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Gli inganni della Tv

di Roberto Fedi
  Antonio de Curtis in arte Totò
Data di pubblicazione su web 22/06/2005  
La storia che stiamo per raccontare (storiella, veramente) è triste. Quindi preparatevi: ma, come si diceva una volta, da tutto si può trarre un insegnamento. Ergo, preparatevi anche a questo.

Qualcuno, specialmente quelli che piangono davanti alla Tv del dolore, ricorderà il caso del ‘nonno in affitto’. Dieci mesi fa, più o meno, i Tg e qualche giornale intervistarono un signore ottantenne, ex insegnante di lettere al liceo Giulio Cesare di Roma, che chiedeva di essere adottato. Era solo, spiegò. La moglie era morta da tempo. La figlia era in Afghanistan a fare la volontaria con gli umanitari. Lui si sentiva inutile. Quindi metteva a disposizione il suo sapere: c’era qualche famiglia che volesse adottare un nonno? Con magari dei nipoti a cui fare ripetizione? Lui era disposto.

La Tv si buttò sul caso – e ti pareva. Si parlò di ‘nonnità’, dell’importanza del nonno nella famiglia, del fatto che per la maledetta vita moderna i nonni stanno lontani dai nipoti. Si discettò  dei genitori disgraziati che lasciano i figli alle baby sitters o negli asili perché, i delinquenti, vanno a lavorare (ma guarda un po’ che gentaglia). Si rimpianse il buon tempo antico. Intervennero illustri esperti: per esempio Lino Banfi, noto pedagogo, che parlò, naturalmente commuovendosi, della sua capitale esperienza come Nonno Libero nell’omonimo serial di Rai Uno. Si fece vivo anche Antonello Venditti, forte pensatore, che aveva avuto quel vecchietto come professore al liceo suddetto (e al quale liceo, guarda caso, il Venditti aveva dedicato una delle sue canzonette giovanilistiche).Tutti a frignare come se sbucciassero cipolle. A Vespa a Vespa (pardon: Porta a porta) ovviamente se ne discusse con il solito approfondimento. Insomma, un Evento.
 
A tal punto che qualche produttore, a cui era stata segnalata la faccenda, si fece avanti per magari, chissà?, farci un filmetto. E il ‘caso’ divenne da libro Cuore quando una famiglia di Bergamo, fra le varie che avevano risposto all’appello e che il ‘nonno’ selezionò con cura, si accollò l’arzillo vecchietto. Ciampi, Nonno d’Italia, si prese addirittura il disturbo di ringraziare con un pubblico encomio la famiglia bergamasca.

Dieci mesi dopo, la caduta. Il ‘nonno in affitto’ ha tagliato la corda. Non solo. Già che c’era si è portato con sé un carnet di assegni dei poveri bergamaschi, falsificandone alcuni. Non basta. Nonostante che la famiglia avesse per lui la massima cura, passando anche sopra varie sgarbatezze, le ha lasciato un debito di varie migliaia di euro. È andato, zitto zitto, da un’altra delle famiglie cha a suo tempo avevano risposto all’appello, e ha fregato anche quella. L’hanno ritrovato in un residence milanese, dove si era nascosto col maltolto.

Ma il bello viene adesso. Perché si è scoperto che il mariuolo (avrebbe detto Quello) una famiglia ce l’aveva. Sorella e cognata, in Puglia. Persone serie. E cinque figli, non si sa dove (quella in Afghanistan naturalmente era una balla). Parenti che, sui quotidiani di questi giorni, hanno ripetuto che loro gliel’avevano detto ai giornalisti della Rai che quello era un matto, un mezzo delinquente, che per tutta la vita aveva solo truffato la gente, al punto che loro stessi non lo volevano più vedere da decenni. E i giornalisti Rai, nulla. Duri, a inseguire il ‘pòro nonnetto’, lo scoop, la storia che ‘fa piàgne’. Il “Giornale del Mezzogiorno”, che esce col “Corriere della Sera”, venerdì 17 titolava: “È cattivo, non va aiutato” (riferendo le parole dei familiari). E dedicava un’intera pagina al caso, a dire la verità esilarante.

Morale. A noi sadici, lo confessiamo, piacciono le belle storie che finiscono male. O meglio ancora, come in questo caso, che finiscono in barzelletta. E allora: ma non sono meglio le scemenze fasulle dei programmi del pomeriggio? Che almeno, si sa, sono quello che sono: sceneggiate. Perché vedete cosa succede quando la Tv, questa Tv, si occupa dei casi veri. Bene che vada si ritrova, invece di Nonno Libero, un nonno carcerato.


 




 


 

Lino Banfi in nonno libero
Lino Banfi in nonno libero

 

 

 

 

 

 


 

Totò in
Totò in "Guardie e ladri", regia Steno, M. Monicelli, 1951  

 
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