: bella ciao in formato aristocratico-chic.

In questo dramma all’italiana, spicca naturalmente sempre il drammone del Santoro, che non perde né occasione né inquadratura per ricordarci che lui è come un Martire, un Cincinnato, un Eroe torturato e tornato a miracol mostrare. Ci sembra troppo, onestamente. Ci sembra ridicolo, quando esagera. Lo sopportiamo (con difficoltà) perché in Tv ci sa stare, a fare il proletario con gli abiti firmati e la faccia tosta (è un merito: davvero) di imporci la sua presenza di Elevato agli altari.

"Michele chi?", chiese il compianto Enzo Siciliano quando, divenuto Presidente del CdA, il solito solerte gli fece presente il nome di Michele Santoro come di un guru. Sbagliava Siciliano, naturalmente. Ma, a dirla tutta, la battuta spontanea o no che fosse ci è sempre piaciuta. Il Santoro se ne ebbe così a male che ci scrisse sopra anche un libro auto-agiografico così intitolato.

Invece, secondo noi avrebbe dovuto titolare così il suo programma di ritorno. Avrebbe dimostrato il buon senso dell’ironia, anzi dell’autoironia. Che Michele Chi? non ha, neanche a sforzarsi.

Ecco perché è un conduttore che non potrebbe fare il suo mestiere in nessun altro paese del mondo, se non qui e alla Rai.





 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013