Particelle instabili
Elementarteilchen, cioè Particelle elementari rispetta alla lettera il titolo del romanzo da cui è tratto, il bestseller scandaloso, o solo fortunato e presuntuoso, di Michel Houellebecq, autore di culto, buon per lui e per i suoi editori, a cavallo del millennio, che dà la sensazione di essere ben più importante che a cavallo del secolo. Anche la trama è la stessa benché la vicenda sia spostata di qualche anno (giusto per scavalcare il suddetto millennio) e ambientata a Berlino.
Martina Gedeck
Abbiamo l'impressione che la fisicità del cinema con le sue perentorie scelte visive abbia giovato al tutto con l'eliminazione delle riflessioni epocali e filosofiche. Ma qui ci fermiamo, perché un film è un buon film o un cattivo film indipendentemente dal libro di cui è costola. Qualche insopportabile pesantezza esistenziale resta tuttavia a gravare, ma la scelta accorta, e come dire in controtendenza rispetto al libro, di una certa leggerezza, giova assai all'insieme del film di Oskar Roehler, tedesco quasi cinquantenne passato alla regia da un decennio dopo una solida attività di giornalista e scrittore. La trama è di quelle che difficilmente possono essere salvate nel racconto e non si sa se la si aiuta a ridurla al minimo o ad ampliarla nei dettagli. Meglio ridurla al minimo: due fratellastri, con madre in comune, e per il resto opposti, sono tuttavia legati da un affetto tenace, anche se nato da una conoscenza tardiva; bene o male, si incontrano sempre nei momenti cruciali della vita di ciascuno, in particolare di Bruno, se vogliamo il protagonista, professore insoddisfatto e inquieto, mentre l'altro è un genio matematico (scopritore delle leggi della clonazione) e come tutti i geni quasi totalmente autoreferenziale e quindi non problematico più di tanto se non fosse per una tenace verginità sciolta in fin di pellicola con una compagna di giochi (infantili) che lo ha sempre amato e quindi, nonostante digressioni e tentativi esterni, atteso. Anche Bruno alla fine trova l'amore, che, pur destinato ad una fine tragica, lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni, in una follia totale addolcita da una assoluta fedeltà memoriale.
Thomas Drechsel, Simon Böer, Nina Hoss
Ci risparmiamo cosi le oltranze e le trasgressioni erotiche, il capitolo della madre tardivamente hippy, l'universo segaiolo del povero Bruno portato dalla suddetta in qualche parte dell'India, ci risparmiamo la critica sociologica alla deriva del post sessantotto e soprattutto, speriamo con la riconoscenza del lettore, sia la parte psico-ospedaliera del giovane in cerca di risposte alla sua impotenza coniugale (ad un certo punto si deve essere sposato) sia, soprattutto, la labirintica ricerca di sé e del proprio Karma in villaggi acchiappa-rottami da cui sarebbero fuggiti a gambe levate pure Boldi e De Sica. Ci risparmiamo soprattutto la lunga fase della sua liberazione sessuale, il catalogo delle trasgressioni sado-maso che non interesserebbero neanche più la prurigine di uno spettatore di tivvù locali. E veniamo all'epilogo in cui la compagna di queste trasgressioni, recuperata tra i disperati del centro benessere, colpita da una irreversibile paralisi si getta dalla finestra un attimo prima che l'innamorato, ora veramente, seriamente innamorato, la raggiunga per dichararle l'amore di una conquistata maturità. Che poi questa maturità si unisca alla follia non disturba per nulla, anzi è il bel tratto finale di un film che si salva grazie alla scelta felice delle particelle elementari costitutive dell'arte drammatica e cioè gli attori.
Franka Potente, Christian Ulmen
Qui il regista non sbaglia un colpo e il quartetto funziona a meraviglia: Moritz Bleibtreu è dolce, smarrito, perplesso come si deve e la sua compagna Martina Gedeck salva in ogni momento, con grazia e sensualità appropriate, il ruolo di Christiane, continuamente minacciato dal ridicolo. E non sono certo spalle, anche se il loro ruolo è più agevole, il trasognato Christian Ulmen e la forte e intelligente Franka Potente. Se proprio si doveva fare… Poteva andare anche peggio.
Martina Gedeck
Abbiamo l'impressione che la fisicità del cinema con le sue perentorie scelte visive abbia giovato al tutto con l'eliminazione delle riflessioni epocali e filosofiche. Ma qui ci fermiamo, perché un film è un buon film o un cattivo film indipendentemente dal libro di cui è costola. Qualche insopportabile pesantezza esistenziale resta tuttavia a gravare, ma la scelta accorta, e come dire in controtendenza rispetto al libro, di una certa leggerezza, giova assai all'insieme del film di Oskar Roehler, tedesco quasi cinquantenne passato alla regia da un decennio dopo una solida attività di giornalista e scrittore. La trama è di quelle che difficilmente possono essere salvate nel racconto e non si sa se la si aiuta a ridurla al minimo o ad ampliarla nei dettagli. Meglio ridurla al minimo: due fratellastri, con madre in comune, e per il resto opposti, sono tuttavia legati da un affetto tenace, anche se nato da una conoscenza tardiva; bene o male, si incontrano sempre nei momenti cruciali della vita di ciascuno, in particolare di Bruno, se vogliamo il protagonista, professore insoddisfatto e inquieto, mentre l'altro è un genio matematico (scopritore delle leggi della clonazione) e come tutti i geni quasi totalmente autoreferenziale e quindi non problematico più di tanto se non fosse per una tenace verginità sciolta in fin di pellicola con una compagna di giochi (infantili) che lo ha sempre amato e quindi, nonostante digressioni e tentativi esterni, atteso. Anche Bruno alla fine trova l'amore, che, pur destinato ad una fine tragica, lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni, in una follia totale addolcita da una assoluta fedeltà memoriale.
Thomas Drechsel, Simon Böer, Nina Hoss
Ci risparmiamo cosi le oltranze e le trasgressioni erotiche, il capitolo della madre tardivamente hippy, l'universo segaiolo del povero Bruno portato dalla suddetta in qualche parte dell'India, ci risparmiamo la critica sociologica alla deriva del post sessantotto e soprattutto, speriamo con la riconoscenza del lettore, sia la parte psico-ospedaliera del giovane in cerca di risposte alla sua impotenza coniugale (ad un certo punto si deve essere sposato) sia, soprattutto, la labirintica ricerca di sé e del proprio Karma in villaggi acchiappa-rottami da cui sarebbero fuggiti a gambe levate pure Boldi e De Sica. Ci risparmiamo soprattutto la lunga fase della sua liberazione sessuale, il catalogo delle trasgressioni sado-maso che non interesserebbero neanche più la prurigine di uno spettatore di tivvù locali. E veniamo all'epilogo in cui la compagna di queste trasgressioni, recuperata tra i disperati del centro benessere, colpita da una irreversibile paralisi si getta dalla finestra un attimo prima che l'innamorato, ora veramente, seriamente innamorato, la raggiunga per dichararle l'amore di una conquistata maturità. Che poi questa maturità si unisca alla follia non disturba per nulla, anzi è il bel tratto finale di un film che si salva grazie alla scelta felice delle particelle elementari costitutive dell'arte drammatica e cioè gli attori.
Franka Potente, Christian Ulmen
Qui il regista non sbaglia un colpo e il quartetto funziona a meraviglia: Moritz Bleibtreu è dolce, smarrito, perplesso come si deve e la sua compagna Martina Gedeck salva in ogni momento, con grazia e sensualità appropriate, il ruolo di Christiane, continuamente minacciato dal ridicolo. E non sono certo spalle, anche se il loro ruolo è più agevole, il trasognato Christian Ulmen e la forte e intelligente Franka Potente. Se proprio si doveva fare… Poteva andare anche peggio.
Particelle elementari
Cast & credits
Titolo
Particelle elementari |
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Origine
Germania |
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Anno
2006 |
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Durata
105' |
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Formato
35 Mm (1:1.85) |
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Colore | |
Titolo testo d'origine
Dal romanzo "Particelle elementari" di Michel Houellebecq |
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Titolo originale
Elementarteilchen |
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Soggetto
Michel Houellebecq |
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Regia
Oskar Roehler |
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Interpreti
Moritz Bleibtreu (Bruno) Christian Ulmen (Michael) Martina Gedeck (Christiane) Franka Potente (Annabelle) Nina Hoss (Jane) Uwe Ochsenknecht (Padre di Bruno) Corinna Harfouch (Dott.ssa Schafer) Ulrike Kriener (Madre di Annabelle) Jasmin Tabatabai (Yogini) Michael Gwisdek (Prof. Fleisser) Herbert Knaup (Sollers) Tom Schilling (Michael da Giovane) Thomas Drechsel (Bruno da Giovane) Nina Kronjager (Katja) Uwe-Dag Berlin (Medico di Annabelle) Hermann Beyer (Padre di Annabelle) Simon Boer (Amante di Jane) Tigan Ceesay (Ben) Deborah Kaufmann (Hannelore) Rudiger Klink (Uwe) Eva-Maria Kurz (Hippy) Thorsten Merten (Hubert) Katharina Palm (Infermiera Clara) Annett Renneberg (Klara) Franziska Schlattner (Ellen) Birgit Stein (Anne) Jennifer Ulrich (Johanna) Jelena Weber (Annabelle da Giovane) Ingeborg Westphal (Hippy) |
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Produzione
Oliver Berben, Bernd Eichinger, David Groenewold |
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Scenografia
Ingrid Henn |
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Costumi
Esther Walz |
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Sceneggiatura
Oskar Roehler |
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Montaggio
Peter R. Adam |
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Fotografia
Carl-Friedrich Koschnick |
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Musiche
Martin Todsharow |