Fiori borghesi

di Siro Ferrone

Data di pubblicazione su web 13/02/2003

La Fleur du mal
Le parole e le cose è il titolo di un libro famoso della cultura francese. Tra questi due fronti (le parole, le cose) i francesi continuano a dividersi, e non riescono a trovare un equilibrio. Da una parte l'uso del discorso, letterario e colto, la capacità di dominare le cose dall'alto di una ragione sapiente che sa analizzare e ordinare così bene che finisce per tradire la realtà. Dall'altra parte sta invece il bisogno di aderire alle cose, nel nome della stessa ragione di cui sopra, con la descrizione e l'analisi ravvicinata del reale. La prima vocazione conduce alla letteratura e allo stile; la seconda al realismo.

L'irrisolta conciliazione dei due estremi è sbarcata anche a Berlino. Se alla seconda categoria appartiene il film di Patrice Chereau Son frère alla prima categoria del 'male francese' si può assegnare invece l'ultima opera di Claude Chabrol (La fleur du mal).

Già il titolo tradisce il bisogno di ricollegarsi ironicamente alla migliore tradizione del proprio patrimonio culturale. Chabrol lo fa da par suo con uno stile (una lingua) elegante e sottile, raccontando una saga famigliare che ha il valore di un apologo. Una storia sul genere di quella imbastita, senza molto successo, dal nostro grande Visconti con Ritratto di famiglia in un interno e, con maggiore coerenza formale ma con un notevole disordine ideologico, da un altro grande come R.W. Fassbinder in La terza generazione.

La Fleur du mal di Claude Chabrol
La Fleur du mal di Claude Chabrol
 

Provincia francese, una famiglia della solida borghesia. Durante l'ultima guerra mondiale il capo della famiglia, un collaborazionista deportatore di ebrei, era stato ucciso dal figlio partigiano con la complicità della sorella (Tante Line). Ai giorni nostri, la donna è l'unica sopravvissuta di quella storia ed è il nume tutelare, apparentemente un po' svanita, della famiglia. Le stanno accanto, nella bella villa, un uomo e una donna: sposati in seconde nozze, ma forse amanti da prima, sono rispettivamente la nipote di Tante Line e il vedovo di un'altra nipote. I loro figli, François e Michelle, nati dal precedente matrimonio - tanto per completare il compact familiare - si amano e in questo modo giocano con l'incesto. Tante Line non trova niente da ridire e si compiace (ma forse dipende dal fatto che è svanita) di questa liaison dangereuse. Anne, la madre di Michelle è impegnata nelle elezioni municipali, mentre il padre di François, Gérard, è continuamente in caccia di donne da sedurre.

Tutto dunque scorre nella pace delle apparenze e delle convenzioni sociali, culturali, politiche e economiche di una classe abituata ad essere sempre e comunque 'al potere'. Vale per tutti l'aurea massima di Tante Line, saggia voce della borghesia francese: "Il tempo non esiste, esiste solo un presente perpetuo". Il presente del potere e della morale di classe: a piacimento del lettore questa parolina abusata può essere intesa in senso veteromarxista o in senso neoborghese. Questo film parla di una classe sociale che si comporta però con molta classe. E la classe (come hanno dimostrato i nostri Agnelli) non è acqua.

Tornando alla Francia profonda, sotto quell'acqua si intravedono però i cadaveri. I quali d'improvviso emergono, contraddicendo il proverbio di Tante Line. Accecato dall'invidia per la moglie che sta per essere eletta sindaco, Gérard che ha tentato invano di scandalizzare il paese rivelando l'antico omicidio del patriarca collaborazionista, vuole prendersi con la forza la figlia di Anne: questa reagisce e, per difendersi, lo uccide. Tante Line naturalmente, memore del suo antico delitto 'giusto', si assumerà la colpa, liberando la nipote e salvando la continuità del potere familiare. Il cadavere, a pensarci bene, è quello di un intruso, un parvenu che non appartiene alla linea diretta della 'dinastia' nei confronti della quale ha sempre covato un odio segreto. In compenso la brava nipoite Anne è eletta sindaco nella lista civica.

La messa in scena di buone maniere familiari corrette e corrotte fa pensare - se si guarda ai contenuti - più a certi drammi esistenzialisti di Sartre che alla forza parodica di analoghe situazioni messe in scena da Bunuel. Ma quel che conta qui - come dicevamo in partenza - è il linguaggio.

È il linguaggio logico-razionale della cultura francese (letteraria, figurativa, teatrale) che costituisce la rappresentazione di quel presente perpetuo di cui parla Tante Line e che è il sogno repubblicano della Francia di destra e di sinistra. Versione borghese dell'utopia del Gattopardo. L'immobilità che non fu scossa dai placidi impressionisti né dalle elucubrazioni filosofiche del dopoguerra. Di questa conservazione dei beni nazionali Chabrol fornisce un ritratto verosimile, un po' compiaciuto e un po' beffardo.

Cast & Credits


La Fleur du mal di Claude Chabrol
La Fleur du mal di Claude Chabrol


Cast & credits

Titolo 
La Fleur du mal
Origine 
Francia
Anno 
2002
Durata 
104 min.
Colore 
Adattamento 
Claude Chabrol
Regia 
Claude Chabrol
Interpreti 
Nathalie Baye
Benoît Magimel
Suzanne Flon
Bernard Le Coq
Mélanie Doutey
Thomas Chabrol
Caroline Baehr
Henri Attal
Jérôme Bertin
Francoise Bertin
Michel Herbault
Dominique Pivain
Produttori 
Marin Karmitz
Produzione 
MK2 e France 3 Cinéma con la partecipazione di Canal +, del Consiglio Regionale dell'Aquitania e il sostegno di La Procirep
Distribuzione 
Mikado
Scenografia 
Françoise Benoit-Fresco
Costumi 
Mic Cheminal
Sceneggiatura 
Claude Chabrol, Caroline Eliacheff, Louise L. Lambrichs
Montaggio 
Monique Fardoulis
Fotografia 
Eduardo Serra (AFC-ASC)
Suono 
Pierre Lenoir, Thierry Lebon
Musiche 
Matthieu Chabrol