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Le trasfigurazioni del femminile

di Carmelo Alberti
  La buona madre
Data di pubblicazione su web 01/09/2006  

Un'altra buona novità della Biennale Teatro 2006 è stata La buona madre, aspra e incisiva commedia veneziana approntata da Carlo Goldoni nel 1761 al Teatro di San Luca, ora prodotta dal Gruppodacapo, da I Fratellini e dalla Biennale, che l'adattamento e la regia di Stefano Pagin prosciuga e scarnifica, lasciando emergere con più forza l'ambiguità dei rapporti  tra madri e figli, relazioni che in questo caso risentono della cecità affettiva e dello stato di bisogno economico; accade così che anche l'amore e l'amicizia siano travolti dall'avidità e dall'ambizione di voler mutare condizione sociale. In un palcoscenico avvolto dal nero si scorgono pochi elementi stilizzati, un tavolo, un letto e uno specchio, costruiti da Paolo Bertinato, che firma anche i costumi; le luci sono curate da Federica Preto.

La riduzione di Pagin concentra l'attenzione sul versante del femminile, limitando il mondo maschile in una sola presenza; ma non rinuncia ad intrecciare una rete di relazioni tra l'interno della casa della vedova Barbara, madre instancabile che insegue il desiderio di accasare convenientemente il figlio Nicoletto e la figlia Giacomina, e la città lagunare, qui descritta in un itinerario circolare che sembra percorrerla per intero, da un punto all'altro, in un tempo pressante, come si addice alle pulsioni morbose di adolescenti inquieti e di adulti smaniosi.

Di fronte all'alloggio di Barbara è evocata la stanza delle voglie, dentro una casa in Calle dell'Oca: qui, una madre e una figlia s'impegnano ad accalappiare l'inesperto Nicoletto, solleticando i suoi ingenui slanci amorosi. E costui corre, anzi vola, tra l'abitazione materna, quella in cui è creduto un ragazzo esemplare e morigerato, e la casa del piacere, quella in cui sullo stesso letto abbraccia un'avida donna matura e un'abile fanciulla da marito. Non basta: si citano ancora indirettamente, attraverso il racconto, altre zone di una mappa civile ingarbugliata, senza badare più alle differenze d'età, inseguendo matrimoni tra un merciaio e una lavorante, tra una vedova benestante e un giovane senza cervello; oppure, aprendo la porta del rifugio di un vecchio e malconcio compare.

È una commedia cupa e senza speranza, che la messinscena di Pagin sospinge verso la zona del dramma psicologico, per disattivarlo subito dopo, mediante accelerazioni di ritmo e dalle mutazioni di personaggio fatte a vista, al limite della parodia e del puro divertimento. All'aperto, in Campo Santa Maria Formosa, il pubblico ha espresso il proprio consenso sia verso l'interessante montaggio narrativo, sottolineato da un efficace commento musicale, sia nei confronti di interpreti eccellenti: come Michela Martini, madre speciale, nevrotica e instancabile, pensosa e ciarliera, sempre pronta a difendere i propri figli; Stefania Felicioli, bravissima e mutevole nel doppio ruolo di Agnese, vedova compiacente, e della fanciullesca ma decisa Daniela; Nicoletta Maragno, una valida Margarita, serva ciarliera, e Lodovica, madre compiacente; e, infine, l'agile Alessio Bobbo, un Nicoletto ingenuo e, insieme, furbesco.

 




La buona madre
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