Ad apertura si vede un tozzo campanile, da cui a stento scende attaccato a una carrucola, pericolosamente in bilico, un tale mascherato di bianco. Sarà la Befana? no, è una specie di angelo. Sotto, si agita un omaccio con un cappuccio in testa a uso diavolo, e un forcone infuocato. Intorno, un coro che canta “Pio… Pio…”. Si rimane interdetti: sarà una sagra di paese? Sarà un carnevale di provincia? Sarà uno scherzo?
No. O meglio sì: è una carnevalata. Ed è anche Rai Uno, mercoledì 13 luglio, prima serata. Dove va in scena uno spettacolino su Padre Pio (Una voce per Padre Pio), in collegamento da Pietralcina. Con cantanti (tutti naturalmente “straordinari” e davanguardia: Toto Cotugno, Mino Reitano…, praticamente, la storia della musica), balletti come a un sabato sera più decotto, un presentatore che passa il convento (è il caso di dirlo), al secolo il Giletti contrito come quando faceva la pubblicità degli aggeggi elettrici o come quando parla degli amori delle dive, e una presentatrice con mezze (solo mezze: siamo o non siamo fra i santi?) tette fuori: Jo Champa. La quale appena arriva dice buonasera e ci informa senza neanche tirare il fiato che ha avuto una maternità difficile e che solo Padre Pio lha salvata, e poi che il figlio è stato battezzato da un cappuccino che aveva conosciuto il Pio – e che quindi, si presume, era un po pio anche lui, o almeno pieggiava. Caspita che inizio: trenta secondi e già un miracolo.
Ragazzi: non importa essere laici o mangiapreti per dire ‘ohibò. Perché va bene sbrindellarsi, ma qui esagerano. Nonostante la nostra abitudine a seguire (purtroppo) la televisione, di rado ci era accaduto di vedere una tale antologia di kitsch, banalità, retorica di campagna, superficialità pseudoreligiosa, falsa contrizione, e povertà intellettuale. Il tutto non per venti minuti: ma per due ore. Se uno le reggeva tutte (ma ci sarebbe voluto un miracolo, davvero), cera da sbellicarsi.
Per esempio. Durante il programma il Giletti, ormai un po beato anche lui, presenta vari personaggi. Arriva un poveretto che racconta di come il figlio, con un tumore al cervello, sia stato salvato da un miracolo di Padre Pio. Accidenti, questa è nuova. No, davvero: il medico, allospedale di San Giovanni Rotondo, gli aveva dato il pigiama del figlio dicendo che andasse a pregare Padre Pio perché sennò era un bel casino. Cavolo che medico. Naturalmente il figlio, salvato (ma il pigiama che centrava? boh), aveva visto durante loperazione un “signore con la barba bianca”. Chi era? Padre Pio dite? Esatto! Ma come avete fatto a indovinarlo, santerelli che non siete altro? Ma siete pii anche voi! Miracolo! e via col liscio.
Sia chiaro: noi laici (labbiamo detto tante volte) abbiamo un totale rispetto per la religione. A tal punto che ci ribelliamo di fronte a chi, in modi sciatti, balordi, sgangherati e pacchiani, ad uso dei poveracci di spirito, la porta in piazza, la stravolge, la umilia. Quindi ci chiediamo a chi possa essere sembrata degna una trasmissione come questa. Al papa? beh, ce lo dica, dalle vacanze aostane. In fondo, lui è del mestiere. In fondo, due anni fa aveva addirittura ‘scomunicato o quasi Harry Potter perché “subdolo” (notizia di ieri).
Mancava solo che vendessero i rosari benedetti, le immaginette benedette anche quelle, le statuine benedette, i santini kitsch ad usum devotionis e superbenedetti che invadono i negozi di chincaglierie, commercializzati perfino come gadgets nei giornaletti. Mancava solo che apparisse fra Cipolla (Decameron, VI 10), con la penna dellArcangelo Gabriele.
Noi non siamo il papa, e non siamo neanche ad Aosta. Ma secondo il nostro immodesto parere, se Gesù redivivo entrasse in questo tempio prenderebbe tutti a calci nel culo: e buon per loro che è risorto una volta sola.
Nota bibliografica. Così, tanto per ristabilire un po le proporzioni, vi consigliamo allora un aureo libretto: F.Sardelli, I miracoli di Padre Pio, Livorno, Mario Cardinali Editore (“Il Vernacoliere”), 2002. Altro che il Giletti.
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