Tratto dallomonimo romanzo scritto da lei stessa, La bestia nel cuore, secondo film italiano in concorso qui alla Mostra del cinema, è lultima fatica di Cristina Comencini, una delle tre figlie del grande cineasta Luigi. Vantando una ricca esperienza di regista e sceneggiatrice, la Comencini nutre una grande passione anche per la letteratura (nel 1996 ha tratto un film dal best-seller di Susanna Tamaro Và dove ti porta il cuore), come dimostra il fatto che per questultima opera ha scelto proprio un suo romanzo.
Al centro della vicenda cè la storia della giovane e bella Sabina (Giovanna Mezzogiorno), doppiatrice cinematografica sposata a Franco, attore di belle speranze (Alessio Boni), diviso tra cinema e televisione. I due vivono abbastanza agiatamente, anche se da un po di tempo Sabina sembra tormentata da strani incubi notturni che la rendono sempre più inquieta. Per Natale decide allora di partire per gli Stati Uniti, dove vive il fratello Giovanni (Luigi Lo Cascio), insegnante con famiglia. Durante la sua permanenza americana, Sabina scopre le cause inconscie dei suoi tormenti, legati a dei traumi vissuti nellinfanzia a causa di un oscuro rapporto con il padre.
Giovanna Mezzogiorno
Nel frattempo, in sua assenza, i destini delle persone che ha provvisoriamente lasciato, come Emilia (Stefania Rocca) e Maria (Angela Finocchiaro) si intrecciano, come se la ricerca della verità di Sabina coinvolgesse indirettamente tutti quelli che le stanno accanto.
Dramma oscuro e cerebrale, La bestia nel cuore è un film ben costruito intorno allinterazione tra i personaggi. Se è vero infatti che il motore narrativo della vicenda è la lenta scoperta da parte di Sabina del trauma che si nasconde dietro i suoi incubi, è altresì evidente che questa ricerca della verità coinvolge a pieno anche gli altri protagonisti. La scoperta di una verità, spesso lacerante, è proprio lelemento in comune che li lega tutti: ognuno di loro riesce a costruire qualcosa di nuovo solo dopo che questa verità viene dolorosamente svelata. Essa ha sempre a che fare con loscura realtà inconscia della nostra anima, e il film sembra suggerire una sorta di matrice originaria comune dei sentimenti. Linfanzia non solo come luogo dellinnocenza rubata, ma come culla naturale dei ogni sentimento, affetto, legame a cui letà adulta dovrà dare un volto, una forma che possa rendere essi accettabili e rendere la vita più felice. Il ricordo dei traumi, siano essi di qualsiasi natura, dischiudono allora alla coscienza questa coabitazione intima tra bene e male, tra desiderio e appagamento, tra pensiero e azione.
Angela Finocchiaro e Stefania Rocca
Buona sostanzialmente la prova degli attori (sono tutti in gran parte le giovani speranze del cinema italiano), un pomeno forse limpostazione scenico-registica data dalla Comencini al complesso del film. Se la storia funziona e sembra reggere (a parte qualche perdonabile sbavatura), è proprio sulla costruzione del film che si insinua qualche dubbio. Limpressione che più volte ritorna guardando La bestia nel cuore è un fastidioso senso di ridondanza, soprattutto per quanto riguarda le scene più legate alluniverso inconscio di Sabina: il sogno iniziale spiega già tutto, e si rimane un po delusi quando poi alla fine, dopo aver segiuto le tracce come in una sorta di “giallo”, si ritorna indietro, allincipit, dove era già tutto scritto. E come se cioè la tensione che la Comencini cerca di costruire vada poi ad arrotolarsi su se stessa senza dei precisi coups de scene che la giustifichino. Purtroppo questa tendenza ad essere esaustiva più del devuto è un difetto stilistico riscontrabile in molti film della regista, ed è un peccato perchè una buona opera come lo è in gran parte La bestia nel cuore, potrebbe durare una ventina di minuti in meno, senza per questo essere stravolta sia nella trama che nella messa in scena. Magari, alla prossima prova, questa figlia darte saprà fare meglio. Speriamo.
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