drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Andiamo al mare

di Roberto Fedi
  Audrey Hepburn e Gregory Peck in "Vacanze Romane", regia di William Wyler (1953)
Data di pubblicazione su web 27/05/2005  
Questo sarà un articolo di servizio, lo diciamo subito. È per informare, doverosamente, che l’associazione milanese ‘Esterni’ ci fa sapere che ha proclamato, se così si potesse dire, uno sciopero (se così si potesse dire) dei telespettatori (si può dire) per i giorni 24-26 giugno (da venerdì a domenica). Le ragioni le trovate sul sito di cui sopra: all’incirca, possono riassumersi nel desiderio di protestare, civilmente, contro lo strapotere della Tv, e di riappropriarsi delle città o di altri luoghi ameni per il weekend. Per questo c’è un appello anche ai responsabili  (se così si potesse dire) perché tengano aperti i musei, le biblioteche, e perché studino qualche iniziativa per invitare i cittadini a uscire di casa e a spengere la televisione.

Figuriamoci se noi, da questo pulpito (se così si potesse dire), siamo contrari. Anzi: più d’una volta, e i nostri lettori lo sanno, abbiamo invitato il milione e mezzo circa di amici che ci seguono mensilmente non solo a pigiare il tasto Off del telecomando, ma addirittura a buttare l’apparecchio dalla finestra – stando bene attenti a chi passa di sotto, si capisce. Una volta abbiamo anche pubblicato una divertente lettera di un nostro amico spiritoso che ci raccontava di un suo radicale sistema per non ascoltarla neanche la Tv, ahimè sempre accesa in casa sua: si metteva una pentola in testa e ci picchiava sopra con un mestolo. Abbiamo provato: funziona.

Quindi, da parte nostra, totale solidarietà: andremo al mare. Ciò detto, si impongono però un paio di pensierini della sera. Che qui sotto brevemente sveliamo.

L’iniziativa è da ultima spiaggia, confessiamolo pure. È un po’ come le domeniche ecologiche: qualche ora a far finta di divertirsi con la bicicletta e con i mangiafuoco in un giardino pubblico, e poi alè, tutti in macchina a far schizzare su l’inquinamento più di prima. Chiunque abbia la testa sulle spalle e non sul sellino delle biciclette capisce che sarebbe stato meglio pensarci prima: magari ricorrendo a carburanti alternativi senza aspettare che il petrolio finisca (e che le compagnie lucrino fino all’ultima goccia), magari creando sistemi di trasporti collettivi efficienti, magari  fornendo le città di parcheggi in modo da evitare di girare due ore per piazzare la macchina.

Qui, il bello però è che non sono i responsabili a lavarsi l’anima nera con una manifestazioncella (nelle città a indire le domeniche a piedi sono i sindaci: quelli che avrebbero fatto meglio eccetera eccetera), ma un’associazione di utenti. Per questo andremo al mare, mentre per le domeniche ecologiche ci vien voglia, per dispetto, di tenere il motore acceso tutto il giorno. Ma, anche qui, non importa essere McLuhan, l’inventore della scienza delle comunicazioni di massa, per capire che è una battaglia persa.

Qui sta infatti il busillis: e cioè che non è la Tv, come non sono le auto o il cellulare o il computer con il quale stiamo scrivendo, a essere il Male. È il loro uso, o abuso. A noi, per esempio, la televisione piace: ovviamente, quella che ci fa divertire, o che ci informa, o che ci fa imparare qualcosa, o che ci fa sentire membri di una comunità anche globale. Quella sarebbe da lasciare accesa. L’altra, quella che ci tratta come imbecilli, è degna del fuoco.

In un recente articolo sul «Corriere della Sera», Ernesto Galli Della Loggia riprendendo un impietoso servizio giornalistico dell’ «Economist» disegnava un panorama dell’ Italia sconsolante. Siamo per esempio, scriveva, un paese in cui non si legge niente e si vede troppa televisione. È vero. Aggiungerei, però: dove si vede troppa pessima televisione, fornita - come le sigarette che uccidono - dallo Stato. In nessun paese del mondo, oggi, la televisione di Stato ha così largo spazio e così scarsa qualità. In nessun paese del mondo il Consiglio di Amministrazione della Tv pubblica è totalmente designato, con il misurino, dai partiti politici. In nessun paese del mondo i vari telegiornali hanno i direttori stabiliti dai partiti politici. In nessun paese del mondo i partiti politici ritengono la televisione una cosa propria. Qui sta il nocciolo della questione, ci pare.

Anche per questo andremo al mare, l’ultimo weekend di giugno, o al cinema. Ma così, tanto per abbronzarci, e senza alcuna illusione.


 


 






 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013