La storia che stiamo per raccontare (storiella, veramente) è triste. Quindi preparatevi: ma, come si diceva una volta, da tutto si può trarre un insegnamento. Ergo, preparatevi anche a questo.
Qualcuno, specialmente quelli che piangono davanti alla Tv del dolore, ricorderà il caso del ‘nonno in affitto. Dieci mesi fa, più o meno, i Tg e qualche giornale intervistarono un signore ottantenne, ex insegnante di lettere al liceo Giulio Cesare di Roma, che chiedeva di essere adottato. Era solo, spiegò. La moglie era morta da tempo. La figlia era in Afghanistan a fare la volontaria con gli umanitari. Lui si sentiva inutile. Quindi metteva a disposizione il suo sapere: cera qualche famiglia che volesse adottare un nonno? Con magari dei nipoti a cui fare ripetizione? Lui era disposto.
La Tv si buttò sul caso – e ti pareva. Si parlò di ‘nonnità, dellimportanza del nonno nella famiglia, del fatto che per la maledetta vita moderna i nonni stanno lontani dai nipoti. Si discettò dei genitori disgraziati che lasciano i figli alle baby sitters o negli asili perché, i delinquenti, vanno a lavorare (ma guarda un po che gentaglia). Si rimpianse il buon tempo antico. Intervennero illustri esperti: per esempio Lino Banfi, noto pedagogo, che parlò, naturalmente commuovendosi, della sua capitale esperienza come Nonno Libero nellomonimo serial di Rai Uno. Si fece vivo anche Antonello Venditti, forte pensatore, che aveva avuto quel vecchietto come professore al liceo suddetto (e al quale liceo, guarda caso, il Venditti aveva dedicato una delle sue canzonette giovanilistiche).Tutti a frignare come se sbucciassero cipolle. A Vespa a Vespa (pardon: Porta a porta) ovviamente se ne discusse con il solito approfondimento. Insomma, un Evento.
A tal punto che qualche produttore, a cui era stata segnalata la faccenda, si fece avanti per magari, chissà?, farci un filmetto. E il ‘caso divenne da libro Cuore quando una famiglia di Bergamo, fra le varie che avevano risposto allappello e che il ‘nonno selezionò con cura, si accollò larzillo vecchietto. Ciampi, Nonno dItalia, si prese addirittura il disturbo di ringraziare con un pubblico encomio la famiglia bergamasca.
Dieci mesi dopo, la caduta. Il ‘nonno in affitto ha tagliato la corda. Non solo. Già che cera si è portato con sé un carnet di assegni dei poveri bergamaschi, falsificandone alcuni. Non basta. Nonostante che la famiglia avesse per lui la massima cura, passando anche sopra varie sgarbatezze, le ha lasciato un debito di varie migliaia di euro. È andato, zitto zitto, da unaltra delle famiglie cha a suo tempo avevano risposto allappello, e ha fregato anche quella. Lhanno ritrovato in un residence milanese, dove si era nascosto col maltolto.
Ma il bello viene adesso. Perché si è scoperto che il mariuolo (avrebbe detto Quello) una famiglia ce laveva. Sorella e cognata, in Puglia. Persone serie. E cinque figli, non si sa dove (quella in Afghanistan naturalmente era una balla). Parenti che, sui quotidiani di questi giorni, hanno ripetuto che loro glielavevano detto ai giornalisti della Rai che quello era un matto, un mezzo delinquente, che per tutta la vita aveva solo truffato la gente, al punto che loro stessi non lo volevano più vedere da decenni. E i giornalisti Rai, nulla. Duri, a inseguire il ‘pòro nonnetto, lo scoop, la storia che ‘fa piàgne. Il “Giornale del Mezzogiorno”, che esce col “Corriere della Sera”, venerdì 17 titolava: “È cattivo, non va aiutato” (riferendo le parole dei familiari). E dedicava unintera pagina al caso, a dire la verità esilarante.
Morale. A noi sadici, lo confessiamo, piacciono le belle storie che finiscono male. O meglio ancora, come in questo caso, che finiscono in barzelletta. E allora: ma non sono meglio le scemenze fasulle dei programmi del pomeriggio? Che almeno, si sa, sono quello che sono: sceneggiate. Perché vedete cosa succede quando la Tv, questa Tv, si occupa dei casi veri. Bene che vada si ritrova, invece di Nonno Libero, un nonno carcerato.
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Lino Banfi in nonno libero
Totò in "Guardie e ladri", regia Steno, M. Monicelli, 1951
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