Un mondo di marionette...
Trae ispirazione dal Bunraku, una delle tre forme più conosciute di teatro classico in Giappone (accanto a Noh e Kabuki) il nuovo film di Takeshi Kitano.
Basato sulla perfetta sincronizzazione di tre elementi: musica, narrazione e movimenti dei pupazzi, tradizionalmente il Bunraku mette in scena storie di amori impossibili, travagliati, destinati fatalmente a un finale tragico. Nato nel XVI° secolo, esso era inoltre specchio delle tematiche e dei conflitti della società del suo tempo.
In Dolls ("bambole") Kitano attualizza il Bunraku al Giappone contemporaneo. Mette in scena tre storie di amori impossibili: quello tra Matsumoto e Sawako, un tempo felicemente fidanzati e poi divisi da famiglie e ambizione; tra lo yakuza pentito Hiro e una misteriosa donna; e tra la pop star Haruna, un tempo celebre e il fan Nukui, che per lei si era accecato. Sullo sfondo sono collocate le tensioni del frenetico Giappone di oggi: la prepotenza dei capi sui propri dipendenti nel posto di lavoro, il feticismo verso le popstar e il tema, caro al regista, del conflitto di identità degli Yakuza, sospesi tra tardizione e cambiamento, davanti alla 'modernità'.
Agli amanti delle 'catalogazioni' facili, che vedono la filmografia di Kitano divisa tra i film più esplicitamente d'azione, sovraccarichi di sparatorie e morti violente, come Brother e Sonatine, e quelli più intimisti e sentimentali, quali L'estate di Kikujiro e Il silenzio sul mare, Dolls sembrerà certo più vicino al secondo gruppo: lento, ritmato, in particolare nella storia di Matsumoto e Sawako - centro e motore dell'opera - il film è anche un capolavoro di delicatezza e poesia.
Non si può ignorare tuttavia il senso profondo del film, percorso dall'inizio fino alla splendida immagine finale da un sottile e fatale senso di morte. Una morte ancor più violenta di quella esplicita e spettacolare di Brother perché, silenziosa, aleggia sopra i personaggi, arrivando inattesa e colpendoli alle spalle per lasciarli a terra.
Così si spiega la scelta del Bunraku, in cui narratori si mettono in scena e muovono le bambole tenendoli in mano davanti agli spettatori, ai quali non è nascosto niente del tragico evolversi della storia rappresentata: perché lo stesso accade nel film, soltanto che i ruoli si invertono e gli esseri umani divengono marionette, mosse e strapazzate da un destino tragico, o forse, chissà, dalla volontà sadica di pupazzi divenuti demiurghi.
Kitano si tiene fuori dalla scena, o sarebbe meglio dire che ritaglia per sé il ruolo del marionettista onnipotente. Si affida a una fotografia molto più colorata rispetto ai toni cupi del passato, evidente fin dalle sgargianti locandine, mantenendo però la collaborazione con il grande Joe Hisaishi per le musiche, punto di forza delle opere precedenti.
Il risultato è un film che non sfrutta tradizioni artistiche orientali per deliziare il palato del pubblico occidentale in cerca di esostismi, ma che invece si innesta sulla tradizione per rielaborarla magistralmente nel presente.
Basato sulla perfetta sincronizzazione di tre elementi: musica, narrazione e movimenti dei pupazzi, tradizionalmente il Bunraku mette in scena storie di amori impossibili, travagliati, destinati fatalmente a un finale tragico. Nato nel XVI° secolo, esso era inoltre specchio delle tematiche e dei conflitti della società del suo tempo.
In Dolls ("bambole") Kitano attualizza il Bunraku al Giappone contemporaneo. Mette in scena tre storie di amori impossibili: quello tra Matsumoto e Sawako, un tempo felicemente fidanzati e poi divisi da famiglie e ambizione; tra lo yakuza pentito Hiro e una misteriosa donna; e tra la pop star Haruna, un tempo celebre e il fan Nukui, che per lei si era accecato. Sullo sfondo sono collocate le tensioni del frenetico Giappone di oggi: la prepotenza dei capi sui propri dipendenti nel posto di lavoro, il feticismo verso le popstar e il tema, caro al regista, del conflitto di identità degli Yakuza, sospesi tra tardizione e cambiamento, davanti alla 'modernità'.
Agli amanti delle 'catalogazioni' facili, che vedono la filmografia di Kitano divisa tra i film più esplicitamente d'azione, sovraccarichi di sparatorie e morti violente, come Brother e Sonatine, e quelli più intimisti e sentimentali, quali L'estate di Kikujiro e Il silenzio sul mare, Dolls sembrerà certo più vicino al secondo gruppo: lento, ritmato, in particolare nella storia di Matsumoto e Sawako - centro e motore dell'opera - il film è anche un capolavoro di delicatezza e poesia.
Non si può ignorare tuttavia il senso profondo del film, percorso dall'inizio fino alla splendida immagine finale da un sottile e fatale senso di morte. Una morte ancor più violenta di quella esplicita e spettacolare di Brother perché, silenziosa, aleggia sopra i personaggi, arrivando inattesa e colpendoli alle spalle per lasciarli a terra.
Così si spiega la scelta del Bunraku, in cui narratori si mettono in scena e muovono le bambole tenendoli in mano davanti agli spettatori, ai quali non è nascosto niente del tragico evolversi della storia rappresentata: perché lo stesso accade nel film, soltanto che i ruoli si invertono e gli esseri umani divengono marionette, mosse e strapazzate da un destino tragico, o forse, chissà, dalla volontà sadica di pupazzi divenuti demiurghi.
Kitano si tiene fuori dalla scena, o sarebbe meglio dire che ritaglia per sé il ruolo del marionettista onnipotente. Si affida a una fotografia molto più colorata rispetto ai toni cupi del passato, evidente fin dalle sgargianti locandine, mantenendo però la collaborazione con il grande Joe Hisaishi per le musiche, punto di forza delle opere precedenti.
Il risultato è un film che non sfrutta tradizioni artistiche orientali per deliziare il palato del pubblico occidentale in cerca di esostismi, ma che invece si innesta sulla tradizione per rielaborarla magistralmente nel presente.
Il regista Takeshi Kitano
Cast & credits
Titolo
Dolls |
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Origine
Giappone |
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Anno
2002 |
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Durata
113 minuti |
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Colore | |
Regia
Takeshi Kitano |
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Interpreti
Miko Kanno (Sawako) Hidetoshi Nishijima (Matsumoto) Tatsuya Mihashi (Hiro, il boss) Chieko Matsubara (donna nel parco) Kyoko Fukada (Haruna, la pop star) |
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Produttori
Masayuki Mori / Takio Yoshida |
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Produzione
Office Kitano |
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Distribuzione
Celluloid Dreams / Mikado |
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Scenografia
Norihiro Isoda |
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Costumi
Yohji Yamamoto |
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Sceneggiatura
Takeshi Kitano |
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Montaggio
Takeshi Kitano |
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Fotografia
Katsumi Yanagijima |
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Suono
Senji Horiuchi |
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Musiche
Joe Hisaishi |