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Generazioni, gangsters e attori

di Marco Luceri
  Tom Hanks - Era mio padre ( Road to perdition)
Data di pubblicazione su web 01/01/2002  
Pubblico e critica aspettavano al varco il giovane Mendes. Dopo aver realizzato il suo primo film nel 1999 (American beauty, una delle opere cinematografiche più importanti e controverse degli anni '90), per il suo secondo lungometraggio si affida all'inedita coppia Tom Hanks-Paul Newmann, cambiando totalmente registro e firmando un film a metà strada tra la gangster-story e il road-movie.

Paul Newman
Paul Newman
 
Road to perdition è ambientato nel 1931. Michael Sullivan (Tom Hanks) lavora come gangster per il vecchio John Rooney (Paul Newmann), il più potente boss dell'Illinois: i due sono legati da un amore paterno, visto che John considera Michael come un figlio, avendolo cresciuto e preso sotto le sue dipendenze. Una notte, durante un regolamento di conti eseguito da Sullivan-Hanks e dal figlio di Rooney-Newman, Connor, avviene un omicidio. Nulla di nuovo per questi implacabili esecutori, se non fosse che il figlio di Michael, Sullivan jr, nascostosi nel bagagliaio della macchina, vede tutto. I due killer, sorpresi, ammoniscono verbalmente il ragazzino (che non conosceva affatto il vero "lavoro" del padre), ma Connor non si fida. La notte seguente, senza avvertire il padre John, egli s'intrufola nella villa di Sullivan-Hanks ed uccide la moglie e il fratellino del piccolo testimone, credendolo lui. Quando i due Sullivan tornano a casa la scena è agghiacciante: un bagno di sangue che urla vendetta. Intanto Rooney-Newman, sconfortato per la sciocchezza compiuta dal figlio, sconfessa Connor, ma non avendo, da buon gangster, altra scelta, decide di far dare la caccia ai due Sullivan, assoldando il killer-fotografo Maguire (Jude Law). Michael intanto, con l'obiettivo di farla pagare ai due Rooney, intraprende, insieme a Michael jr, un lungo viaggio per le strade dell'America...

Jude Law
Jude Law

Ispirato all'omonimo romanzo di Max Allan, Road to perdition è un film sull'amore e sulle difficoltà che legano padri e figli, e non solo in senso famigliare. Se in American beauty la famiglia implodeva dall'interno, mettendo a nudo le ossessioni represse e distruggendo i vincoli affettivi falsamente costruiti dalla società, nel suo nuovo film Mendes dirige la sua attenzione sul rapporto esclusivo tra padri e figli.

I quattro personaggi principali vivono come in una ragnatela, poiché tutti possono riconoscere in uno degli altri un padre o un figlio. Il rapporto che lega i due Sullivan all'inizio del film è molto flebile: Michael jr non condivide la vita violenta del padre, ma la necessità e la comunanza del dolore li costringeranno al riavvicinamento e alla complicità, quasi inaspettata, senza però che nessuno dei due rinunci alla propria etica. Michael resterà fino alla fine un gangster, mentre Sullivan jr avrà il coraggio di non seguire la via paterna, rinunciando a premere anche una sola volta il grilletto, seppur in estremo pericolo di vita.

Lo stesso non si può dire del rapporto tra John e Connor Rooney: sebbene il vecchio boss deplori il comportamento impulsivo e scellerato del figlio, deve scegliere tra lui e il "figlio" che veramente sente suo, Michael. In questo caso sarà molto più forte sia il legame di sangue che quello affettivo, e sarà questo che porterà vero pathos nella storia.

Lo scontro tra Rooney e Sullivan è lo scontro tra un "padre" e un "figlio" legati non dal sangue, ma dalla vita. Sono i due personaggi più simili del film, e invano, proprio per la forza di questo legame, cercheranno di salvarsi a vicenda, di non scendere fino alla mossa estrema. Ma la strada che li ha uniti sarà quella che li separerà. È forse questa differenza di registro morale che rende i personaggi tragici e distanti dalla nostra sensibilità.

Con questo suo secondo film, forse eccessivamente estetizzante, Mendes si conferma uno dei migliori esponenti della nuova generazione di cineasti, dando un'ottima prova di regia e dimostrando di saper andare oltre le claustrofobiche ossessioni casalinghe di American beauty, rispetto a cui il registro è totalmente cambiato.

Avvalendosi delle magistrali intuizioni fotografiche di C. L. Hall, Mendes gira quasi tutto il film in esterni. Gli ambienti cittadini, soprattutto i frequenti e piovosi notturni, sono gotici e oscuri scenari di sanguinose sparatorie e di morte; i paesaggi, i campi sperduti e le vallate assolate, sono invece di una malinconica luminosità che ricorda la pittura del realismo americano tra le due guerre, e in particolare quella di Hopper. La grande attenzione ai particolari effetti di luce, che giustificano spesso i brevi movimenti di macchina, quasi delle "oscillazioni" dello sguardo, sono funzionali alla scelta di isolare visivamente i personaggi dall'ambiente. Essi appaiono piccoli all'esterno, ma infinitamente grandi nella loro interiorità, in modo che lo spettatore possa cogliere a pieno le performances attoriche di Hanks e di Newmann. La loro recitazione è asciutta e commovente, calibrata su una mimica facciale misurata ed efficace. I loro sguardi severi, dolenti, inflessibili e riflessivi allargano e restringono, secondo il copione, il coraggio e le paure incontrollabili di questi padri e figli dell'America della Grande Depressione.

 
Era mio padre ( Road to perdition)
cast cast & credits
 

Jude Law
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