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Due ore di palle

di Roberto Fedi
  Paolo Bonolis nello studio di "Serie A"
Data di pubblicazione su web 01/09/2005  
Ci dispiace tornare sull’argomento, ma quasi ci tirano per i capelli. Del resto da giorni ne parlano tutti, o quasi. E quindi, scusateci. Non lo faremo più.

Dunque. Tutti lì, e anche noi, ad aspettare il nuovo Novantesimo minuto. Da parte nostra eravamo stati chiari, come sempre: c’era poco da rimpiangere. Un’ora di sbadigli con la Ferrari, Tosatti, Longhi & compagnia brutta ci sembrava che difficilmente avrebbe potuto esser superata da qualcuno o qualcosa. E invece.

E invece Bonolis, tanto bravo, questa volta ha toppato – come dicevano, ricordate?, allo storico Drive in, anni luce fa. Onestamente, ha iniziato bene. Senza formalità, camicia bianca e cravatta un pochino slacciata da jena de famijia, seduto su una specie di tribuna, vuota. Avrà avuto un significato? Dovremmo rintracciare il ‘segno’? Chiederemo a un semiologo. Intanto, comunque, incuriosiva.

Ha continuato benissimo. Ha reso omaggio al Novantesimo storico. Ha fatto vedere testine di Valenti, Giorgio Bubba, Tonino Carino… Rapido. Rispettoso. Si vedeva che quando parlava della pesante eredità gli brillavano gli occhi furbi, ma si può capire. A quel punto, ci aspettavamo il meglio.

Invece è venuta giù una sbrodolatura di due ore: dico, due ore. Collegamenti sgangherati dagli stadi che neanche negli incubi di Carlo Paris. Intervista infinita con l’allenatore dell’Inter Mancini mesciato, elegantissimo, lampadato, camicia bianca perfetta (aperta) che neanche Briatore. Interviste sempre in ginocchio peggio che alla Rai. E i gol? e i servizi? Scusate, c’è la pubblicità.

In collegamento da Roma, il portiere Peruzzi (che a noi sta simpatico: parla poco e para bene) e un lungone definito la voce storica delle radio de Roma. Boh. Un re della gaffe, da far impallidire Tonino Carino da Ascoli senza essere ahimé simpatico. A un certo punto ha detto che Peruzzi, della Lazio, stava per diventare il portiere della Roma, cioè un “trasfùgo”. Alla lettera. In un secondo collegamento da brivido ha ripetuto una battuta che non faceva ridere che Bonolis aveva detto mezz’ora prima. Imbarazzo in studio. Il quale Bonolis ci è sembrato, in quelle due ore, in un pericoloso equilibrismo fra disagio e voglia di scappare. Mai visto così.

E i gol? (facciamo come la voce storica de Roma: ci ripetiamo). Ore da aspettare. Fra pubblicità a gogò, interviste ad allenatori, a giornalisti in studio, e servizi di inviati senza personalità, senza nerbo, senza storia, senza nulla. In studio oltre agli ospiti (che barba!) una gentile signorina che legge notizie-lampo, il moviolista (lento come la moviola) e un fissato che non la smetteva più di dare notizie curiose (diceva lui: in realtà idiote) sul calcio: per esempio quanti giocatori sono nati di mercoledì. Da mettersi a urlare. Bonolis lo guardava come se avesse voluto farlo scomparire con lo sguardo. E quello, niente. Accidenti che ‘gente da video’. A parte quelli della Gialappa’s, che onestamente lì ci sembrano sprecati e fuori contesto, relegati in un siparietto finale. Sempre bravissimi, comunque.

Insomma: secondo noi, un disastro. Dice Bonolis che dovranno organizzarsi meglio. Infatti, in trasmissione, non faceva che suggerire ai suoi che ci voleva ritmo… Che è una di quelle cose che non si dovrebbero mai dire in un programma in diretta: è come tirarsi la zappa sui piedi.

Allora rimpiangiamo il Novantesimo d’una volta? Neanche per idea. Non guardiamo più questo. Pazienza. E poi ci siamo rotti le scatole di sentire (che scarsità di idee, che banalità, che inutilità…) da Bonolis che lui è dell’Inter, come se fosse un blasone in mancanza di meglio. E a noi, scusi, che ce frega? (come direbbe la voce de Roma). Personalmente, chi scrive fa il tifo per l’Empoli. Disinteressatamente, visto che a Empoli ci saremo stati sì e no due volte. È che a noi piace chi è battuto in partenza e poi risorge, non quelli che partono per stravincere e ci sbattono il naso.

 


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