Speriamo che non vi siate persi la puntata di La vita in diretta del Cucuzza di sabato, 9 aprile. Era dedicata al matrimonio del secolo, come titolava la sovrimpressione: più modestamente, a Carlo e Camilla che si sposavano. Era ora.
A scanso di equivoci chiariamo subito la nostra posizione: a noi la Camillona è simpatica. Anzi, ci sembra anche una donna spiritosa: altrimenti, quello struzzo di Carlo lavrebbe mandato a quel paese chissà quante volte. Anche intelligente: una che non ha problemi a mostrare le rughe dopo una insopportabile levigatina come Lady D., beh ha dei numeri. E, per quanto dei matrimoni del secolo non ce ne interessi un cavolo di niente, visto che questa rubrica si occupa anche di frivolezze, abbiamo dato unocchiata.
Cerimonia sobria, e anche elegante. Ma non è questo il punto. In studio, col Cucuzza e in collegamento col corrispondente da Londra Caprarica, un po sopra le righe (ma perché se uno vede Camilla deve fare per forza lo spiritoso? mistero), cera un duo, ragazzi, da vero sballo. È qui che si vede che la classe, appunto, non è acqua, neanche in televisione.
Da una parte Marina Ripa di Meana. Accanto un Principe, ma un Principe vero, ancorché non di Galles, di cui ahimè ci siamo dimenticati il nome ma non il rango. Che commentavano. Era qui lo spettacolo.
La Ripa esibiva, sopra la voce chioccia e lifting dantan, un cappellino di quelli che nei cartoni animati dun tempo calzava Nonna Papera, se non ricordiamo male. Che schizzava fuori dalla carreggiata sinistra (la sua) per almeno mezzo metro. A scelta, si potrebbe anche riesumare il Sor Pampurio, per chi se lo ricorda. E disquisiva sulleleganza della Camilla, e soprattutto sulla classe della Regina, immarcescibile secondo lei. E ti credo.
Il Principe, il cui nome anche a pensarci non cè verso che ci venga in mente (abbiamo, lo confessiamo, scarsa pratica di principi nonché di principesse e di teste coronate in genere, a parte il principe De Curtis in arte Totò), si esaltava di fronte allamore che finalmente trionfa, e dopo lunga pezza regalava un titolo per levento: Omnia vincit Amor, che ammetterete è una bella e nobilissima pensata. Si lanciava poi in un quasi commosso peana (attenzione: non Meana, peana: che vuol dire, per i titolati o titolatori eventualmente in lettura, un carme celebrativo di gloria) dedicato alla cultura di Carlo, che lui conosce bene (Carlo). Alla sua loquela di primordine. Si sa, fra Principi… A quel punto è intervenuto da Londra il corrispondente, che ha voluto dirci che anche lui, pur essendo un borghese, lo frequenta, al punto che ha spesso secolui discettato di arte toscana e di olio toscano. Capperi (sottaceto, purtroppo): vedi tu di cosa discettano i Principi?
A quel punto la Meana, a forza di sentir decantare la classe di Carlo e la sua eleganza, ha sbottato con la sua vocetta: “Beh, vorrei vedere, non è mica Jack lo Squartatore!”, che almeno a noi è sembrata una gaffettina mica male. Il cappellino, anzi cappellone, anzi periscopio, è rimasto comunque in bilico, ancorché precario.
Fra qualche battutina, sorrisetti, e un po di bischerate più lisce dellolio toscano, la trasmissione purtroppo è finita. “Come titolerai stasera il servizio del Tg?”, ha chiesto il giornalista Cucuzza al corrispondente. “Finalmente sposi!”, ha rivelato, inaspettatamente, il Caprarica, che non si sa perché ride sempre sotto i baffi, anzi la barba. A quel punto è intervenuto il Principe, che ha detto testualmente: “se io fossi un grande giornalista come lei, cosa che lo sono in maniera molto più piccola…”, e giù lOmnia vincit Amor di cui sopra.
La classe, cè poco da fare, non è acqua, e neanche olio. E neanche la grammatica. “Nobili si nasce: e io lo nacqui, modestamente”, diceva Totò. Non ci sono più i principi duna volta.
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La vita in diretta, speciale matrimonio Carlo e Camilla
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