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Il GAMVideoFestival

di Costantino Maiani
  Gilbert & George
Data di pubblicazione su web 02/10/2002  
La prima edizione del GAMVideoFestival - Video Collections from Europe che si è svolta a Torino dall'8 al 14 settembre, organizzata dalla Civica Galleria d'Arte Contemporanea, si è proposta come un nuovo tipo di rassegna sui lavori in video: la GAM, infatti, ha invitato alcune importanti istituzioni europee che, nel corso degli ultimi trent'anni, hanno sostenuto la Videoarte con l'acquisto di opere e l'allestimento di videoteche.

La rassegna, curata da Elena Volpato, direttrice della videoteca della GAM, si è configurata come una ricca antologica: i curatori delle collezioni hanno infatti presentato selezioni dei lavori conservati negli istituti invitati. I video del Centre Georges Pompidou, la sera dell'8 settembre, hanno aperto il festival; nelle sere successive sono stati proiettati i lavori del Museum Ludwig (Colonia), del Centre International de Crèation Vidéo Pierre Schaeffer (CICV, Hèrimoncourt, Francia), del Centro Argos (Bruxelles), della Tate Gallery, del Museo Extremeño e Iberoamericano de Arte Contemporáneo (MEIAC, Badajoz, Spagna), del Centre pour l'Image Contemporaine Saint Gervais (Ginevra), del Nederlands Instituut voor Mediakunst MonteVideo/Time Based Arts (NIM, Amsterdam) e del Zentrum für Kunst und Medientechnologie (ZKM, Karlsruhe).

Identifications (1970) di Gerry Schum. Particolare con l'azione di Mario Merz Lumaca
Identifications (1970) di Gerry Schum. Particolare con l'azione di Mario Merz Lumaca

Tra le collezioni presenti, quella del Museum Ludwig è forse la più legata alla nascita della Videoarte. Negli anni '60, in Germania, furono allestite esposizioni di Wolf Vostell e Nam June Paik, inaugurate dalla "storica" mostra alla Galleria Parnass di Wuppertal nel 1963. Nel 1969 il gallerista e videoautore Gerry Schum aprì una videogalleria a Berlino "dedicata" - come ricorda Silvia Bordini nell'Art Dossier "Arte elettronica" (Giunti Editore, Firenze, 2000) - "alla trasmissione delle opere immateriali della Videoarte": la inaugurò con un documentario sulla Land Art e l'anno successivo realizzò Identifications, registrazioni di "azioni" di vari artisti tra cui Joseph Beuys, Gilbert & George e Alighiero Boetti. Entrambi i lavori erano stati coprodotti con la WDR (Westdeutscher Rundfunk) di Colonia che, nel frattempo, insieme ad altre istituzioni come la Galerie Konrad Fischer di Düsseldorf, aveva riconosciuto importanza agli esperimenti di Vostell, Paik e di altri artisti coevi come Ulrike Rosenbach e Otto Piene. La stessa WDR trasmise Black Gate Cologne (1968) di Piene e Fernseh Galerie (1968) di Schum. Nel 1972 il Wallraf - Richartz - Museum (che, successivamente, diverrà il Museum Ludwig) iniziò l'acquisizione di opere in video proprio con Land Art e Identifications di Schum, e pose dunque le basi per la costituzione di un dipartimento video. Negli anni '80 e '90 il Museo ha ampliato la propria collezione con lavori, tra gli altri, di Valie Export, Vito Acconci, William Kentridge e Bill Viola.

Trembling Time (2001) di Yael Bartana
Trembling Time (2001) di Yael Bartana

Mentre la collezione del Centre Pompidou, rappresentato al festival torinese da Christine Van Assche, responsabile del Dipartimento Nouveaux Médias del Centro, rispecchia le molteplici tendenze artistiche internazionali (Fluxus, Body Art, Minimal Art, Conceptual Art, Post Conceptual Art), gli altri istituti sembrano privilegiare l'acquisizione di opere di artisti nazionali: il Centro Argos, fondato nel 1989, ad esempio, ha collezionato le opere dei più importanti artisti del Paese; il MEIAC riunisce video di autori spagnoli, portoghesi e iberoamericani. Le basi dell'attuale Nederlands Instituut voor Mediakunst furono gettate nel 1978, quando la Galleria MonteVideo, specializzata in arte elettronica, iniziò la propria attività con una esposizione dedicata a Livinus Van De Bundt, pioniere della Videoarte olandese; in seguito nella raccolta del NIM sono confluite le collezioni degli enti Time Based Arts (fondato nel 1983 e fuso con MonteVideo nel 1994), Lijnbaancentrum (1970 - 1982), De Appel (1975 - 1983, specializzato nella registrazione di performance) e dell'Instituut Collectie Nederland: conseguentemente la videoteca dell'istituto olandese si distingue per l'ampia varietà dei lavori conservati.

Il GAMVideoFestival ha dunque rappresentato un'occasione per vedere sia opere dei "padri" della Videoarte, sia lavori di autori meno conosciuti e promettenti. Bad di Steina Vasulka (1979, presentato dal NIM), ad esempio, rientra nella prima categoria. Il breve video (circa due minuti) è composto da un'immagine di base: i profili di due volti su uno sfondo blu. A questi due Primissimi Piani, Vasulka alterna immagini astratte formate da linee, blocchi, mosaici: mentre l'immagine si trasforma in una tessitura di segnali luminosi, i due volti sono oggetto di manipolazioni e divengono irriconoscibili.

File di Kurt D'Haeseleer (2001, Centro Argos), che possiamo considerare nella seconda categoria, è un affascinante lavoro in cui lo spettatore, attraverso una narrazione frammentata, percepisce che una relazione sentimentale, forse tra due persone non più giovanissime, sembra essersi conclusa. L'autore si limita a dare scarne indicazioni: la videocamera si posa rapidamente su corpi e volti i cui contorni appaiono non definiti, come se non fossero stati messi bene a fuoco, con un atteggiamento nei confronti dei soggetti umani che può forse ricordare, pur con obiettivi differenti ma a conferma degli stretti legami tra Videoarte e Cinema, quello di Man Ray in L'étoile de mer (1928); poi, d'improvviso, dall'alto, mediante una probabile ripresa da un elicottero, la videocamera inquadra grattacieli, giardini, cortili interni di un'anonima città forse occidentale. Il normale scorrimento dell'immagine è velocizzato, gli elementi profilmici divengono schegge di colori che si sovrappongono con ritmo forsennato; nel finale una fluida panoramica si chiude su due ragazzi che s'incontrano e si baciano: nasce una nuova felicità in luogo dell'atmosfera malinconica che, fino a quel punto, aveva caratterizzato il video.

È opportuno ricordare, in conclusione, la ricca collezione della videoteca della GAM, al cui interno sono conservati lavori, tra gli altri, di Stan Brakhage, Jonas Mekas, Norman McLaren, dell'artista cubana Ana Mendieta e copie dei film sperimentali degli anni '20 e '30 di Hans Richter e Oskar Fischinger.



 

Nam June Paik
Nam June Paik




 

Il manifesto della rassegna video sulla Land Art svoltasi nella galleria berlinese di Gerry Schum
Il manifesto della rassegna video sulla Land Art svoltasi nella galleria berlinese di Gerry Schum

 

Link ai Musei

www.cnac-gp.fr/pompidou

www.museenkoeln.de/ludwig

www.cicv.fr

www.argosarts.org

www.tate.org.uk

www.meiac.org

www.sgg.ch

www.montevideo.nl

http://on1.zkm.de

 

 

Il web del GAMVideoFestival

www.gamtorino.it


 
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