Se uno fosse in vena di scherzare, si potrebbe chiedere cosa pensano della famiglia gli autori delle serie televisive della Rai (limitiamoci a questa: per Mediaset è anche peggio). O meglio: quale pensano che sia la famigliuola-tipo che ‘funziona sullo schermo. Vediamo. Anzi, ricostruiamo il dialogo che si è svolto fra alcuni autori, tempo fa. Ne siamo venuti in possesso grazie a una talpa.
Lo riferiamo così come ci è stato spifferato. Eccolo qui:
Prima di tutto, la famiglia devessere moderna. Aperta. Apertissima. Anzi spalancata. Ma: come si fa a giustificare, per esempio, un divorzio alle spalle? Lex dove si mette? La serie deve andare in onda magari la domenica, in prima serata, su Rai Uno… E i preti protestano, i comitati dei genitori cattolici si inalberano… Non ci siamo.
Allora senti, si fa così: si fa fuori la mamma. O vai! Poi magari il babbino si può risposare, che male cè? Anzi guarda: già che ci siamo perché limitarsi alle mezze misure. Si fanno fuori tutte due, babbo e mamma, e non se ne parla più. Ora sì che siamo aperti a tutte le possibilità.
E chi fa allora da mamma, o da babbo? E che cce vo? I nonni che ci stanno a fare? Oddìo: certo devono esser nonni mica come quelli veri, pieni di acciacchi e con la pensione che a mala pena li fa arrivare alla metà del mese. Come minimo devono vivere in ville con giardino, nel verde, ammobiliate da architetti, mobili eleganti, fiori dovunque. Altro che appartamenti in condomini, dove i nipoti vivono male e fanno brutti incontri quando escono la sera.
Però. Come si fa a renderli simpatici? Si sa che i ricchi in televisione non attirano troppi consensi, fra i nonni. Allora bisogna fare due cose: 1. eliminare uno dei due, nonno o nonna, così il sopravvissuto o la sopravvissuta possono fare il vice babbo o la vice mamma a tempo pieno; 2. far finta che non siano ricchi. Ma come fanno a permettersi la villa miliardaria? E che cce frega.
Ci vuole a questo punto un nipote, o nipoti sfusi. Beh? E che cce vo? Si fa un fischio e le mamme di tuttItalia ci portano ragazzini a iosa. È facile scegliere: tanto sono tutti falsi e nessuno sa recitare. Uno vale laltro.
Ma la presenza maschile? No problem: basta una telefonata. È libero Giulio Scarpati? Sì? Affare fatto. Ma: o non ha già recitato nel Medico in famiglia e se nè andato? E poi sempre quella faccia da giovanottino buono invecchiato… E che cce vo? Gli si fa crescere un pizzetto che lo affila un po, gli si fa dare una ripassatina dal barbiere, si sposta la location in un bel posto (sai che cho ‘n idea? sono stato al mare alla Feniglia… Bello!). Ma sempre il medico… Macché: facciamogli fare una cosa che in Tv non si vede mai. Il commissario di Polizia. Perfetto, che idea! Fatto! Però… Sempre il babbo… E chai raggione… Ho trovato! Facciamogli fare lo zio! Aho, sei un genio!
E gli altri personaggi? Beh vediamo. Ci vuole lelemento un po simpatico nella squadra (squadrina, qui: il budget…) di Polizia. Cè Bruno Gambarotta libero. Preso! Ma: avrà ottantanni… e poi parla solo torinese, e in Maremma… E che cce frega. Tanto si vede poco. Poi la nonna: Valeria Valeri sembra fatta apposta. E già che ci siamo, facciamone una copia della Signora in Giallo! Che idea… Anzi: intitoliamo la serie Una famiglia in giallo! Caz… Bip! Che idea!
Certo ci vuole un intreccio… Eccolo. Ma questo dura, a esagerare, dieci minuti… E che cce vo? Si fa durare du ore: silenzi, dialoghi a monosillabi che non finiscono mai, sguardi da pesce lesso, panorami, bambini che fanno i grandi, grandi che fanno i bambini… E poi Scarpati è una garanzia: per dire che ore sono gli ci vuole almeno un quarto dora.
Fatto. Ah dimenticavo: mettiamoci una vicequestore tipo modella che fa sempre bene. Ma quella mica sa recitare… E che cce frega? E aspetta: anche un cane! No, quelli ci sono già. Buona questa! no, volevo dire un cane vero, come Rex!
Perfetto! Una famiglia-tipo italiana. Avrà successo. Complimenti. Se ‘na forza. Grazie, non cè di che.
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Una famiglia in Giallo
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Giulio Scarpati
Bruno Gambarotta
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