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La grinta di Plant

Michele Manzotti
  Robert Plant
Data di pubblicazione su web 20/12/2005  

Gli anni passano, ma forse più lentamente di quanto si possa pensare. Almeno nel caso di Robert Plant, il cui nome è legato a uno dei gruppi più rivoluzionari della storia del rock, i Led Zeppelin. Certo il fisico non è più quello longilineo ammirato nelle immagini di The song remains the same, il film che beatificò il gruppo negli anni '70. Ma il concerto di Firenze, primo di un breve tour italiano, ha dimostrato come alla soglia dei 60 anni il biondo cantante abbia ancora voglia di fare  musica e di andare oltre il proprio passato. Innanzitutto perché con lui sul palco c'è un gruppo come gli Strange Sensation, formato da musicisti più giovani e soprattutto legati all'attuale prassi esecutiva del rock, poi perché da tempo Plant è andato alla ricerca di nuove sonorità in viaggi ai confini del mondo. Ma il cantante sa bene da dove è venuto e cosa si aspetta chi viene ad ascoltarlo. Spettatori generalmente trasversali per generazioni: dai sessantenni che hanno sognato con loro in gioventù fino ai loro figli che hanno trovato in casa i vinili con il Graf Zeppelin in copertina e titoli che non erano altro che la numerazione progressiva degli album. E che messi sul piatto hanno rivelato che erano pieni di capolavori del Rock'n'roll: da Communication Breakdown (1, secondo l'ordine di album) a Moby Dick (2), da Immigrant Song (3) a Starway to Heaven (4), forse la più famosa grazie al suo incipit da ballata.

Robert Plant & The Strange Sensation
Robert Plant & The Strange Sensation


Quindi lo spettacolo corre su un doppio binario tra presente e passato: l'ultimo album Mighty Rearranger è il grande protagonista delle proposte più recenti, mentre la gloriosa epopea degli Zeppelin è rappresentata da molti brani del quarto album. Compaiono qua e là alcune sorprese, come una irriconoscibile Hey Joe già portata al successo da Hendrix. Plant e il suo gruppo mescolano abilmente sonorità acustiche ed elettriche. L'apporto del chitarrista Justin Adams è forse il più significativo, ma anche Charlie Jones al basso acustico ed elettrico, John Baggott alle tastiere e Clive Deamer alla batteria sanno assecondare la voce di Plant. Che fortunatamente resiste molto bene all'usura del tempo, mentre la presenza scenica è immutata. I riccioli biondi sono solo un po' meno lunghi, ma questo è il dettaglio meno importante. Perché è vero che il pubblico accoglie bene i nuovi brani, ma le ovazioni sono dedicate a Going to California, Misty Mountain Hop, Four Sticks, oppure a What is and what should never be con le pause che la caratterizzano e che tutti conoscono a memoria. Per non parlare della Gallows Pole conclusiva o della Whole Lotta Love inserita come ultimo bis entrambe introdotte da un vocalizzo blues da lasciare il pubblico a bocca aperta. L'atmosfera è quella del puro divertimento sia sul palco sia tra gli spettatori. Questo è un elemento che contribuisce non poco alla riuscita della serata. Certo accanto a Plant non ci sono Jimmy Page e John Paul Jones, al di là del compianto John Bonham. Ma lo spirito del gruppo leggendario resiste ancora, così come la grande professionalità dimostrata da Plant e da coloro che lo accompagnano per fare musica con passione.




Robert Plant & The Strange Sensation



cast cast & credits

Led Zeppelin
Led Zeppelin

 

 

 

 


 

Robert Plant e Jimmy Page
Robert Plant e Jimmy Page




 

 
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