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le preferenze dei nostri inviati per i Leoni del concorso di Venezia 59
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Data di pubblicazione su web 01/01/2002  

I nostri inviati per i Leoni del concorso di Venezia 59


Ben prima dell'apertura ufficiale era scattato, come d'abitudine, il toto-Leone. Adesso che, a un giorno dalla fine della mostra, sono stati mostrati tutti i film in concorso, è possibile una previsione- un po' più ragionata sull'assegnazione dei premi. Indichiamo brevemente quali sono le nostre preferenze per le più importanti categorie che la giuria del Festival premierà l'8 Settembre sera, cui aggiungiamo alcune note di spiegazione e qualche pronostico sui fattori che potrebbero influenzare il parere dei giurati.


Leone d'oro per il miglior film:



Dolls
di Takeshi Kitano (Giappone)


La conferma di uno dei più grande maestri del cinema mondiale. Una segnalazione o per meglio dire una sorta di premio speciale della giuria di Drammaturgia a


 
The Magdalene sisters
di Peter Mullan (Scozia/GB)

Il Leone d'oro già assegnato Kitano nel 1997 per Hana Bi potrebbe però favorire lo scozzese Mullan, autore di un film "scomodo" e toccante.

Il presidente della giuria Gong Li invertirebbe così il trend recente che ha visto premiati negli ultimi 3 anni autori provenienti da cinematografie asiatiche o medio-orientali, riportando il Leone in Europa.

Non sembra impossibile anche un premio agli americani Far from Heaven (USA) di Todd Haynes oppure Road to perdition di Sam Mendes (Inglese di nascità, però). Ciò restituirebbe il Leone agli Stati Uniti dopo 22 anni, da quando cioè nel 1980 il premio andò a Gloria - Una notte d'estate del grande John Cassavetes.

Migliore attore:

Jean Rochefort in L'homme du train (Francia)
Nessun dubbio. Assolutamente perfetto per il suo ruolo. Se Kitano dovesse essere privato del Leone d'Oro, è possibile un riconoscimento ad Hidetoshi Nishijima di Dolls, appunto.

Migliore attrice:

Julianne Moore in Far from heaven (USA)
La più attesa, non ha deluso. Solo Moon So-Ri di Oasis potrebbe sottrarle la Coppa Volpi come migliore interprete.

Migliore sceneggiatura:

Claude Klotz per L'homme du train (Francia), un film sceneggiato superbamente, senza un dialogo di troppo e capace di un finale sognato che da spessore al film senza turbarne l'impianto comico. Segnalazione anche per Rolf deHeer, sceneggiatore (oltre che regista) di The tracker. Confronto magistrale tra tre personaggi nelle infinite distese dell'Australia, a metà tra un western e No Man's Land.

Migliore regia:

Sam Mendes per Road to perdition (USA). La conferma dopo il successo di American Beauty. Il film, come il suo predecessore può anche suscitare qualche perplessità, ma la tecnica registica è assolutamente indiscutibile.


 







 
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